Omelia nella S. Messa in ricordo della Venerabile Olga Gugelmo delle Figlie della Chiesa (Chiesa di S. Girolamo / Mestre, 6 aprile 2014)
06-04-2014
S. Messa in ricordo della Venerabile Olga Gugelmo delle Figlie della Chiesa
(Chiesa di S. Girolamo / Mestre, 6 aprile 2014)
Omelia del Patriarca mons. Francesco Moraglia
Rev.da Madre generale, care sorelle Figlie della Chiesa, carissimi fedeli,
partiamo dal Vangelo che abbiamo appena ascoltato. E’ il settimo grande ‘segno’ del Vangelo secondo Giovanni che – nella sua prima parte – è contraddistinto, appunto, dal ‘libro dei segni’. Il primo ‘segno’ è quello di Cana di Galilea e l’ultimo è proprio la risurrezione di Lazzaro, profezia della risurrezione di Cristo.
Cristo, risuscitando l’amico Lazzaro, dice soprattutto ai suoi discepoli che Lui è più forte della morte. Vorrei soffermarmi su alcuni passi iniziali di questa pericope del vangelo secondo Giovanni per capire qualcosa della nostra celebrazione odierna che si lega, in modo particolare, alla Venerabile Olga Gugelmo.
Quando viene a sapere che il suo amico Lazzaro era malato e lo raggiunge questa notizia, cosa fa Gesù? Rimane dov’è. La nostra logica umana avrebbe ragionato in altro modo: lasciò subito le cose che faceva per andare a salvare il suo amico’ Gesù, invece, rimane lì ancora per due giorni e solo nel terzo giorno ridarà la vita a Lazzaro; il terzo giorno, il giorno della Pasqua.
La cosa che ci colpisce, appunto, è la logica di Gesù: ‘Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato’ (Gv 11, 4). La Venerabile Olga ha avuto – come altri santi – una vita breve e questo, secondo la logica degli uomini, è qualcosa di inspiegabile. Come mai grandi santi – che avrebbero potuto fare molto bene in questa terra – sono stati chiamati subito dal Signore? San Luigi Gonzaga, santa Teresina di Lisieux e poi una schiera innumerevole’
Dio vuole farci capire qualcosa, anche nella Venerabile Olga: ciò che conta non è la quantità del tempo, è l’intensità dell’amore. L’eternità non sarà scansionata in una successione temporale ma sarà un modo di rimanere nell’esistenza, di fronte a Dio, in pienezza. Per noi uomini è impensabile e inconcepibile immaginare qualcosa a prescindere dal tempo; provate a fare un discorso prescindendo dalle coordinate temporali e non usando espressioni come ‘ieri’, ‘oggi’, ‘domani’, ‘un’ora fa’, ‘fra mezz’ora” I nostri discorsi non riuscirebbero a decollare. Eppure il tempo è solo un modo di permanere nell’esistenza.
Dio, attraverso i santi e anche attraverso la Venerabile Olga, ci dice che ciò che conta non è il tempo: è la qualità della nostra vita, è l’intensità della nostra vita, è la capacità di amore della nostra vita. La Venerabile Olga ha avuto, certo, una vita temporale piuttosto breve: la sua biografia ci parla di 33 anni ed è quasi contemporanea di santa Faustina Kowalska, la grande ispiratrice dell’enciclica di Giovanni Paolo II sulla Divina Misericordia, nata pochi anni prima e morta pochi anni prima di Olga (e sempre all’età di 33 anni).
C’è una similitudine anche nella vita spirituale di queste due donne. Olga Gugelmo aveva, infatti, una caratteristica: la vita di unione intima con il Signore. Ed è lei a dire che l’intimità, la comunione con Dio, la vita di preghiera, producono e generano in noi il desiderio di parlare di Lui – di Dio – agli altri e di essere membra viva del suo Corpo Mistico che è la Chiesa.
La grande indicazione che la Venerabile Olga offre alla nostra epoca storica – in cui le forze degli istituti e degli ordini religiosi fanno i conti con una decrescita numerica – sta proprio nella qualità del rapporto personale con Dio. Il laico cristiano, il religioso, la religiosa, il diacono e il presbitero devono concentrarsi sulla qualità della loro vita teologale. C’è un commento che la Civiltà Cattolica fece ad un libro dedicato alla Venerabile Olga (siamo negli anni ’40): “Ciò che colpisce maggiormente in questa lettura è il predominio costante del divino…” [Civiltà Cattolica Vol II – Quaderno 2372 (aprile1949)].
Il cuore del Battesimo è la nostra consacrazione alla Santissima Trinità nel Figlio, attraverso lo Spirito. Qui c’è l’essenza di tutta la vita cristiana, qualsiasi vocazione si è chiamati a portare nella nostra esistenza. In qualsiasi vocazione ciò che diventa decisivo – per un prete, per una religiosa, per un laico – è questa dimensione teologale del vivere. Recentemente è stata dichiarata ‘Venerabile’ e cioè la Chiesa ha riconosciuto che Olga ha esercitato, in sommo grado, le virtù teologali e morali.
Commuove davvero – e forse qualcuno dei presenti è stato anche contemporaneo della Venerabile – pensare al fatto che Olga ha camminato lungo i marciapiedi di Mestre, ha attraversato queste strade, è entrata nelle case, si sarà recata al Cimitero, ha compiuto i servizi – anche i più umili – in questi nostri quartieri, nella quotidianità della vita. E questo è l’altro grande messaggio della Venerabile. Aveva un’anima profondamente eucaristica e, vivendo l’Eucaristia, aveva capito che l’Eucaristia genera la Chiesa. Nel momento in cui Gesù istituisce l’Eucaristia, infatti, dice anche: ” fate questo in memoria di me’ (Lc 22, 19). Il cuore della Chiesa è la celebrazione eucaristica.
Ecco perché la Venerabile Maria Oliva Bonaldo ringraziò la Madonna di Monte Berico: finalmente le aveva fatto incontrare quell’anima di fuoco di cui aveva bisogno per far sì che il nascente istituto delle Figlie della Chiesa muovesse i primi passi. Un’anima eucaristica e cioè un’anima ecclesiale. Chi celebra l’Eucaristia, chi adora l’Eucaristia, chi si nutre dell’Eucaristia, chi vive dell’Eucaristia è un’anima di Chiesa, perché è l’Eucaristia – nel senso più profondo e misterioso del termine – che genera la Chiesa. Dov’è la vera Chiesa di Cristo? Là dove si celebra la vera Eucaristia.
La dimensione teologale dell’esistenza nel quotidiano, nelle nostre città, nei nostri quartieri, tra le nostre strade, l’Eucaristia come nutrimento, fonte e culmine ultimo della liturgia cristiana, una liturgia ‘ non dimentichiamolo! – che si conclude con l’ ‘andate in pace, la messa è finita’: non è la fine di un orario di lavoro o di scuola, è l’ ‘andate’ missionario di chi ha celebrato il mistero di Cristo Salvatore del mondo.
Ringraziamo Dio per il dono grande di questa anima, ringraziamo Dio come mestrini perché la possiamo dire – in un certo senso – ‘nostra’, anche se i santi appartengono a Dio, alla Chiesa e all’umanità. Ma non possiamo dimenticare che la Venerabile Olga ha vissuto la sua santità quotidiana proprio in mezzo a noi.