Omelia del Patriarca nella S. Messa a conclusione del pellegrinaggio diocesano dei ragazzi (Assisi / Basilica Superiore di S. Francesco, 19 marzo 2023)
19-03-2023

S. Messa a conclusione del pellegrinaggio diocesano dei ragazzi

(Assisi / Basilica Superiore di S. Francesco, 19 marzo 2023)

Omelia del Patriarca Francesco Moraglia

 

 

 

Saluto la Sindaca di Assisi Stefania Proietti che ci ha voluto accompagnare, non solo con un saluto ma anche con la sua presenza, in questo che è il momento più alto del nostro pellegrinaggio.

Saluto e ringrazio, poi, voi ragazzi perché ci avete dato l’occasione di riscoprire che annunciare il Vangelo è trasmettere ad altri la gioia di un incontro. Ma voglio anche ringraziare in modo particolare gli organizzatori, gli accompagnatori e i confratelli che vedo numerosi; grazie per questa vicinanza ai nostri giovani, per questa testimonianza ecclesiale.

Vorrei lasciare alcune linee che possano essere condivise anche nei giorni e nelle settimane che seguono questo evento, questo momento così significativo per la nostra Chiesa.

Abbiamo fatto, qui ad Assisi, un pellegrinaggio visitando i luoghi di Francesco ed allora a voi, ragazzi e ragazze, ricordo che il pellegrinaggio è l’unione di tre presenze: quella di Gesù che vi ha chiamati, quella del vostro sì, di voi che avete deciso di aderire così numerosi e senza il quale non ci sarebbe la vostra presenza, e quella infine di chi vi sta accanto.

Il pellegrinaggio, infatti, è testimonianza ed esperienza di vita ecclesiale, con lo sguardo rivolto a Gesù che mi chiama insieme agli altri. Nelle prossime settimane continuate a condividere le esperienze che avete compiuto in questi giorni, le cose che avete visto, le sensazioni che avete provato.

Iniziamo qui una prima riflessione, facendo quello che farebbe Francesco, uomo del Vangelo. Ascoltiamo, quindi, il Vangelo che è stato proclamato dal diacono: vi abbiamo trovato la vicenda di un uomo nato cieco che viene aiutato da Gesù a far chiarezza sulla sua situazione. Nella pericope evangelica emerge l’uomo Gesù che ha aperto gli occhi; in seguito, però, viene detto il profeta e poi il Figlio dell’uomo. È, insomma, un cammino verso la luce, un fare chiarezza dentro di noi. E la chiarezza fondamentale nasce da una doppia domanda che deve risuonare proprio alla vostra età. Chi sono io? Chi è Gesù per me?

Francesco è uomo del Vangelo e Dio ha un progetto su ciascuno di voi; è la seconda indicazione che vi do. Ce lo ha detto anche la prima lettura; Dio manda il profeta Samuele ad ungere il nuovo re di Israele e Iesse, subito, con uno sguardo molto umano, presenta i suoi figli cominciando dai più significativi, da quelli su cui lui avrebbe investito. Ma il Signore dice: non è questo. Sì, il Signore ha un progetto su ciascuno di voi ed è una sorpresa che va scoperta e condivisa con gli altri.

San Francesco si è convertito non in un momento ma in un percorso, in un cammino: ha incontrato il lebbroso, ha ascoltato il Crocifisso di San Damiano, ha scelto di spogliarsi dei beni paterni, ha scelto di vivere a Rivotorto e poi ha frequentato l’Eremo delle Carceri. Infine, nel luogo detto Porziuncola, in una fredda mattina d’inverno, ha avvertito la chiamata a vivere in povertà dopo aver sentito risuonare un brano del Vangelo di Matteo che invita ad andare ad annunciare il Vangelo ma senza portare oro, argento, denaro, due tuniche o il bastone (cfr. Mt 10).

Cari ragazzi e ragazze, l’incontro con Gesù è un percorso che ha un suo momento forte proprio nell’età che voi attraversate, l’adolescenza; è l’età che, per la Chiesa, è l’età della Confermazione. E questo pellegrinaggio è il pellegrinaggio di questa età, dei ragazzi che vivono questo periodo in cui ci sono tante domande e si mettono in questione tante cose – ed è bene che sia così! – ma è bene soprattutto affrontare questo tempo così importante con serenità e accompagnati da altri. Mi appello perciò ai vostri formatori, ai vostri educatori, ai vostri sacerdoti: il gruppo dei ragazzi e dei giovani è qualcosa che appartiene alla comunità, alle nostre comunità.

Cari ragazzi e ragazze, guardando a san Francesco, iniziate un cammino (non tutto e non subito!), cercate e trovate delle guide. E qui mi rivolgo agli adulti: siate capaci di testimoniare loro qualcosa. Unite il vostro io a qualche amicizia, a qualche amico, a qualche amica.

Francesco – che è stato un uomo singolarissimo – ricevette il dono di alcune amicizie e i tre frati che condivisero con lui l’inizio del suo cammino rappresentano un po’ tutta l’umanità. Lui era figlio di un mercante ricco ma il primo che si aggiunge a questa compagnia (che inizia con Francesco) è un nobile ancora più ricco di Francesco; poi si aggiunge un prete, un canonico di San Rufino, un uomo di cultura e, ancora, un rozzo contadino. Ecco allora – insieme a Francesco – Bernardo, Pietro, Egidio ed altri a seguire. Poi arriverà anche santa Chiara che sarà una sorpresa e, per certi versi, rappresenterà anche un problema di fronte al francescanesimo che sta sorgendo; un problema che Francesco metterà nelle mani del Signore.

Francesco pone l’inizio del suo cammino come una conversione traumatica: è l’ultimo messaggio che voglia lasciarvi. Non sceglie il commercio, sceglie anzi di non continuare a fare il cavaliere; rompe con il pensiero comune, con le feste e con i primi posti, con il mercato, con la nobiltà, con l’arte militare e con la città di Assisi. Rompe traumaticamente con tutto questo. E diventerà l’uomo delle cinque ‘quaresime’ all’anno.

Sarebbe tradire Francesco parlare di lui solo come l’uomo della pace, del dialogo, della fraternità universale e l’amante delle creature, non ricordando ad esempio le ‘quaresime dell’eremo’ dove, per cinque volte all’anno, trascorreva quaranta giorni con frate Egidio, nella solitudine, guardando Rivotorto, là dove aveva incontrato i lebbrosi.

Francesco, infatti, è una sorta di ‘problema’, è una provocazione per la Chiesa, perché ci dice come sia difficile vivere il carisma con fedeltà. La sua santità ci fa capire che il vero protagonista della vita di Francesco è il Signore misericordioso. Sì, la santità di Francesco viene dal Signore e si è sviluppata proponendo una sapienza che va oltre la sapienza degli uomini.

Per questo la testimonianza di Francesco può essere un riferimento importante anche per noi: Venezia guardi alla testimonianza e alla spiritualità di san Francesco, da cui possono venire rinnovamento e freschezza.

Cari ragazzi e ragazze, guardate allora alle vostre vite pensando che anche voi siete, agli occhi di Dio, come dei piccoli Francesco e delle piccole Chiare.

Continuiamo perciò a rielaborare le sensazioni, le situazioni, le cose che abbiamo visto, i luoghi che abbiamo calpestato in questo pellegrinaggio perché la grazia del Signore cammina attraverso il nostro io che si consegna a qualcosa che va oltre la sapienza e il sapere degli uomini.