Omelia nella S. Messa ad un anno dalla beatificazione di don Luca Passi (Venezia - Chiesa parrocchiale S. Girolamo, 15 giugno 2014)
15-06-2014
S. Messa ad un anno dalla beatificazione di don Luca Passi
(Venezia – Chiesa parrocchiale S. Girolamo, 15 giugno 2014)
Omelia del Patriarca di Venezia mons. Francesco Moraglia
 
 
 
 
A poco più di un anno di distanza dalla solenne liturgia di beatificazione, la Chiesa e la città di Venezia continuano a gioire e sono onorate che un loro figlio di adozione sia stato ufficialmente annoverato tra coloro che vengono additati dalla Chiesa come ‘vie certe’ alla santità.
Nella basilica cattedrale di san Marco risuonano ancora le parole del Cardinale Angelo Amato con le quali don Luca Passi – alla presenza del popolo cristiano e delle sue carissime figlie, le Suore Maestre di Santa Dorotea  –  è stato elevato al culto che la Chiesa riserva ai beati.
Siamo oltremodo felici che la nostra Chiesa particolare abbia potuto ospitare ed esser stata anche ‘protagonista’ di questo evento di grazia.
Don Passi è legato in modo particolare alla nostra città e alla nostra Chiesa; sua madre – la contessa Caterina Corner – apparteneva alla nobiltà veneziana mentre l’Istituto delle Suore Maestre di Santa Dorotea è nato proprio a Venezia il 6 agosto del 1838; sempre a Venezia il novello Beato ha chiuso il suo cammino terreno il 18 aprile 1866.
E soprattutto oggi don Luca Passi risulta per noi figura attualissima, anche se due secoli ci separano da lui; a dire il vero, il trascorrere del tempo non solo non ha sbiadito i contorni della sua figura di uomo e di sacerdote ma, neppure, ne ha estenuato il suo carisma che, al contrario, mostra tuttora la perenne attualità.
 D’altra parte, come ho già avuto modo di dire, questa è la caratteristica propria dei santi che non patiscono il passare del tempo – dei mesi, degli anni e dei secoli – in quanto non rincorrono le mode e, quindi, non devono di volta in volta cambiare vestito, acconciatura e modo di parlare.
I santi si propongono come esempi sempre e soltanto a partire dal modello fondamentale che è il Vangelo, ossia il Signore Gesù; essi colgono in Gesù l’amico vero, la compagnia cordiale e, ancora, il discernimento critico per il loro tempo.
I santi, i beati – e tra loro possiamo mettere, con vera gioia, Luca Passi – ci insegnano non a ragionare secondo il ‘buon senso’ degli uomini ma secondo la verità di Dio che ha un volto preciso, quello di Gesù Cristo. In tal senso don Luca ha saputo interpretare fedelmente quanto Gesù ha chiesto ai suoi discepoli nell’Ultima Cena, vale a dire: ‘ un servo non è più grande del suo padrone‘ (Gv 15, 20).
Il beato Luca Passi, nella sua vita, ha voluto rimanere fedele al Vangelo; non ha voluto andare oltre Gesù Cristo, pensando che in Gesù Cristo già tutto fosse realmente rappresentato, compreso e compiuto. Pensare di andare ‘oltre’ sarebbe stato, prima di tutto, una bestemmia e poi una vera insipienza.
Come ogni epoca della Chiesa, anche quella in cui visse don Passi – e lui ne ebbe piena percezione – fu difficile per chi intendeva professare la fede cristiana.
Come già feci notare il giorno della canonizzazione, Luca Passi nasce a Bergamo nel 1789: è l’anno della Rivoluzione Francese. Viene ordinato sacerdote nel 1813, l’anno della battaglia di Lipsia, che segna una delle sconfitte decisive di Napoleone dopo che questi, in ogni modo, aveva cercato di asservire la Chiesa e umiliarla.
È proprio quanto attesta la vicenda di Papa Pio VII, eletto qui a Venezia nel monastero benedettino di San Giorgio, in uno dei più difficili conclavi della storia. 
Luca Passi – colpito dalle idee della Rivoluzione e dal clima culturale da esse prodotto – intraprese, nei confronti del suo tempo, un dialogo e un annuncio attento e disponibile, ricercando ogni mezzo per offrire – soprattutto alle classi più deboli – una valida proposta evangelizzatrice; in questo impegno fu essenziale il ruolo della Pia Opera di Santa Dorotea.
In un tempo difficile don Luca comprese che la missione era l’unica risposta adeguata, la sola in linea col Vangelo, quella da attuare con tutte le forze e con uno stile che dovremmo riscoprire anche noi, oggi, nelle nostre città secolarizzate.
Le parole che seguono sono significative ed appartengono a un giornalista sacerdote, don Pietro Balan: ‘Il suo dire franco, ragionato, stringente, ma al tempo stesso pieno d’amore e di dolcezza, toccava il cuore e persuadeva l’intelletto. Uomo di Dio, le sue parole ricevevano sempre dalla grazia divina quella potenza che l’uomo non può avere per se stesso e che l’eloquenza più forbita mai non ebbe‘ (Cfr. Luigi Porsi, Luca Passi, Citta Nuova, Roma 2001).
Nella sua predicazione egli mirava a ‘richiamare l’uomo al suo destino‘ e così – col suo ministero – mosse i primi passi la Pia Opera di Santa Dorotea, posta anche sotto la protezione dell’Addolorata.
Luca Passi fu un’anima tutta concentrata in Dio, nutrita di preghiera e ricca della divina sapienza, intesa come dono che viene da Dio. Ma don Passi era anche un sacerdote che si preparava e non si abbandonava all’improvvisazione; sapeva bene che ‘ardere per accendere’ richiedeva anche l’impegno personale di una rigorosa formazione.
Egli divenne, perciò, esempio sacerdotale per i confratelli e i chierici: ‘Il frutto che si va raccogliendo dalle sue prediche – dice don Giulio Tedeschi (nel febbraio 1833) – è grande, specialmente poi lo vedo sommo nei chierici, i quali incominciarono a intendere dal vivo suo esempio quale debba essere il ministro della parola di Dio e come debba predicare‘ (cfr. Luigi Porsi, Luca Passi, Città Nuova, Roma 2001, p.155).
Nella Pia Opera Santa Dorotea è posto al centro il ruolo della donna: una scelta attualissima e strategica.
Il ruolo della donna è, infatti, centrale nell’educare le nuove generazioni. Il progetto di don Passi si può, così, riassumere: formare persone esperte nella vita cristiana, capaci di prendersi cura delle donne di domani, introducendole nelle ricchezze della vita di fede, in modo che diventino testimoni credibili per le loro coetanee.
Si tratta di un programma fondato sulla realtà teologica della Chiesa colta come comunione e, insieme, come missione in cui – grazie al comune sacramento del battesimo – tutti sono chiamati a testimoniare.
Sullo sfondo, si staglia la figura di santa Dorotea e l’Opera – che ne porta il nome – si costruisce sul comandamento evangelico della correzione fraterna e vuol condurre alla scelta fondamentale della vita.
Come sappiamo, Dorotea – di Cesarea di Cappadocia – aveva infatti ‘riconquistato’ alla fede due sorelle, Crista e Callista, che l’avevano rinnegata. Le parole di don Luca, a tal proposito, sono chiare: ‘‘il vedere come facilmente con la sua carità [Santa Dorotea] guadagna le due giovani apostate e ne forma due sante deve metter lena a procurare la salute delle anime, che si può ottenere con tanta facilità‘ (L. Porsi, Luca Passi, Città Nuova Roma 2001, pag. 65).
Luca Passi, quindi, offre un’indicazione e un metodo validi ancora oggi perché si fondano sulla testimonianza di chi, con la fede, è in grado di accendere fuochi che non sono ancora accesi o già si sono spenti.
Lo stesso don Luca spiega la sua Opera a partire dal Vangelo secondo Matteo: ‘Va e correggi il tuo fratello; se ti ascolta, hai guadagnato il tuo fratello’ (cfr. Mt 18, 15).
Il nostro grazie a Dio per il dono di questo nuovo Beato.