Omelia nella Messa in Coena Domini (Venezia, 5 aprile 2007)
05-04-2007

BASILICA PATRIARCALE DI SAN MARCO
MESSA IN COENA DOMINI
Es 12,1-8.11-14; dal Salmo 115; 1Cor 11,23-26; Gv 13,1-15
Venezia, 5 aprile 2007
OMELIA DEL PATRIARCA S. E. R. ANGELO CARD. SCOLA

1. «Se non ti laverò i piedi, non avrai parte con me». Gesù spiazza del tutto Simon Pietro, la sua logica umana, troppo umana. Così avviene per noi, in questa Messa vespertina in Coena Domini. Anche noi abbiamo rispetto, stima ed affetto per Gesù, come Pietro. Cosa di più naturale, quindi, che restare sorpresi fino a reagire quasi con un rimbrotto: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Invece la logica di Gesù è un’altra. Capovolge la nostra. Nel rapporto con Lui non bastano il rispetto, la stima e l’affetto. La Sua è la logica sconvolgente di colui che ama per primo. È talmente stringente che anche noi, come Pietro, questa sera cediamo subito, adoranti, alla forza del Suo gesto inaudito. «Signore, non solo i piedi ma anche le mani e il capo». Come definirla questa logica, sorprendente e nello stesso tempo convincente, di Gesù?
Benedetto XVI, nel recente Messaggio di Quaresima, l’ha identificata con una figura incomprensibile all’umana sensibilità, soprattutto allo spirito dell’uomo post-moderno. Il Papa ha paragonato Gesù al mendicante. Egli, che è Dio, si abbassa fino al palo dell’ignominia per mendicare l’amore di noi, Sue creature. Il frutto straordinario di questa mendicanza è che noi, ognuno di noi e tutti insieme, abbiamo parte a Lui. Con Lui, in forza del dono dello Spirito del Risorto, noi siamo liberati dal peccato e resi figli di un Padre che non cessa di attenderci con tenace affetto lungo tutto l’arco della nostra esistenza. Lo svuotamento del Figlio di Dio nella passione, nella crocefissione e nella morte, che la lavanda dei piedi documenta plasticamente, è alla radice del nuovo stile di vita che gli apostoli inaugurano dopo essersi seduti a mensa con Lui e aver mangiato il Suo corpo e bevuto il Suo sangue («in supramae nocte cene» – canteremo tra poco riponendo il Santissimo Sacramento – «recumbens cum fratribus’ Verbum caro, panem verum, verbo carnem efficit, fitque sanguis Christi merum»). In cosa consiste questo stile? Gesù ce lo ha indicato con chiarezza: «Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri». Aver parte a Gesù ci rende, per grazia, capaci di avere veramente parte gli uni degli altri. In questo avere parte si compie in pienezza la liberazione, prefigurata, come ci ha detto la Prima Lettura, nella pasqua ebraica. Il Suo passaggio (pasqua) in questa Messa in Coena Domini diventa così il memoriale dell’avvenimento che Paolo rammenta ai Corinti che avevano perso il senso dell’Eucaristia: «Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso». Da 2000 anni i cristiani ricevono e trasmettono gli eventi pasquali e Gesù stesso nella Santissima Eucaristia. Esattamente come sta avvenendo per noi qui ed ora, nell’azione liturgica che Dio compie associandoci al Corpo e al Sangue di Gesù.

(il resto del testo è nel file allegato)