Omelia nella S. Messa a conclusione dell'anno giubilare nella basilica - santuario dei Santi Martiri Vittore e Corona (Feltre, 14 maggio 2012)
14-05-2012

Basilica – Santuario dei Santi Martiri Vittore e Corona / Feltre, 14 maggio 2012

 

 

S. Messa a conclusione dell’anno giubilare

 

 

Omelia di mons. Francesco Moraglia, Patriarca di Venezia

 

 

 

        Eccellenza Reverendissima, grazie del Suo cortese invito in questo santuario, cuore della diocesi di Belluno-Feltre. Per me, oggi, concludere l’anno giubilare vittoriano è motivo di grande gioia; un saluto cordiale  rivolgo ai confratelli nel sacerdozio, ai consacrati, alle consacrate e ai numerosi fedeli accorsi in questo santuario che è uno dei più antichi centri di preghiera e spiritualità della nostra regione.

 

 

          Carissimi, quello che alla fine conta agli occhi di Dio e che permane, oltre il tempo, ossia dopo questa vita terrena, è la santità. Una tentazione per gli uomini di Chiesa è guardare all’efficienza, alla produttività, ai numeri e, nelle proprie considerazioni, non riservare la giusta importanza alla santità. In realtà la storia ci dice che dove è presente un santo, anche se è solo, le cose ‘avvengono’ in maniera diversa. Hanno fatto di più e meglio singoli santi come Giovanni Maria Vianney – il Santo parroco d’Ars -, madre Teresa di Calcutta, Tommaso Moro che tanti preti, religiose e laici mediocri che hanno vissuto nello stesso periodo storico di Giovanni Maria Vianney, di madre Teresa, di Tommaso Moro.

 

 

          Il duro monito che il libro dell’Apocalisse rivolge alla Chiesa di Laodicea, diventa, nella sua ruvidezza, occasione per un serio esame di coscienza in ordine alla santità dei discepoli di ogni tempo: ‘Magari tu fossi freddo o caldo poiché non sei né freddo né caldo. Ma poiché  sei tiepido, sto per vomitarti dalla  mia bocca‘ (Ap. 3,16).

 

 

          Quindi è stata realmente saggia la decisione del Vescovo diocesano Monsignor Giuseppe Andrich che ha voluto indire un anno giubilare per riscoprire la realtà intima della Chiesa, vale a dire la santità. L’anno giubilare – che oggi concludiamo – è stato un modo particolarmente felice di festeggiare il prestito dell’insigne reliquia del capo di San Vittore.

 

 

          La scelta è qualcosa di concreto, non un vago astrattismo; rifacendosi alla figura di san Vittore, patrono della diocesi, rappresenta un forte segnale affinché anche oggi si guardi al martirio come alla forma più concreta della santità. La santità diventa la questione centrale in ogni agire ecclesiale. Si è voluto, in tal modo, fissare lo sguardo sul santo patrono della Chiesa di Belluno-Feltre. San Vittore, martire, ci riporta, così, alla serietà della fede e della vocazione battesimale come al dono totale di sé.

 

 

          Non dimentichiamo che la santità è una ‘nota’ peculiare della Chiesa di Cristo; è la seconda ‘nota’ che i suoi membri, attraverso l’impegno fattivo della vita, devono liberamente esprimere come svolgimento del loro dono battesimale.

 

 

          Nella professione di fede, siamo tutti invitati a confessare, nel terzo articolo del Credo – l’articolo riguardante lo Spirito Santo -, la nostra fede, con le parole: ‘Credo la Chiesa una, santa, cattolica, apostolica‘. Come ogni vera confessione di fede, anche questa non si ferma alle parole ma giunge alla carne e al sangue. Ciò a cui i discepoli e l’intera comunità devono incessantemente mirare, sono le scelte quotidiane che la caratterizzano…

Il testo completo dell’omelia è riportato nel file allegato in calce