Omelia del Patriarca nella S. Messa con il mondo dell’Università per l’inizio dell’anno accademico e in occasione della peregrinatio corporis di S. Pio X (Venezia / Basilica della Salute, 18 ottobre 2023)
18-11-2023

S. Messa con il mondo dell’Università per l’inizio dell’anno accademico e in occasione della peregrinatio corporis di S. Pio X

(Venezia / Basilica della Salute, 18 ottobre 2023)

Omelia del Patriarca Francesco Moraglia

 

 

Gentili autorità accademiche, cari docenti e studenti, personale tecnico ed amministrativo, cari confratelli,

è sempre importante e bello rinnovare la consolidata tradizione che ci vede riuniti attorno al banchetto eucaristico con le varie espressioni del mondo universitario veneziano per iniziare il nuovo anno accademico affidandolo a Colui che è il nostro Signore, il Creatore e il Redentore.

Ma sono davvero molto particolari le circostanze che rendono singolare il nostro appuntamento annuale che si svolge stavolta nella splendida cornice della basilica della Madonna della Salute, tanto cara ai veneziani e non solo, in uno dei giorni in cui fa tappa in questo tempio la peregrinatio corporis di san Pio X che sta attraversando vari luoghi della nostra regione.

Giuseppe Melchiorre Sarto, umile e fiera espressione delle terre venete, già Patriarca di Venezia prima di divenire – poco più di 120 anni fa – Pontefice della Chiesa universale, è come un figlio che oggi ritorna nella Chiesa al cui fonte battesimale fu generato in Cristo e lo fa avvolto dall’insegna più bella di cui un cristiano possa fregiarsi: la santità.

Per un cristiano, infatti, non sono mai “decisivi” gli uffici e i ruoli ricoperti (anche quando sono molti e importanti) ma aver esercitato, in modo eroico e concreto, le virtù cristiane rappresentando, anche oggi, un modello esemplare di santità a cui guardare con venerazione e a cui attingere per crescere anche noi nel nostro cammino di santità.

Con questo spirito intendiamo vivere questi giorni di peregrinatio delle spoglie mortali di san Pio X – che ci ricordano la sua umanità fragile ma santa – nel Patriarcato di Venezia.

Viviamo, inoltre, tempi carichi di preoccupazione e talora di angoscia per quanto la storia e la cronaca ci consegnano con fin troppa costanza e puntualità di drammatico e di tragico. Alla guerra in Ucraina, che continua, si sono aggiunti gli sviluppi carichi di violenza e di morte che stanno stravolgendo la Terra Santa e i popoli che abitano in quei territori.

Abbiamo appena vissuto ieri – anche come Chiesa italiana – la giornata nazionale di digiuno, preghiera e astinenza promossa su indicazione del Cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca latino di Gerusalemme, che a nome di tutti gli Ordinari di quei luoghi, ha chiesto in particolare alle comunità cristiane di incontrarsi “nella preghiera corale, per consegnare a Dio Padre la nostra sete di pace, di giustizia e di riconciliazione”.

Mi sembra importante, allora, trarre dalla figura di san Pio X alcuni elementi preziosi ed esemplari anche per questi nostri tempi.

Innanzitutto, come ho avuto modo di ricordare in altre occasione, San Pio X fu un Papa autenticamente “riformatore” e colpisce soprattutto il fatto che un uomo come lui – che non aveva specifici titoli accademici – seppe affrontare e riformare tanti segmenti della vita della Chiesa e ne ricordo velocemente solo alcuni: mise mano alla riforma della Curia Romana, che, per taluni aspetti, risentiva ancora del potere temporale; portò avanti la riforma del diritto nella Chiesa e iniziò quel grande lavoro che condurrà il suo successore, Benedetto XV, alla promulgazione del Codice di Diritto Canonico; intuì le nuove possibilità di presenza dei laici nella Chiesa e nel mondo, non tanto (allora) in chiave politica, ma  culturale, sociale e nel mondo del lavoro; si occupò, inoltre, della formazione dei seminaristi e dei sacerdoti, di liturgia e di musica sacra; introdusse un modello di catechesi – non a caso passato alla storia come “il catechismo di Pio X” – che ha plasmato intere generazioni di cristiani.

Ma vorrei soffermarmi soprattutto su un aspetto particolarissimo che lo riguarda: Pio X si spegne a Roma il 20 agosto 1914 quando sta per cominciare quella “grande guerra” (la prima guerra mondiale) per scongiurare la quale arrivò anche ad offrire la sua vita.

Uno dei suoi ultimi incontri pubblici fu con i seminaristi che – nell’estate del 1914 – si apprestavano a tornare dai Collegi romani alle loro Diocesi d’origine per l’imminente scoppio della guerra. In quella circostanza Pio X disse con grande tristezza: “Io darei la mia vita per scongiurare l’orribile flagello”. E parlava di quella che sarebbe stata la prima guerra mondiale.

Papa Pio X, come è noto, da tempo presagiva tristemente l’arrivo di un evento così nefasto, distruttivo e luttuoso. “Vedo una grande guerra…”, “Purtroppo sarà un guerrone!”, “Le cose vanno male… Viene il guerrone!”, “Tutto questo è un nulla a confronto del guerrone che verrà”, erano le sue frasi ultimamente sempre più insistenti e che, di conseguenza, meravigliavano e angosciavano i suoi interlocutori, a cominciare dal suo Segretario di Stato.

Già nel maggio 1913, per citare un altro esempio, ricevendo in udienza di congedo il Ministro del Brasile presso la Santa Sede, il Papa gli rivolse alcune parole decisamente profetiche: “Lei fortunato, Signor Ministro, che può ritornare in Brasile, perché così non vedrà gli orrori della guerra che sta per scatenarsi” (cfr. P. Girolamo Dal-Gal (o.m.c.), Pio X il papa santo, Ed. Libreria Editrice Fiorentina, 1940).

Capacità di autentica profezia, coraggio e libertà, anche e soprattutto di fronte ai giudizi degli uomini, furono certamente tra le caratteristiche umane e sacerdotali più spiccate in Papa Sarto il quale – in un mondo che già si distaccava sempre più dalla fede – seppe annunciare con fierezza il Vangelo, non cercando il plauso degli uomini e il facile consenso. Il suo desiderio era sempre quello di essere e restare fedele al Signore Gesù e al suo Vangelo.

Tutto ciò fu ben espresso nel suo motto – “Instaurare omnia in Christo” – che, in poche ma incisive parole, ci consegna tutt’oggi il centro unificatore della sua vita, il suo riferimento e fondamento spirituale.

Anche nel ragionare di guerra e pace il suo criterio – la sua “lettura” dei fatti degli uomini alla luce della sapienza di Dio – era nitido, perché la fede è sempre la capacità di vedere secondo una dimensione più ampia che introduce nella realtà a partire da una verità più profonda. E ciò consente di partecipare a quella sapienza che dà all’uomo il gusto delle cose di Dio.

Osservava, già nel 1903, san Pio X: “Chi è infatti (…) che non abbia l’animo costernato ed afflitto nel vedere la maggior parte dell’umanità, mentre i progressi della civiltà meritamente si esaltano, combattersi a vicenda cosi atrocemente da sembrar quasi una lotta di tutti contro tutti? Il desiderio della pace si cela certamente in petto ad ognuno e niuno è che non l’invochi con ardore. Ma voler pace, senza Dio, è assurdo; stanteché donde è lontano Iddio, esula pur la giustizia; e tolta di mezzo la giustizia, indarno si nutre speranza di pace” (Pio X, Lettera enciclica E supremi apostolatus, 4 ottobre 1903).

Sono parole tratte dalla prima enciclica di Pio X – E supremi apostolatus – in cui Sarto delinea già il suo programma di pontificato ed annuncia il principio ispiratore della sua azione che era, appunto, di “ristorare ogni cosa in Cristo” affinché sia “tutto e in tutti Cristo”.

“Voler pace, senza Dio, è assurdo”: è l’insegnamento attualissimo che san Pio X dà anche oggi. Giustamente è stato rilevato che con Dio o senza Dio tutto cambia; la fede, che mai prescinde dalla libertà dell’uomo, chiede sempre di mettere in gioco la nostra intelligenza, la nostra volontà, la nostra memoria, i nostri sentimenti e, anche, la nostra storia personale.

Anche per la nostra generazione – come per quelle che l’hanno preceduta e la seguiranno – si tratta di cogliere e di nuovo d’esprimere la bellezza della fede e la gioia del credere poiché non di rado ci dimentichiamo che la fede non dischiude solo la verità e la bontà del reale ma, anche, la bellezza e la gioia del vivere. Ritornare a Dio genera la pace, perché ritornare a Lui può aprire finalmente ad una convivenza cordiale e serena tra tutti, generando quella pace autentica nei nostri cuori, all’interno delle famiglie e della società, tra popoli e Stati, che tutti desideriamo nel profondo.

Attingiamo, quindi, dall’esempio di san Pio X anche in questi giorni difficili. Domandiamo di poter tornare a guardare insieme, purificati e convertiti, il volto di Gesù – nostro Signore e Redentore – e ottenere la grazia della Sua misericordia. Affidiamoci con fiducia nella preghiera alla sua intercessione e invochiamo che si spengano finalmente tutti gli atti i focolai di odio, di violenza e di guerra e possano rifiorire l’amore e la verità, la giustizia e la pace, la riconciliazione e una ritrovata concordia tra i popoli e tra le persone.

Come ha detto Papa Francesco all’Angelus di domenica scorsa: “…non si versi altro sangue innocente, né in Terra Santa, né in Ucraina o in qualsiasi altro luogo! Basta! Le guerre sono sempre una sconfitta, sempre! La preghiera è la forza mite e santa da opporre alla forza diabolica dell’odio, del terrorismo e della guerra” (Papa Francesco, Angelus del 15 ottobre 2023).