Omelia nella S. Messa della Veglia pasquale (Venezia, 22 marzo 2008)
22-03-2008

Basilica Patriarcale di San Marco

 

 

S. Messa nella Veglia Pasquale

 

(Letture A.T.); Rm 6,3-11; Mt 28, 1-10

 

 

Venezia, 22 marzo 2008

 

Omelia del Patriarca di Venezia, Card. Angelo Scola

 

 

1. Questa notte da ogni altare della terra la Chiesa grida al mondo l’annuncio più sorprendente, più consolante, più capace di ricreare la storia: ‘Cristo Signore è risorto!’. Questo messaggio avvera, con una pienezza che sorpassa l’attesa, le speranze dei patriarchi e dei profeti.

Quattro momenti scandiscono, incalzandosi, la celebrazione di questa Santa Veglia, autentico cuore di tutto l’anno liturgico: la liturgia della luce, culminante con il grande canto del Preconio che chiude l’ampia e solenne lode del cero, figura del Vincitore di ogni nostra oscurità; la liturgia della parola, che ripropone le pietre miliari della storia della nostra salvezza; la liturgia del Battesimo, che richiama e ravviva in tutti noi la consapevolezza che, in virtù della nostra rinascita ‘dall’acqua e dallo Spirito’, «siamo stati sepolti nella morte di Cristo, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova» (cfr. Rm 6,3-4). Così si è espresso San Paolo nella Seconda Lettura; ed infine la liturgia eucaristica che rende veramente presente in mezzo noi il Signore crocifisso e risorto. Egli, con il Suo unico sacrificio, ci rende membra del Corpo mistico della sua Chiesa, facendoci unitamente a lui eredi del Regno dei cieli.

 

 

2. «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto» (Mt 28, 5-6). Il Figlio di Dio che, con stupefacente forza era entrato nella storia, non è più afferrabile all’interno di essa. Ha sbalzato via la pietra dalla storia chiusa, schiudendo un’apertura che non si chiuderà più: «Ogni vigilanza sulla tomba non potrebbe impedire questa apertura, e quanti più tentativi vengono fatti per turarla, tanto più diventa appariscente» (von Balthasar).

Ciò che viene donato al posto di questo vuoto alle donne è la gioia trepida della loro testimonianza ai discepoli: «Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli» (Mt 28,8). Una gioia resa ancora più profonda e certa per il fatto che il Signore stesso appare loro – «Ed ecco Gesù venne loro incontro» (Mt 28,9) – e rinnova la missione. Esse devono andare in Galilea per rivederLo. Là dove tutto è cominciato nella trama familiare del quotidiano deve iniziare la nuova vita, deve continuare per sempre a vivere l’Eterno nel tempo. La fede è il punto culminante in cui una ragione educata all’amore dalla condivisione (mangiare e bere), penetrando il Mistero, si consegna fiduciosa ad un livello di conoscenza che la dilata e la supera. Per questo sono necessari i testimoni. Solo chi ha toccato con mano, chi si è lasciato coinvolgere, chi l’ha amato può riferire di prima mano e coinvolgerti.

Così il ‘per sempre’ torna a suggellare tutti i rapporti e tutte le circostanze: niente è perduto, ma tutto è salvato. Persino la morte – anche la più ingiusta e drammatica come è quella degli innocenti – è per la vita. Dal Crocifisso risorto è per la vita. Come ci insegna la Vergine Nicopeia, madre della vittoria.

Buona Pasqua! Bonne fête de Pâques! Frohe Oestern ! Happy Easter! ¡Feliz Pascua de Resurrección!