Omelia nella festa della Madonna della Salute (Venezia, 21 novembre 2008)
21-11-2008

Festa della «Madonna della Salute»

 

Basilica della Madonna della Salute

 

Is 63,7-9; Rom 8,28-30; Gv 2,1-11

 

Venezia, 21 novembre 2008

 

Omelia del Cardinale Angelo Scola, Patriarca

 

 

 

1. «O Vergine, Madonna della Salute’ Tu sei l’immagine di ciò che Dio compie in chi a Lui si affida». La preghiera per lo scioglimento del voto contiene tutto il significato del nostro gesto. Decine di migliaia di persone ‘ tra cui ieri sera una schiera assai nutrita di giovani ‘ accompagnata dalle autorità religiose civili e militari, dalle Nove congregazioni del clero, dai canonici, dalle Confraternite e da numerose aggregazioni ecclesiali, sono oggi convenute ‘ ed il pellegrinaggio continuerà nei prossimi giorni – in questa celebre basilica del Longhena per compiere un atto di affidamento alla Vergine Santissima, qui onorata come la ‘mediatrice di tutte le grazie‘.

 

 

2. Tramite Maria a Gesù. E dal Figlio diletto al Padre. «Questi fu per loro un salvatore  in tutte le angosce. Non un inviato né un angelo, ma egli stesso li ha salvati; con amore e compassione egli li ha riscattati; li ha sollevati e portati su di sé, in tutti i giorni del passato» (Is 63, 8-9). Ciascuno di noi personalmente è oggetto di questa azione di salvezza. Lo è nelle circostanze ‘normali’ di ogni giorno, con il loro carico, spesso sconosciuto ai più, di gioie e di dolori; come lo fu quasi quattro secoli fa nella drammatica eccezionalità delle circostanze che portarono i nostri padri a fare il voto pubblico alla Vergine, Capitana da mar.

 

 

3. «Non hanno più vino» (Gv 2,2). A Maria, già figura della Mater Ecclesia che si prende cura ed intercede, sembra non sfuggire nessun bisogno dell’uomo, neanche quello che la nostra misura giudicherebbe superfluo, come quello del vino buono per giunta al termine di un banchetto. Si rivolge al Figlio perché lo colmi. La richiesta appare singolare perché Maria non ha ancora visto nessun miracolo esterno. L’Evangelista nota che quello di Cana fu il primo miracolo. Ma a lei basta sapere che a Dio nulla è impossibile. Gesù ‘ già teso al miracolo per eccellenza , quello della Sua morte e risurrezione da croce – afferma: «Non è ancora giunta la mia ora» (Gv 2,4). In un primo tempo resiste. Non intende essere forzato nel ruolo di ‘taumaturgo’ (operatore di miracoli), di cui invece da quel momento il popolo, spudoratamente insaziabile, lo caricherà in continuazione. Ma alla fine cede alle parole della Madre. Sempre l’affidamento a Maria è per la libertà di noi creature, un buon investimento. Così la Vergine dirige i servitori nell’obbedienza a Lui: «Fate quello che vi dirà» (Gv 2,5). La forza di Maria è la fede. «A Cana Maria appare come credente in Gesù: la sua fede ne provoca il primo ‘segno’ e contribuisce a suscitare la fede nei discepoli» (Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater 21).

 

 

4. Raramente viene sottolineato un dettaglio significativo: Giovanni dice laconicamente che i servi dopo aver riempito le giare fino all’orlo, nell’atto di mescere, versavano vino. L’evangelista non descrive quindi il segno miracoloso in se stesso, ma nel gesto obbediente dei servitori del banchetto che compiono fedelmente l’ordine ricevuto. Sono quindi gli addetti al servizio del banchetto di festa i testimoni autorevoli di quanto si compie. E si compie proprio attraverso l’umile esecuzione del loro servizio. Nell’obbedienza al compito a loro affidato diventano trasparenti di quanto un Altro compie, attraverso di loro.

 

Qui è racchiuso il denso significato della missione del cristiano e, nell’ottica credente, di ogni umano compito.

 

Questa missione, che è solo testimonianza oggettiva del Salvatore, si gioca nel qui ed ora della storia. Così, riuniti in questa basilica, noi affidiamo a Maria il nostro quotidiano. Sentiamo farsi sempre più pesante la preoccupazione per una crisi di cui non vediamo lo sbocco. Taluni anzi affermano che è in atto ben più di una crisi. Parlano di una mutazione radicale che interesserà tutto il sistema di vita personale ed associato, dall’economia, alla politica, alla socialità e alla cultura.

 

Cosa diventa, allora, la testimonianza per chi, affidandosi a Maria, crede nell’articolato disegno del Padre di cui ci ha parlato la Seconda Lettura [«quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati» (Rm 8,30) ]?

 

Spero che questa crisi possa mettere in moto un ripensamento dei nostri stili di vita orientandoli verso una sobrietà che sappia usare con distacco tutti i beni materiali e spirituali. Il che non significa rinunciare agli standard che abbiamo raggiunto, ma praticarli in modo sobrio, consapevoli che non siamo da soli nel mondo. E la strada che conduce a questo è la solidarietà. So bene che per affrontare la questione della fame nel mondo servono riforme strutturali e di sistema, ma c’è anche un’energia che ciascuno di noi deve mettere in campo. Non credo, per esempio, che sia un gesto sentimentale, quando ci si siede a tavola, dire una preghiera per i bambini che non hanno da mangiare e rinunciare a qualcosa per loro. Perché questo umile esercizio ti costringe ogni giorno a fare i conti con la realtà. Non dovremmo mai dimenticarci che tutto ciò che abbiamo ci è dato in uso: il denaro è uno strumento, non un fine. «Chi costruisce la sua vita su queste realtà [] ‘ ci ha ricordato senza mezzi termini il Papa – costruisce sulla sabbia. Solo la Parola di Dio è fondamento di tutta la realtà’ Realista è chi costruisce la sua vita su questo fondamento che rimane in permanenza…». (Benedetto XVI, 6 ottobre 2008, alla recita  dell’Ora media al Sinodo).

 

Inoltre, nel presente frangente storico, tutti i responsabili della cosa pubblica eletti dal popolo, al governo o all’opposizione, sono chiamati a mostrare il volto di un autentico stato democratico attento al bene di tutta la società civile. Lo Stato non può sottrarsi ad un intervento di emergenza, necessario per interrompere la catena della crisi. E si registra una buona concordia nell’affermare che a questo intervento non sembra esserci alternativa, fosse solo perché lo Stato ha il monopolio del prelievo fiscale coercitivo. Quel che si pone è senza dubbio un problema di efficienza, che ha però un imprescindibile risvolto etico di equità. Qualunque crisi, infatti, è costosa da riassorbire. Allora l’intervento pubblico riguarderà per forza di cose l’interrogativo circa il chi e il come verranno sostenuti i costi della crisi. Un ‘buon’ intervento dello Stato saprà distribuirli, nel tempo e fra i diversi gruppi di cittadini, meno iniquamente di quanto sarebbe accaduto per l’effetto diretto della crisi. In una parola: si deve evitare che la crisi venga scaricata sugli anelli deboli della società civile.

 

Mi pare molto efficace in proposito il recente pronunciamento dei Vescovi americani: «Come pastori e vescovi noi vediamo le gravi conseguenze umane e morali della crisi: molte persone stanno perdendo un senso di speranza e di sicurezza». E si riferiscono nel contesto statunitense a difficoltà molto concrete: perdita della casa, del lavoro, delle cure mediche, caduta nella povertà di intere famiglie, oblìo dei più bisognosi. Fatte le debite distinzioni, questo criterio deve valere anche per il nostro Paese, per il nostro territorio veneto e per la nostra Venezia.

 

 

5. «E i suoi discepoli credettero in Lui» (Gv 2,11). Il miracolo di Cana viene narrato soprattutto dal punto di vista dei discepoli. Come se – lascia intendere Giovanni – solo essi, ad imitazione di Maria, si fossero lasciati sfidare fino in fondo dalla Sua Presenza salvifica, affidandosi totalmente a Lui. E non a caso affidandosi agli eventi della salvezza in compagnia di Maria sono diventati testimoni autorevoli.

 

È così anche per noi oggi, pro-vocati a credere in Gesù per vedere, udire, gustare in ciò che avviene (in tutte le circostanze, i rapporti, i processi storici’) la manifestazione della gloria della Sua umanità.

 

La Vergine Santa ci conceda di restare immersi nella realtà, per vedere come in essa si dispiega il disegno amoroso del Padre di Gesù Cristo e Padre nostro.

 

A questo ci aiuti la Visita Pastorale. Senza temere la nostra debolezza, chiediamo alla Madonna della Salute non solo la salute del corpo ma anche quella del cuore e dello spirito. Amen.