Omelia nella S. Messa allo stabilimento dei Grandi Molini Italiani (Porto Marghera, 17 marzo 2015)
17-03-2015
S. Messa nello stabilimento dei Grandi Molini Italiani
(Porto Marghera, 17 marzo 2015)
Omelia del Patriarca mons. Francesco Moraglia
Ringrazio di questo invito e del fatto di poter celebrare la messa in un’azienda che produce farine e, quindi, pane: è un simbolo importante. Finora avevo celebrato messa in luoghi dove l’altare era fatto, ad esempio, da tubi Innocenti ma è davvero la prima volta che mi capita di celebrare su un altare fatto di sacchi di farina!
Abbiamo ascoltato dalle letture di oggi (Ez 47,1-9.12 e Gv 5,1-16) il tema dell’acqua, che sgorgava dal tempio e che sanava chi per primo vi si immergeva. E poi l’episodio di quel malato che da 38 anni era immobilizzato e che non poteva immergersi, perché altri lo precedevano, finché non interviene Gesù.
L’acqua, il pane: sono la vita. Se noi, infatti, guardassimo le immagini notturne del nostro pianeta, prese da un satellite, cosa vedremmo? Che le zone illuminate, dove c’è energia, sono proprio quelle dove c’è l’acqua.
La Sacra Scrittura assume appunto l’acqua come simbolo dell’energia, della vita, di ciò di cui l’uomo ha bisogno. Gli scienziati, infatti, dicono: in quel pianeta non c’è vita, perché manca l’acqua. Oppure: in quel pianeta potrebbe esserci vita, perché c’è qualcosa che richiama l’acqua.
Il profeta Ezechiele, nella prima lettura, dice: “…vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente… dove giungono quelle acque, risanano…” (Ez 47,1.9). E il malato del Vangelo diceva: “Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita…” (Gv 5, 7).
L’acqua cos’è? E’ un bene dell’uomo, è la condizione della vita. Non può essere, quindi, un bene di qualcuno; non può essere il bene dei ricchi, il bene dell’Occidente. Deve essere il bene di tutti. Come anche il pane! C’è, infatti, un principio fondamentale nel pensiero cristiano: la proprietà privata viene dopo la destinazione universale dei beni.
Il 7 febbraio scorso Papa Francesco ha fatto un videomessaggio indirizzato ai rappresentanti nazionali e internazionali di Expo 2015 che si svolgerà sul tema sul cibo. E il Santo Padre ricordava in quell’occasione che le tematiche della produzione, della disponibilità e dell’accesso al cibo, del clima e del commercio agricolo sono certamente cruciali ma “la prima preoccupazione dev’essere la persona”.
Papa Francesco ci chiede, insomma, di passare dalle urgenze alle priorità: “Abbiate uno sguardo e un cuore orientati non ad un pragmatismo emergenziale che si rivela come proposta sempre provvisoria, ma ad un orientamento deciso nel risolvere le cause strutturali della povertà. Ricordiamoci che la radice di tutti i mali è la inequità…” (Papa Francesco, Videomessaggio per Expo 2015, 7 febbraio 2015).
Le guerre, gli esodi di massa, hanno una causa. Chi lascia la sua terra e affronta un viaggio di cui non sa l’esito, perché lo fa? Perché ha fame, perche non ha da vivere, manca dell’acqua e del pane… La radice di tutti i mali – ci ricorda il Papa – è la diseguaglianza: “Questa economia uccide” (Papa Francesco, Esortazione apostolica Evangelii gaudium n. 50).
Noi Vescovi del Triveneto abbiamo approntato una breve nota sul lavoro in un mondo che cambia; uscirà nelle prossime settimane e, tra le altre cose, parleremo del denaro, dell’uso del denaro, di come lo investiamo. Il denaro è qualcosa per la speculazione o è a servizio dell’economia? E c’è anche un capitoletto, attualissimo, su denaro e corruzione…
E dinanzi alla legge della competitività – per cui il più forte ha il sopravvento – il Papa tira in ballo non più solo la logica dello sfruttamento ma quella dello “scarto”: non solo sfruttiamo i poveri ma li scartiamo, li escludiamo, così che non sono più solo degli sfruttati ma degli “scartati”.
Se l’insegnamento sociale della Chiesa fosse solo un po’ più conosciuto, magari offrirebbe alla nostra società qualcosa di buono e di importante… Perché quando il cristiano si impegna nella società lo fa perché è convinto di fare una proposta buona e non per un vantaggio personale.
La dottrina sociale della Chiesa ci chiede quindi un atteggiamento diverso nei confronti dei beni della terra e mi piace ricordarlo qui, in una grande azienda italiana che si misura ogni giorno con le difficoltà del mercato, dell’internazionalizzazione e della globalizzazione, e che tratta del nutrimento primo e fondamentale dell’uomo: il pane.
Vi ringrazio, tra l’altro, perché ci fornirete il “pane quotidiano” della mensa-dormitorio Papa Francesco di Marghera, grazie anche a un panificatore che si prenderà l’onere di trasformare la farina da voi donata in 100 panini che verranno distribuiti ogni giorno.
C’è, insomma, una carità che non è un’aggiunta dall’esterno ma che – se inserita in un progetto economico – ci dice tutta la verità sull’uomo. E ci ricorda che, purtroppo, tutti abbiamo gli stessi diritti ma questi stessi diritti non tutti li possiamo esercitare…
Ci possiamo, allora, aiutare pensando che il denaro e l’economia possono essere corretti da una visione antropologica e umana diversa. E questa correzione non è qualcosa di esterno all’economia, ma fa parte dell’economia. Questo significa umanizzare la società, questo è umanizzare il mercato del lavoro, questo è umanizzare il nostro mondo e le nostre relazioni fondamentali!
Teniamo conto, infatti, che subito dopo le relazioni familiari / interpersonali – la paternità e la maternità – c’è il lavoro. E il lavoro è dignità e possibilità di futuro, è affermazione legittima della persona.
Voglio ripetere che, di fronte ai beni della Terra, non dobbiamo perdere di vista l’origine e la finalità di questi beni e quello che ci deve stare a cuore è la giustizia sociale più vera. La Terra è madre, certo, ed è madre generosa che provvede alle necessità di tutti.
Ci sarebbe del resto la possibilità di sfamare tutti sulla Terra, anche se fossimo più dei sei miliardi attuali… Ma questo non è più possibile perché ci sono delle regole, dei rapporti e dei modi di intendere il denaro e l’economia che non consentono più quest’operazione, altrimenti possibile e realmente alla portata. Una piccola percentuale di uomini usufruisce o, meglio, sfrutta la quasi totalità delle risorse del nostro pianeta.
Dovremmo tutti rileggere la Populorum progressio di Paolo VI, datata 1967: offre degli scenari attualissimi! Se fosse stato accolto quell’insegnamento…
E poi – la cosa farebbe ridere se, invece, non facesse piangere… – pensiamo al fatto che l’obesità è diventata, in certe parti del mondo, un problema sociale ed economico. C’è gente che mangia troppo al punto che, in certi parti del mondo, è diventata una malattia sociale. Altrove, invece, si muore di fame e molti bambini ogni minuto muoiono di fame, mentre l’altra parte soffre di una malattia che si chiama “ipernutrizione”. Le cose nel nostro mondo vanno così!
Dobbiamo allora custodire il creato e rispettare la Terra che è una madre generosa nei confronti dei suoi figli ma… i fratelli non si trattano da fratelli – noi non ci trattiamo da fratelli! – e quindi, per questo, la generosità della Terra non arriva più a sfamare tutti.
A tutti chiedo, dunque, uno sguardo responsabile e attento anche nelle cose piccole, negli stili di vita. Educhiamo i nostri ragazzi, educhiamoci noi a partire dalle piccole cose perché le leggi e i progetti economici possono certo appartenere a scuole e filosofie di pensiero differenti ma nascono, in fondo, sempre dal cuore dell’uomo; è da lì che nasce tutto.
Guardiamo quindi alla Pasqua – ed è questo il mio augurio per voi e per le vostre famiglie -come a quella vita che va oltre la materialità di un’esistenza e dell’esistente.