Omelia nella S. Messa in occasione della 'Domenica delle Palme nella Passione del Signore' (Venezia, 24 marzo 2013)
24-03-2013

S. Messa nella ‘Domenica delle Palme nella Passione del Signore’

 

(Venezia / Basilica Cattedrale di San Marco – 24 marzo 2013)

 

Omelia del Patriarca mons. Francesco Moraglia

 

 

 

 

Siamo entrati nei giorni più santi dell’anno e la Chiesa ci ha proposto come preghiera quella che adesso riascoltiamo: ‘Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce, fa’ che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua passione, per partecipare alla gloria della risurrezione’ (Colletta della Messa).

 

Sia questa la preghiera della nostra comunità in questi giorni della Settimana Santa; il nostro modello è Gesù Cristo, ‘fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce’. Andiamo alla scuola di quest’uomo umiliato, di quest’uomo deriso, di quest’uomo vilipeso e calunniato. Guardiamo a Lui ed entreremo nel mistero della croce.

 

Il Vangelo, con cui abbiamo iniziato la processione che ha avviato questa Messa, ci ha ricordato una cosa: Gesù, per entrare in Gerusalemme e compiere il gesto che affermava la sua messianicità, si è servito di un giumento. Ai suoi discepoli ha detto: «E se qualcuno vi domanda: ‘Perché lo slegate?’, risponderete così: ‘Il Signore ne ha bisogno’» (Lc 19, 31).

 

Cerchiamo di essere, nella nostra povertà, quel giumento di cui il Signore ha bisogno. Quel giumento che non si tira indietro nel lavoro umile e faticoso di ogni giorno per il regno di Dio, quella cavalcatura su cui Gesù può fare il suo ingresso in Gerusalemme’ Come sarà bello alla fine della nostra vita, quando incontreremo il Signore, sentirci dire da Lui: ‘Ho avuto bisogno di te! Mi sono servito di te!’.

 

A chi chiedeva – ai discepoli e alle folle esultanti – di tacere, Gesù dice una cosa fondamentale: «’se questi taceranno, grideranno le pietre» (Lc 19, 40). Di fronte al regno di Dio, di fronte a Gesù che è il regno di Dio nella sua persona, non si può stare in silenzio. Soprattutto quando ce lo chiedono, bisogna gridare che Lui è il Signore.

 

Iniziamo i giorni più santi dell’anno. Guardiamo allora a quel ‘modello umiliato’ e gioiamo di esserGli utili, come quel povero giumento che lo ha portato tra le folle esultanti di Gerusalemme, e pensiamo che il nostro silenzio può essere comodo o può trarci fuori d’imbarazzo in mille situazioni ma, di fronte al nostro silenzio, ci saranno le pietre che grideranno che Lui è il Signore. E sarà triste dire che delle pietre hanno sostituito i suoi discepoli.