Omelia del Patriarca nella S. Messa in occasione della peregrinatio corporis di S. Pio X (Venezia / Basilica della Salute, 20 ottobre 2023)
20-10-2023

S. Messa in occasione della peregrinatio corporis di S. Pio X

(Venezia / Basilica della Salute, 20 ottobre 2023)

Omelia del Patriarca Francesco Moraglia

 

 

Ringrazio e saluto le autorità e voi qui presenti in questa celebrazione eucaristica che ci riunisce nel ricordo e nel nome del nostro antico Patriarca Giuseppe Melchiorre Sarto (lo fu dal 1893 al 1903) e poi Papa Pio X, ritornato – per la seconda volta – nell’amata Venezia con le sue venerate spoglie mortali e, soprattutto, con l’aureola della santità.

L’antifona d’ingresso alla Messa di san Pio X dice così: “Il Signore lo ha scelto come suo sommo sacerdote, gli ha aperto i suoi tesori, lo ha colmato di ogni benedizione”.

Da patriarca divenne pontefice della Chiesa universale ma – è bene ricordarlo – il cardinale Sarto, stimato come vescovo, non era tra i candidati più accreditati; inizialmente, i “papabili” erano ben altri e rispondevano perlopiù ai nomi dei cardinali Rampolla, Gotti e Vannutelli, decisamente più esperti in diplomazia e relazioni internazionali.

Si racconta tra l’altro che, arrivato a Roma per il conclave, un cardinale francese che non lo conosceva chiese se era un cardinale italiano e Sarto rispose: “Sono il patriarca di Venezia ma non so il francese (una cosa ritenuta a quel tempo, da taluni, condizione necessaria per aspirare al soglio di Pietro…). Grazie a Dio non posso essere eletto papa. E poi ho comprato il biglietto di andata e ritorno…”.

Come può accadere, in tali occasioni vi sono schieramenti – dentro e fuori la Chiesa – che sponsorizzano i loro candidati, i quali corrispondono ai gusti di chi li esprime; sono funzionali alle loro visioni ecclesiologiche, ecclesiastiche, sociali e politiche più che al progetto di Dio.

La storia del conclave del 1903 dice che nei primi scrutini si fronteggiarono i diversi gruppi (c’erano i filofrancesi e i filotedeschi), con reciproche resistenze ed anche veti governativi ma, pian piano, emerse la figura del cardinale Sarto che, dopo i 5 voti presi nel primo scrutinio, crebbe sempre più nei consensi (21 al terzo, 35 al sesto) fino a quando, al settimo scrutinio, ricevette 50 voti su 62 e fu eletto Papa.

Come riporta Roger Aubert, ad un certo punto un cardinale francese (Mathieu) riassunse e motivò in questi termini il montante consenso nei riguardi di Sarto: “Noi vorremmo un papa che non sia stato coinvolto in nessuna polemica, che abbia acquisito esperienza nel ministero delle anime, che si occupi particolarmente del governo della Chiesa e che sia prima di tutto pastore e padre. Questo papa noi l’abbiamo a portata di mano. Ha fatto prodigi nella sua importante diocesi. Unisce una capacità di giudizio molto onesta ad una grande austerità di costumi e ad una bontà ammirevole, che gli ha guadagnato il cuore di tutti, dovunque sia passato. Noi voteremo per il patriarca di Venezia” (Roger Aubert, Il conclave del 1903 in Pio X, Edizioni Paoline 1987, a cura di Giampaolo Romanato).

Per qualche momento, a onor del vero, temettero che rifiutasse – avvertiva come troppo grave la responsabilità che gli stavano per attribuire – e in molti, nelle ore immediatamente precedenti l’elezione, si fecero carico di convincerlo ad accettare finché, alla domanda di rito del cardinale decano, disse infine il suo sì ma a modo suo: “Che questo calice si allontani da me e sia fatta la volontà di Dio… Accetto, come si accetta una croce, e spero che voi mi aiuterete a portarla”.

In qualche modo si rinnovò una situazione che ritroviamo spesso nella storia biblica e penso all’unzione di Davide a re d’Israele. Dopo che Saul era caduto in disgrazia, in quanto venuto meno all’Alleanza, il profeta Samuele si reca nella casa di Iesse a Betlemme perché il Signore ha scelto il nuovo re tra i suoi figli.

Iesse comincia a mostrare al profeta i figli che lui ritiene più idonei, secondo i suoi criteri umani. Ma nessuno di loro era il prescelto e si scopre alla fine che, in realtà, il Signore ha scelto Davide, il più piccolo, quello che non era stato nemmeno presentato a Samuele perché era al pascolo a custodire le greggi.

Quando Davide finalmente arriva in casa e si presenta, il Signore dice: “«Àlzati e ungilo: è lui!». Samuele prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi” (cfr. 1Sam 16,12-13).

L’elezione dell’allora patriarca di Venezia a papa scompaginò gli schemi e i disegni umani e fu una delle tante incursioni dello Spirito nella vita degli uomini e della Chiesa. Fu eletto Pio X, un uomo che non aveva mai lasciato il Veneto (o le zone limitrofe, come Mantova); non aveva certo la caratura diplomatica e la notorietà internazionale di altri cardinali e, soprattutto, come politica ecclesiale ed ecclesiastica conosceva “solo” quella del Vangelo, “solo” quella dell’essere prete e vescovo lì dove era stato nei diversi momenti del suo ministero presbiterale ed episcopale (da Tombolo a Salzano, da Treviso a Mantova fino a Venezia), tutto concentrato sempre e solo nel promuovere la sequela di Cristo.

“Il Signore lo ha scelto come suo sommo sacerdote – recitava l’antifona –, gli ha aperto i suoi tesori, lo ha colmato di ogni benedizione”.

Nel Vangelo di Giovanni che è stato poco fa proclamato abbiamo ascoltato ancora una volta la domanda, sconcertante e decisiva, espressa in una triplice scansione, che Gesù rivolge a Pietro: “Mi ami più di costoro… mi ami… mi vuoi bene?” (Gv 21,15-17). Il ministero non può essere mai qualcosa di esterno, di superficiale, di non veramente sentito nel profondo del cuore e della mente.

Il Patriarca e Papa Sarto è stato sempre e semplicemente – a Venezia, a Roma e in tutti i luoghi dei suoi precedenti incarichi – un sacerdote appassionato di Cristo e della Chiesa.

Al di là infatti di ogni considerazione teologica o sociopolitica-ecclesiastica, san Pio X fu un Papa che portò avanti moltissime riforme nella Chiesa e noi sappiamo che, nella Chiesa, l’autentica riforma nasce solo dalla santità vissuta. La santità è anche garanzia e terreno di libertà; libertà dalle ideologie, dai pregiudizi, dalle lobby, dai meccanismi di potere, dai giudizi del mondo o dal voler piacere al mondo.

“Abbiamo trovato nel nostro Dio il coraggio di annunciarvi il vangelo di Dio in mezzo a molte lotte…” (1Ts 2,2), scriveva san Paolo nel brano della prima lettera ai Tessalonicesi che è stato appena proclamato come seconda lettura.

L’attaccamento al potere, ai potentati, alle lobby o ai luoghi comuni del politicamente corretto si manifesta e si verifica sempre nel linguaggio che diventa annacquato, che dice e non dice, che assume (anche a livello di teologia e di pastorale) il pensiero unico dominante. Pensiamo anche al cosiddetto “ecclesialese”, fatto di terminologie, espressioni e giri di parole, luoghi comuni, senza consistenza.

Vivendo nella santità e nella libertà, come ho già avuto modo di dire, san Pio X fu un Papa “riformatore” e, al di là delle differenti connotazioni con cui talora lo si dipinge rispetto alla “modernità”, proprio il termine “riformatore” risulta essere il più idoneo per comprenderne bene la figura.

Non aveva titoli accademici ma seppe riformare la Curia Romana che, per taluni aspetti, risentiva ancora del potere temporale. Portò avanti la riforma del diritto nella Chiesa e iniziò un imponente lavoro che porterà il suo successore (Benedetto XV) a promulgare il Codice di Diritto Canonico. Intuì poi una nuova modalità di presenza dei laici nella Chiesa e nel mondo con un impegno non ancora di tipo “politico” ma un impegno in campo sociale e culturale, a difesa dei lavoratori e secondo una prospettiva di mutuo aiuto in vista del bene comune.

Fu un grande riformatore, come sappiamo, anche nella liturgia, nella musica sacra e nella formazione dei sacerdoti. E non possiamo dimenticare che a Pio X si deve un importante modello di catechesi che ha plasmato intere generazioni e introdotto alla fede bambini, genitori e famiglie.

Il Vangelo di questa celebrazione si è concluso con il preciso e triplice mandato di Gesù a Pietro: “Pasci i miei agnelli… Pascola le mie pecore… Pasci le mie pecore” (Gv 21,15-17). Questo compito, che Giuseppe Melchiorre Sarto avvertì sempre in modo fortissimo, è ben espresso nel suo motto – “Instaurare omnia in Christo” – che, immediatamente, ci restituisce il centro unificatore della sua vita, il fondamento spirituale di tutto.

Possiamo scorgere bene la traduzione di questo motto soprattutto nella sua attenzione per l’istruzione catechistica delle persone a cominciare da un’accurata formazione dei catechisti, nel suo porre al centro della vita cristiana l’Eucaristia e la liturgia che hanno la capacità di plasmare e via via far crescere “in Cristo” il credente e la comunità ecclesiale, nel rilievo dato alla dimensione sacramentale della Chiesa avendo ben chiaro che la comunità cristiana si genera e si rigenera nell’aprirsi alla grazia di Dio, donata e accolta continuamente nei diversi sacramenti.

Fu Sarto, tra l’altro, che anticipò l’età della prima comunione ai bambini riscoprendo e valorizzando ciò che la Chiesa anticamente aveva ben chiaro al punto che san Tommaso, già nel Milleduecento, scriveva: “Basta che un bambino cominci ad avere un certo uso di ragione così da poter concepire una certa devozione per il Sacramento dell’eucarestia per poter venire ammesso a riceverlo”.

Davvero il Signore ha aperto e affidato i suoi tesori a Giuseppe Melchiorre Sarto, già nostro Patriarca e poi Papa, lo ha colmato della pienezza delle sue benedizioni e – come abbiamo detto nella preghiera di Colletta all’inizio della Messa – lo ha animato con lo Spirito di sapienza e di fortezza.

La peregrinatio delle sue spoglie nel nostro Veneto e tra noi, qui a Venezia e tra poco a Marghera, sia l’occasione per riscoprirne la santità vissuta in tutta la sua umanità intrisa di Vangelo e compenetrata della persona di Gesù Cristo, unificando ogni cosa in Lui e ritornando sempre e continuamente a Dio, il Buon Pastore che “ci guida per il giusto cammino”.