Pellegrinaggio mariano diocesano a Zelarino
(Centro pastorale card. Urbani / Chiesa parrocch. Ss. Vigilio e Maria Immacolata, 7/12/2013)
Omelia del Patriarca mons. Francesco Moraglia
Il pellegrinaggio d’Avvento è il pellegrinaggio che prelude ad un momento importante per la nostra comunità diocesana. Domani – solennità dell’Immacolata – due seminaristi saranno accolti e introdotti, in modo pubblico e ufficiale, nel cammino verso il sacerdozio. E’ un momento importante per la nostra comunità ecclesiale. Accompagniamo Francesco e accompagniamo Steven con la nostra preghiera, non solo di oggi; accompagniamoli in questi mesi e in questi anni che, a Dio piacendo, li condurranno al sacerdozio.
L’Avvento è grazia. Chiediamo al Signore allora, in questo momento di grazia che è appena iniziato, di accorgerci della sua venuta nella nostra vita. Questo pellegrinaggio del primo sabato di dicembre non può non partecipare di questa grazia particolare della venuta del Signore; intravvediamo il Natale non ancora vicinissimo ma sappiamo quanto il tempo di Avvento sia breve e soprattutto sappiamo anche a quante cose dobbiamo adempiere, anche umane, in vista del Natale ed il rischio, allora, è che il vero festeggiato, il vero incontro che può cambiare la nostra vita non sia preparato come dovremmo fare.
Abbiamo un aiuto importante: guardiamo alla Vergine, guardiamo a Maria, guardiamo a lei per riuscire a disporre il nostro Avvento in modo da poter giungere come il Signore vuole alla notte di Betlemme, non in qualche modo’ Dobbiamo riscattarci forse da un pensiero comune, da un pensiero dominante, che omologa anche il Natale ad una festa, molte volte, dei consumi, dei regali, e anche da questo dobbiamo guardarci, essere vigilanti.
Guardiamo all’Avvento, che è illuminato dalla figura di Maria. Cos’era Maria di Nazareth agli occhi degli abitanti di Nazareth? Era semplicemente una ragazzina, un’adolescente. Cos’era Maria agli occhi di Dio? Noi dobbiamo imparare, sì, dobbiamo imparare a vivere di più secondo la prospettiva di Dio. Dobbiamo imparare a vivere maggiormente la logica di Dio nella nostra vita.
Il peccato, quello che Maria non aveva, è invece purtroppo presente nella nostra vita. Il peccato ci porta a ragionare seguendo la logica del mondo, secondo la logica della visibilità e della prepotenza. Sentiremo fra poco risuonare questa parola del profeta Isaia: ”i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie’ (Is 55,8).
Se di fronte ad una decisione, ad una scelta, ad una strada da prendere noi ci fermassimo un attimo e lasciassimo risuonare in noi questa parola del profeta Isaia, anche di fronte al disagio più grande, saremmo portati a fermarci un attimo ed a pensare che forse Dio, facendo un’altra scelta, sta lavorando per il nostro bene.
L’Avvento è allora, prima di tutto, acquisire uno sguardo diverso su me stesso, sulla mia vita, sulle relazioni, sulle persone, sulle cose; le cose grandi degli uomini – le cose che sono grandi agli occhi degli uomini – fanno sorridere Dio e, anzi, di quelle cose così importanti agli occhi degli uomini Dio non sa cosa farsene.
La logica dell’Avvento, la logica del Natale è la logica del grano di senape, quel piccolo grano, il più piccolo, che però ha in se la forza di originare quella pianta su cui vengono a trovare riposo anche gli uccelli del cielo. La logica dell’Avvento, la logica di Maria, la logica del silenzio, la logica delle piccole cose.
Nazareth era uno dei villaggi più insignificanti e Dio, per incarnarsi, ha scelto Nazareth. Quando l’apostolo Filippo incontra Natanaele e gli dice ‘Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nazareth’, questi risponde: ‘Da Nazareth può venire qualcosa di buono?’ (cfr. Gv 1, 45-46).
Dio ha scelto il villaggio più insignificante della pagana Galilea, rispetto alla Giudea e alla città santa Gerusalemme, dove c’era il tempio, dove c’erano gli scribi, i sacerdoti, la vita pulsante di Israele’ Dio sceglie una regione pagana e in questa regione pagana il villaggio più insignificante: ‘Da Nazareth può venire qualcosa di buono?’ è, infatti, la risposta ironica di Natanaele. Lo sguardo della cugina Elisabetta coglie nel passo di Maria – nel passo frettoloso di Maria, nella parola di Maria – colei che è beata nella fede.
Il tempo di Avvento, allora, ci chiede una operazione coraggiosa: accettare di essere minoranza ma non minoranza silenziosa, perché molte volte le maggioranze hanno anche l’arroganza di pretendere che le minoranze siano silenziose. Si può essere minoranza eppure essere significativi. Si può essere minoranza eppure avere valore e peso. Si può essere minoranza ma essere dalla parte della ragione, perché la ragione e la verità non vengono dal numero ma dalla giustizia nell’operare.
La fede diventa allora educazione all’essenziale, educarci a vedere le cose secondo lo sguardo di Dio, incominciando da noi: Signore, dimmi chi sono, rivelami a me, dammi la capacità di conoscermi secondo verità. La fede diventa, allora, un modo nuovo di vedere. Quanto siamo attenti a quello che gli altri dicono di noi e quanto poco attenti siamo, invece, a quello che Dio dice su di noi! E allora per noi il rischio è quello di essere dei cristiani mondanizzati.
Abbiamo ascoltato il Vangelo: qual’ è la valutazione di Gesù di fronte a quello che anche per noi è un problema grande dal punto di vista pastorale, il problema della scarsità delle vocazioni. Dicevo che domani è una giornata importante; certo, è l’Immacolata, ma ci sono anche due seminaristi che prendono un impegno pubblico e ufficiale, sono riconosciuti nel loro cammino verso il sacerdozio.
Gesù dice ‘La messe è abbondante’, anche allora, ‘ma sono pochi gli operai’, anche allora come oggi. Ed allora Gesù dice: ‘Pregate il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!’ (cfr. Mt 9,37). Questo è l’atteggiamento dell’Avvento, l’atteggiamento realista di chi non piange per la situazione in cui è posto ma sa cogliere, con lo sguardo, la sapienza di Dio.
Chiediamolo, al Signore, questo sguardo sapiente che incomincia a vedere le cose secondo la logica del Natale, cioè secondo la logica di Maria di Nazareth, la fanciulla di Nazareth, colei che tutte le generazioni diranno beata, colei che nella sua semplicità ha la forza di dire sì a Dio nel rischio della fede. Guardate che la fede è un rischio per tutti e fintanto che non l’accettiamo, questo rischio, non saremo uomini e donne di fede.
Maria ci ha preceduto nel sì, un sì rischioso ma che libera veramente la vita di fronte agli altri. Forse dobbiamo fare tutti un esame di coscienza. Forse tutti rischiamo di venire da un cristianesimo un po’ troppo mondanizzato, in cui abbiamo messo da parte quelle promesse battesimali di cui troppo spesso non abbiamo più quella coscienza che ci farebbe vivere in un altro modo.
Dio è amore, Dio è misericordia, ma Dio è anche la sapienza del mondo, cioè la ragione che mi aiuta a cogliere la storia per poterla consegnare in una logica nuova a Dio: è la logica dei santi. Abbiamo ascoltato le belle meditazioni dei misteri del Rosario: la logica di Massimiliano Kolbe nel bunker della fame, la logica di Madre Teresa di Calcutta, la logica del beato Pino Puglisi, la logica di Padre Pio da Pietralcina.
Dio è Amore, Dio è misericordia, Dio è sapienza. E i santi hanno saputo interpretare, sotto la guida di Maria, questa logica di Dio. Il nostro impegno d’Avvento sia molto semplice: ‘Signore, aiutami a ragionare come Tu ragioni. Aiutami a ragionare come tua Madre, aiutami a ragionare come i santi’. Ed allora il Natale non sarà più una festa anche umanamente parlando bella e necessaria, ma che si riduce solo ad un po’ di luci, ad un po’ di suoni, un po’ di regali’ Il Natale sarà quella logica nuova di cui il nostro mondo ha bisogno.