S. Messa in occasione della festa di S. Lucia
(Chiesa parrocchiale Ss. Geremia e Lucia – Venezia, 13 dicembre 2012)
Omelia del Patriarca mons. Francesco Moraglia
La prima testimonianza su Lucia emerge nel 1894: una piccola lastra quadrata di marmo (22 x 24 cm) indica una tomba che era stata violata. E qui c’è la testimonianza di un cristiano che ricordava la moglie defunta e si richiamava alla figura della sua carissima Lucia di cui era devoto.
Lucia è una martire di cui abbiamo notizia dal IV secolo e che è entrata nella preghiera del carmen romano dal V/VI secolo in poi e soprattutto dal VI secolo Lucia conosce la festa liturgica nella città di Roma. Ha, quindi, un riconoscimento oltre che a Siracusa anche nella chiesa madre di tutte le chiese, la chiesa che presiede – come dice san Clemente papa – alle comunità universali.
La vicenda di Lucia – per quanto possiamo sapere – è legata a un’altra santa: sant’Agata. Lucia va a chiedere, in pellegrinaggio al sepolcro di Agata, la grazia della guarigione di sua madre e la ottiene. Da lì nasce un rapporto forte con il Signore e allora Lucia farà delle scelte non gradite a chi le sta intorno e sarà denunciata come ‘cristiana’.
Ci soffermiamo proprio su questo punto, la testimonianza cristiana: il martire è semplicemente un ‘testimone’, cioè chi consegna se stesso alla radicalità del ‘sì’ battesimale. Il martire, infatti, è posto di fronte all’alternativa più radicale. In poche parole: o te stesso – il tuo benessere, la tua casa e i tuoi affetti familiari – o il Signore.
Nel breve spazio di un momento fai una scelta: o il tuo benessere e i tuoi beni (prima del martirio si parlava della confisca dei beni, poi c’era anche la confisca della vita) oppure scegli il Signore ma perdi tutto, tutto ciò che umanamente può essere gradevole, desiderabile e anche legittimo.
Il martire è posto di fronte a questa alternativa: dopo questa scelta, e qualunque essa sia, nulla è più come prima: sia che tu abbia scelto il Signore, sia che tu abbia scelto te stesso. Sono due scelte che ti cambiano la vita. Il battesimo chiede, però, di essere onorato anche nella quotidianità della vita. Quanti ‘sì’ detti al nostro benessere, ai nostri beni e alle nostre pur legittime aspettative sono in realtà dei ‘no’ detti al Signore. E quanti, anche piccolissimi, ‘no’ detti al nostro benessere sono dei ‘sì’ detti al Signore.
Lucia fa parte di una schiera di martiri giovani (tra cui Pancrazio, Tarcisio, Agnese, Agata ecc.). Si può essere martiri e consegnare la propria pietà quando questa è compiuta, pensiamo al martirio del vescovo Policarpo – vescovo di Smirne (siamo nel II secolo) – che sale sul rogo a 87 anni’
E pensiamo, invece, a figure come quella di Lucia che non hanno ancora gustato la vita e donano qualcosa che hanno solo intravisto. I giovani, molte volte, hanno visto solo il lato affascinante della vita, quello piacevole, le aspettative e i progetti della vita… E allora questi martiri giovani hanno dato, forse, ancora qualcosa di più: la gioia della vita intravista e consegnata per un ‘sì’ detto al Signore Gesù per onorare il proprio battesimo.
Il martire, allora, è una persona – un uomo, una donna, un giovane o una persona in età – che partecipa ad una sapienza particolare. Il martire coglie il tempo nella prospettiva dell’eternità e, in tale prospettiva, comprende tutto a partire da quello che veramente rimane. La storia, la vita temporale e i fatti del mondo passano: solo Dio rimane.
Ricordiamo l’episodio al capitolo 10 del Vangelo secondo Luca: Marta rimprovera Maria perché non l’aiuta a servire e Gesù risponde che c’è ‘una parte migliore’, quella parte non può essere tolta. E Maria si è scelta quella ‘parte migliore’.
Il battesimo è il ‘sì’ che ci lega al Signore ma per alcuni il battesimo è semplicemente un certificato ingiallito e per altri, forse, addirittura uno ‘sbaglio’ dei genitori. Per il cristiano il battesimo è il senso vero della vita, il senso del suo essere, la sua identità profonda; le promesse battesimali – ‘rinuncio’, ‘credo’ – diventano l’identità nuova di quell’uomo e di quella donna.
C’è un nome che è prettamente cristiano: ‘rinato’. E’ un nome che appartiene soprattutto alla comunità cristiana: colui che è ‘nato di nuovo’. Questo nome è specificatamente e propriamente cristiano perché dice la realtà vera di chi risale dalle acque del fonte battesimale.
Alla luce della verità del battesimo possiamo comprendere, allora, quel dialogo che la storia – forse arricchita anche da una tradizione non sempre fondatissima – ci offre, nel momento del martirio, tra Lucia e chi si oppone alla sua scelta cristiana. Alla luce del battesimo – e solo alla luce di esso – è possibile comprendere le parole di Lucia di fronte a chi le chiedeva nel modo più radicale di dire la sua appartenenza al Signore. Lucia sceglie la testimonianza dei fatti ed è proprio questa testimonianza dei fatti che onora i martiri e che fa arrossire tanti cristiani.