Omelia nella messa di ringraziamento di fine anno (Venezia, 31 dicembre 2007)
31-12-2007

Fine d’anno 2007

 

Basilica di San Marco

 

Fratelli e sorelle carissimi,

ci siamo raccolti nel nostro San Marco per concludere l’anno che abbiamo alle spalle, consegnandolo al Signore: per ringraziarlo d’avercelo donato e domandando perdono per esserci spesso dimenticati che ogni giorno è dono suo, dono gratuito, da vivere benedicendo Dio, compiendo la sua volontà e amandoci fra noi.

Certo il tempo che passa, la chiusura di un anno, la presa di coscienza che tante persone che lo scorso anno erano qui con noi, ora non ci sono più, ci pongono di fronte agli interrogativi più ineludibili della nostra vita: che senso ha la vita che passa e cosa ci attende dopo? E la storia e questo nostro mondo dove vanno?

Sforziamoci di riflettere sul mistero del tempo nella luce del Natale appena celebrato

1. La Messa di oggi è piena di parole di speranza, un vero fascio di luce: parole tanto più capaci di aiutarci in quanto vengono da Dio stesso.

Nel cuore di tutto c’è il Vangelo che abbiamo appena ascoltato. Il Vangelo ha proclamato la circoncisione di Gesù e l’imposizione del nome, che sono ‘una bella notizia’. La circoncisione iscrive Gesù nel Popolo dell’Alleanza; come a dirci che Lui è il sì di Dio a tutte le promesse fatte a quel Popolo, il sì di Dio alla storia della salvezza da Dio scritta nella vicenda dell’uomo.

Anche il nome imposto al Bambino è una promessa di Dio irrevocabile: Gesù significa ‘Dio salva, che è come dire: questo Bambino è Dio che viene a salvarci.

Il Vangelo è quindi una esplosione di speranza dentro il mistero del tempo e nella nostra storia.

Nella seconda lettura l’apostolo Paolo annunzia che, quando venne il tempo da Dio stabilito da tutta l’eternità (‘la pienezza dei tempi’, dice il testo sacro), ‘Dio mandò suo Figlio, nato da donna’. Il Figlio di Dio è così ‘incardinato’ nel tempo, nel nostro tempo e nella nostra umanità: è veramente ‘Dio con noi‘.

Questo fatto apre gli orizzonti in modo impensabile, perché la venuta di Gesù significa per l’uomo la possibilità di diventare lui steso ‘figlio di Dio’ ‘ ‘a quanti credono ha dato il potere di diventare figli di Dio’, afferma San Giovanni (Gv 1,12)- e di esserlo realmente (cfr 1 Gv 3,1), al punto che ogni uomo e ogni donna può rivolgersi a Dio chiamandolo come faceva lo stesso Gesù: ‘Abbà,Padre‘.

Infine la prima lettura proclama la benedizione di Dio su tutte le cose: ‘Ti benedica il Signore e ti protegga; faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e di conceda pace’.

Questa benedizione non è puramente ‘verbale’, un semplice augurio, ma è ‘reale’: è il dono del Salvatore fatto al tempo, ad ogni uomo e ad ogni creatura. La benedizione con cui Dio fin dall’eternità benedice l’umanità, creandola e chiamandola a salvezza, è il Figlio suo Gesù Cristo (cfr Ef 1,3-14).

2. Ebbene: che messaggio traiamo dalla Parola che abbiamo ascoltato?

Essa ci dice innanzitutto che nel cuore del tempo che passa, a interpretarne il senso e il mistero, c’è Gesù di Nazaret, il Figlio donatoci da Dio proprio per darci speranza, la speranza sicura della salvezza. Il male e la morte non sono i signori della storia. Gesù, nella sua Croce ha vinto il male e nella sua Risurrezione ha sconfitto la stessa morte.

Nella deriva del male che talora sembra travolgerci tutti come un incoercibile ‘tsunami’, nell’accadere drammatico di fatti di violenza, nelle grandi ingiustizie che oscurano una civiltà avanzata e opulenta come la nostra, il Natale di Gesù appena celebrato ci dà la certezza che questo mondo è amato da Dio: Dio lo vuole salvare e bussa costantemente alla nostra libertà perché il cuore si apra ad accogliere la sua grazia.

3. Gesù è la luce che brilla nelle tenebre. E’ il sì del Padre ai bisogni dell’umanità, al nostro dolore e alla nostra invocazione di salvezza: è il dono ‘da sempre e per sempre’ del suo amore per l’uomo. Un sì detto una volta per tutte nell’Incarnazione del Figlio, in cui c’è tutta l’eternità di Dio.

Tutto infatti viene a noi da Gesù e tutto a Lui conduce: questo è il senso della parola ‘nella pienezza dei tempi‘. Nel giorno di Natale abbiamo ascoltato le parole del Vangelo di Giovanni: ‘In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini”. Il che significa che tutte le strade dell’uomo, prima di Cristo, convergono verso di Lui. E da lui partono e traggono orientamento e luce le strade degli uomini che vengono dopo di lui. Ci insegna il Concilio: ‘Nel mistero del Verbo incarnato, cioè in Gesù, trova vera luce il mistero dell’uomo’ (cfr G et S. n.22). Lui è il nome, l’unico nome, invocando il quale, noi possiamo essere salvati (cfr At 4,12). Gesù quindi è la nostra speranza nel mistero del tempo che passa e nelle fatiche della storia di ogni giorno.

 

 

4. Deponiamo allora ai suoi piedi l’anno che sta per concludersi: Lui che, uomo come noi, conosce la nostra debolezza e la nostra fatica, lui che sa cosa vuol dire il soffrire, lui che è morto per noi sulla croce, perdoni i nostri peccati, rimargini le nostre ferite, consoli le nostre desolazioni. Ci doni la certezza che sempre nella nostra vita ci accompagna l’amore del Padre il quale, nel nostro cammino, ci porta come un padre porta il proprio figlio.

Riconosciamo che Dio è il Signore della nostra vita, che la nostra vita è dono, dono gratuito per cui ringraziare. E proprio perché dono di Dio, è da vivere bene osservando i comandamenti di Dio e amando i fratelli.

Noi, come il nostro padre Adamo, siamo spesso portati a rivendicare un’autonomia da Dio, quasi per affermare la nostra libertà. Dimenticando che la dipendenza da Dio esprime la nostra profonda verità: noi siamo figli di Dio, la sua immagine in noi è la nostra identità più piena. Ed è questo che ci fa veramente liberi e costituisce il fondamento della nostra inviolabile dignità di persona.

            5. Purtroppo anche quest’anno 2007 è stato fortemente segnato da guerre e violenze: dall’Iraq alla Terra di Gesù, al Darfur, alla situazione drammatica del Pakistan, per citare solo alcuni fra gli eventi più gravi e preoccupanti a livello internazionale. Per non parlare dei tanti atti di criminalità di cui non è stata esente neanche la nostra regione a cui tali eventi sembravano estranei.

            Domani la Chiesa celebrerà la giornata della pace: in questa circostanza il Santo Padre ha lanciato un messaggio al mondo sul tema: ‘Famiglia umana, comunità di pace’, individuando proprio nella famiglia la ‘prima e insostituibile educatrice alla pace’. Mentre noi tocchiamo con mano che dietro a tanti fatti che ci sconvolgono ci sono ‘sofferenze’ familiari, il Papa ci ammonisce : ‘La famiglia è fondamento nella società anche per questo: perché permette di fare determinanti esperienze di pace’.

            Concluderemo questa celebrazione col canto del ‘Te Deum laudamus‘, che è l’inno di ringraziamento della Chiesa.

Quando noi ringraziamo, Dio ci avvolge di benedizione: scenda questa benedizione di Dio su tutti noi, sulle nostre famiglie, sulla nostra Città e sul mondo intero e ci propizi un anno nuovo di grazia e di pace.

Buon Anno Nuovo a tutti.