Omelia nella S. Messa del Crisma (Venezia / Basilica Cattedrale di San Marco - 17 aprile 2014)
17-04-2014
S. Messa del Crisma
(Venezia / Basilica Cattedrale di San Marco – 17 aprile 2014)
Omelia del Patriarca mons. Francesco Moraglia
 
Carissimi confratelli,
viviamo con gioia la festa del nostro sacerdozio, grati al Signore per il dono ricevuto. È bello essere preti ed esercitare il ministero dove la Chiesa ci manda; nel ‘sì’ pronto e disponibile s’esprime, infatti, la libertà del prete.
 Un ricordo affettuoso va al patriarca Marco che attraversa – come sappiamo – un momento difficile per quanto riguarda la salute. Dopo la frattura del femore si è ulteriormente manifestata la fragilità di un fisico già provato; domenica scorsa (13 aprile), dopo avergli amministrato il sacramento dell’unzione, gli ho ricordato ancora una volta che la Chiesa di Venezia prega per Lui e che il presbiterio gli è particolarmente vicino e affezionato.
Rivolgo adesso il mio cordiale saluto ai diaconi, ai consacrati, alle consacrate e ai fedeli laici che con voi, presbiteri, portano la responsabilità di lavorare nella vigna del Signore.
La celebrazione della messa crismale – come è tradizione – ci trova intorno all’altare dell’unico ed eterno Sacerdote. Tutti, seppur in nodi differenti, siamo innanzitutto al Suo servizio. Il sacerdozio del vescovo e del presbitero sono costituiti sul sacramento dell’ordine e – seppur in modi diversi – sono a servizio del popolo di Dio, ossia del sacerdozio comune dei fedeli.  D’altra parte, ‘ministro’ significa ‘servo’; il sacerdozio ministeriale è un servizio offerto al popolo, sull’esempio di Gesù Cristo che dona se stesso per la Chiesa.
Ogni idea di ‘privilegio’ e ‘dominio’ non conviene; anzi, non può strutturalmente appartenere al ministero ordinato e ai ministri ordinati. Le grandi figure di vescovi e presbiteri che la Chiesa indica con le beatificazioni e le canonizzazioni – pensiamo a quelle imminenti di Giovanni XXIII (Angelo Giuseppe Roncalli), per la nostra Chiesa particolarmente significativa, e di Giovanni Paolo II (Karol Wojtyla) – costituiscono esempi per farci intendere quale deve essere il profilo reale del vescovo e del presbitero.
La preghiera del prefazio esprime al meglio il senso della Messa del Crisma, riproponendo la prima lettura e il Vangelo. ‘Con l’unzione dello spirito Santo hai costituito il Cristo tuo Figlio Pontefice della nuova ed eterna alleanza, e hai voluto che il suo unico sacerdozio fosse perpetuato nella Chiesa. Egli – continua la preghiera del prefazio – comunica il sacerdozio regale a tutto il popolo dei fedeli e con affetto di predilezione sceglie alcuni tra i fratelli che mediante le imposizioni delle mani fa partecipi del suo ministero di salvezza‘ (Prefazio della Messa del Crisma).
 Nell’odierna celebrazione siamo invitati a percepire, nella fede, la realtà sacramentale della Chiesa, il suo essere segno efficace di Cristo, come insegna il Concilio Ecumenico Vaticano II.
La Messa del Crisma è il momento liturgico che esprime bene quanto insegna la costituzione dogmatica Lumen gentium: ‘‘la Chiesa è, in Cristo, in qualche modo il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano‘ (Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, n.1). In tal modo, attraverso i gesti liturgici, si giunge ad una più ampia comprensione del segno che è la Chiesa. La liturgia non è un’affermazione di qualcuno, è la comprensione più alta di quello che siamo nella Chiesa e di fronte a Dio.
 Il rinnovare le promesse sacerdotali nelle mani del vescovo e la benedizione degli olii, attraverso il suo ministero, sono gesti che esprimono sia l’unità del sacerdozio sia della Chiesa-segno efficace di Cristo, sommo ed eterno sacerdote. È infatti, con gli olii benedetti dal vescovo che lungo tutto l’anno, ovunque, nella Chiesa particolare, verranno amministrati i sacramenti. Con gli olii si celebreranno i battesimi, le confermazioni, le ordinazioni sacerdotali e, infine, si ungeranno gli anziani e i malati.
Auspico in Diocesi una più dettagliata catechesi sul sacramento dell’unzione, che non riguarda i fedeli ormai giunti al termine della vita ma piuttosto quanti affrontano il tempo della malattia; se il sacramento – per disinformazione o per altri motivi – non viene amministrato, si priva l’anziano e il malato di un importante aiuto di grazia…

(il testo integrale è nel file allegato in calce)