Omelia nella Messa per il Santo Padre (Basilica S. Marco - 1 aprile 2005)
01-04-2005

BASILICA PATRIARCALE DI SAN MARCO EV.
IN PREGHIERA PER LA SALUTE DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

OMELIA DI S.E.R. CARD. ANGELO SCOLA, PATRIARCA DI VENEZIA

Venezia, 1 aprile 2005
Letture: At 4, 1-12; Sal 117; Gv 21, 1-14

1. Erano tornati mesti sul loro lago e possiamo immaginare con quale amarezza nel cuore si accingessero a ritornare all’antico, ormai desueto, lavoro. Pietro, prendendo come sempre l’iniziativa, sblocca la situazione: «Io vado a pescare». Gli altri, scossi, risposero: «’Veniamo anche noi con te’. Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla» (Gv 21, 3).
Questo genere di tristezza che attanaglia il cuore e frena l’iniziativa ha afferrato noi tutti dopo le allarmanti notizie di ieri sera circa la salute di Giovanni Paolo II.
Ma non ha bloccato la nostra libertà. Anche noi siamo venuti qui perché nell’Eucaristia, al tramonto di questa giornata come allora all’alba, Gesù si fa presente di persona.
E ancora una volta è lui, il successore di Pietro, a travolgere ogni nostra tristezza passiva. Lui, che come testimonia chi l’ha visto oggi di persona, è lucido, sereno e abbandonato. Lui che questa mattina ha celebrato questa stessa Eucaristia, che ha meditato le stazioni della Via Crucis, che ha recitato l’ora di terza, che si è, per un’altra volta, immedesimato nell’ascolto della Parola di Dio. Anche stamane il Santo Padre, come in tutti questi anni, ha fatto proprio l’invito del nostro Salvatore, il Crocifisso Risorto: «’Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete’. La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci» (Gv 21, 6).
La potenza del Risorto – noi questa sera lo sentiamo ‘ dona realmente la vita che dura sempre, la vita eterna, ma questa già si annuncia nel miracolo della pesca sovrabbondante. E non è anticipo di questa stessa risurrezione l’autocoscienza con cui Giovanni Paolo II, il nostro caro Papa, sta attraversando questi istanti decisivi della sua esistenza?
E fu ancora Simon Pietro che, assecondando l’intuizione «di quel discepolo che Gesù amava», prontamente «si cinse ai fianchi la sopravveste» e «si gettò in mare» (Gv 21, 7) per andare incontro a Gesù. Così, per primo, fu ripagato dalla dolcezza dell’invito: «Venite a mangiare» (Gv 21, 12). E gioirono all’umanissimo gesto del Risorto che distribuì loro il pane e il pesce.

2. Seguiamo, quindi, ancora una volta il Papa e prendiamo parte, per quanto ne siamo capaci e per quanto vi riusciamo, alla sua adamantina testimonianza. Questa incomincia con la preghiera. La rivolgiamo al Padre e chiediamo a Maria, cui Karol Wojtyla si è da sempre consegnato come totus tuus, che si faccia nostra Avvocata.

3. Ti preghiamo, o Signore, per il Santo Padre Giovanni Paolo II, perché egli sia consolato in quest’ora di prova.
Ti preghiamo, o Padre, perché, se è nel Tuo disegno sempre denso di bene, egli Ti possa ancora – come dice la Prima Lettura di oggi – stare «innanzi sano e salvo» (At 4, 10).
Ti preghiamo, perché Tu esaudisca le intenzioni profonde del cuore del Papa, un cuore il cui amore l’umanità intera già conosce.
Ti preghiamo, perché Tu custodisca il Tuo popolo santo diffuso su tutta la terra.
Ti preghiamo perché dal Santo Padre venga a noi, quale pegno di risurrezione, più vigile responsabilità nel vivere la nostra fede, così che il nostro cuore si converta e la nostra esistenza sia più degna della guida di questo successore di Pietro.
Amen.