Omelia nella S. Messa del giorno di Natale (Venezia, 25 dicembre 2006)
25-12-2006

Natale: Messa del giorno
San Marco, 25 dicembre 2006

Iniziando il cammino verso questo giorno santo la liturgia della Chiesa cantava: ‘Date l’annunzio ai popoli: Ecco, Dio viene, il nostro Salvatore!’. E noi abbiamo intrapreso il nostro pellegrinaggio verso Betlemme pieni di speranza.
Oggi, richiamati dalle parole dell’angelo ai pastori: ‘Vi annunzio una grande gioia’ vi è nato’ un Salvatore’, ci troviamo nella povera stalla di Betlemme dinanzi a un bambino, avvolto in fasce e messo a giacere in una mangiatoia.
Di questo Bambino però il Vangelo di Giovanni, che abbiamo appena ascoltato, ci ha detto che è: ‘Il Verbo.. fatto carne.. venuto ad abitare in mezzo a voi’. Ha poi aggiunto: ‘Dio nessuno lo ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui ‘ fattosi ‘carne’ – ce lo ha narrato’ (Gv 1,14.18).
Certo, ci riempie di stupore il fatto che Dio sia entrato nelle nostra storia come uno di noi e che abbia voluto rivelarsi a noi proprio nella ‘carne’, cioè nell’umanità debole e fragile di un bambino. Questo però va al cuore della nostra fede: Gesù, Figlio di Dio e vero uomo, proprio nella fragilità della sua ‘carne’, ci narra com’è Dio nella sua realtà più profonda e come vuole essere conosciuto da noi.
Ma come è possibile questo?
E’ possibile perché Gesù, che è il Figlio, è anche ‘la Parola’ del Padre, l’immagine che lo esprime in modo assolutamente unico e singolare. Cioè proprio nel Natale Gesù ci mostra che Dio che è Amore, un Amore che si abbassa verso la creatura umana, quasi identificandosi con noi, anche con coloro che noi siamo portati a rifiutare, per sollevarci fino a sé.
Quando l’evangelista Luca per tre volte sottolinea il fatto che il Bambino Gesù, avvolto in fasce, è stato ‘deposto in una mangiatoia’, forse non intendeva soltanto evidenziare la povertà di Gesù, quanto la qualità dell’amore rivelato in quel Bambino: l’Amore di un Dio che si piega sulla creatura povera, sul peccatore per elevarlo fino a sé.

2. Ha ragione allora il Profeta Isaia di gridare nella prima lettura: ‘Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme’.Tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio’.
Sì, ‘Dio ha talmente amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3,16). E ciò che ci lascia ancora più stupiti è l’osservazione dell’apostolo Paolo: Dio ci dato il Figlio’ ‘mentre noi eravamo peccatori’.
Veramente in Gesù Bambino Dio che viene a cercarci sulle strade del della nostra debolezza e del nostro peccato, come fa il buon pastore che, di giorno e di notte, va alla ricerca della pecorella che si è smarrita.
Papa Benedetto XVI, parlando del Natale, si è espresso così: ‘Dio non ci lascia brancolare nel buio; si è mostrato come uomo. Egli è tanto grande da potersi permettere di diventare piccolissimo. Dio ha assunto un volto umano. Solo questo Dio ci salva dalla paura del mondo e dall’ansia di fronte al vuoto della propria esistenza’

3. La lettera agli Ebrei ci avverte che Dio, dopo ‘aver parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, in questi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio’. Quel Figlio ‘che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo’ (Ebr 1,1-2).
Di fronte a questa evento di un Dio che si rivela a noi facendosi ‘carne’ e che si spoglia della gloria che gli appartiene, per abbassarsi fino a noi, onde rivelarci il volto del padre che è Amore e, nello stesso tempo, per rivelarci la nostra dignità di figli di Dio, noi rimaniamo pieni di stupore.
Stupiti riflettendo che è proprio a partire da questo mistero che noi diventiamo, in Gesù, figli di Dio, abilitati a chiamare Dio come lo chiamava Gesù: ‘Abbà’,che vuol dire padre, ma nella sua accezione più affettuosa; noi diremmo: papà!
Ma è ancora a partire dalla grotta di Betlemme, dall’Amore che è disceso fino a noi, che in quel Bambino noi tutti siamo diventati fratelli l’uno dell’altro, e quindi debitori di solidarietà verso tutti, specialmente verso quanti sono nel bisogno, nella povertà, o sono travolti da calamità naturali o colpiti da malattie senza la possibilità di curarsi.
La pace ‘ la tanto sospirata pace – è il frutto di questo Amore con cui, in Gesù, tutti siamo stati amati da Dio.

4.La liturgia, che è la più grande scuola di fede, ci dice infine un’altra grande verità: che il dono del Natale non appartiene al passato, ma esso è ‘oggi’:’Hodie Chritus natus est’. Ciò significa che oggi Gesù ci è realmente dato come dono gratuito del Padre: e ci viene dato perché Dio ci vuole salvare.
Nel Bambino Gesù Dio entra nella nostra storia, si fa nostro fratello, e non ci abbandonerà mai più. Ogni uomo, anche il più lontano, è assunto da Gesù come fratello: nei suoi deserti e nelle sue fughe, nei suoi smarrimenti e nelle sue dissomiglianze è sempre seguito da Gesù che lo chiama, perché gli è stato consegnato dall’Amore del Padre.
Questo è il fondamento di ogni nostra speranza, per noi, per le persone che ci sono care e per l’intera umanità.

5. Avviandoci a concludere questa meditazione sul Natale, non possiamo non pensare a Colei che Dio ha scelta perché fosse la Madre del Figlio suo fatto uomo. Il vangelo di Luca ce la ricorda mentre avvolge in fasce il suo Bambino e lo depone in una mangiatoia, per poi dirci che Maria custodiva in cuore tutti questi avvenimenti, meditandoli a lungo.
Divenendo la Madre del Figlio di Dio fatto uomo, Maria entrava in modo singolarissimo e unico nel progetto della redenzione e, così, entrava anche in rapporto reale con tutti noi: sul Calvario, ai piedi della croce, il mistero avrebbe avuto il suo compimento quando Gesù, affidandole come figlio Giovanni, la chiamava alla maternità su tutta la Chiesa.
Oggi Maria aiuti noi a comprendere il dono che ci ha fatto con la nascita di Gesù e ci attenga la più ampia apertura del cuore per accoglierlo in noi, facendogli tutto lo spazio che gli compete nella nostra vita, credendo e adorando.

Ed ora, nel cuore di questa liturgia eucaristica, a nome di tutti i presenti, mi è caro porgere gli auguri più belli di grazia e di consolazione al nostro Patriarca, pastore e padre di questa comunità veneziana. In questi tempi egli, con la Visita Pastorale, si è fatto pellegrino di pace nelle nostre parrocchie: il Signore renda lieti e ricchi di frutti i suoi passi e la gioia dell’Emanuele, il ‘Dio-con-noi’, gli riempia il cuore.
Buon Natale a tutti.