Festa della Madonna della Salute
Omelia del vescovo ausiliare mons. Beniamino Pizziol
(Venezia, domenica 21 novembre 2010 – ore 10.00)
Desidero salutare – anche a nome del Patriarca Angelo, impegnato a Roma nel Concistoro dei cardinali con il Papa – tutti i fedeli, qui convenuti, nonostante la pioggia e l’acqua alta.
Saluto il Signor Sindaco, Sua Eccellenza il Prefetto, i rappresentanti della Regione, della Provincia e del Comune, le autorità civili e militari, il Capitolo Patriarcale, i presbiteri, i diaconi, i religiosi e le religiose.
Siamo venuti in pellegrinaggio alla Madonna della Salute per adempiere il voto che i nostri padri hanno compiuto di fronte alla dolorosa prova della peste che aveva minacciato di distruggere la nostra amatissima città di Venezia, circa 4 secoli fa.
Questo voto è iscritto nel nostro patrimonio, di fede e di tradizione; esso provoca ogni battezzato e ogni cittadino a uscire dalla propria casa, dal proprio perimetro sociale e culturale, per ritrovarsi insieme, (come una moltitudine immensa), davanti alla Madre di Gesù per invocare la sua potente intercessione presso suo Figlio, che amorevolmente tiene tra le braccia.
Anche oggi desideriamo vivere questo evento di fedeltà e di grazia nel pellegrinaggio, nella preghiera, nella celebrazione dell’Eucaristia illuminata e sostenuta dalla Parola di Dio che abbiamo proclamato e accolto con il cuore e la mente.
Le parole del profeta Isaia vanno collocate dentro la visione che si presenta agli ebrei di ritorno dall’esilio di Babilonia: la capitale versa in totale rovina, il tempio profanato e semidistrutto, i campi incolti, le strade cancellate dall’inclemenza del tempo.
Forse una visione analoga possono aver sperimentato i nostri padri, le autorità politiche, religiose, i cittadini, negli anni drammatici della peste.
Dinanzi a questa situazione il profeta intende ricordare i benefici del Signore e la grandezza della sua misericordia.
Un ricordo che non è rievocazione nostalgica di eventi passati, ma è ‘memoriale’, come l’azione eucaristica che stiamo celebrando, esso è garanzia e attuazione dell’intervento di Dio sulla nostra storia travagliata: ‘Fu per loro un Salvatore in tutte le loro tribolazioni‘ (Is 63).
Nella seconda lettura l’apostolo Paolo, in poche battute condensa gli elementi essenziali del piano divino della storia.
Decisiva è l’espressione: ‘Tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno‘. (Rm 8,28)
Dio è pensato come colui che agisce per il bene in tutte le cose, anche nelle molteplici situazioni di sofferenza e di prova in cui si trovano i credenti.
L’ultima parola sul senso della vita (nella duplice accezione di significato e di direzione), non è dunque il dolore, piuttosto la fiducia nell’intervento liberatorio di Dio.
Questa fiducia ha guidato i nostri padri nel compimento del voto che oggi noi intendiamo onorare e nella decisione di costruire questa splendida Basilica.
Entriamo ora nel cuore della narrazione evangelica, di questo singolare sposalizio avvenuto a Cana di Galilea.
Un racconto che ci è noto fin dagli anni della nostra fanciullezza e che tante volte abbiamo ascoltato dalla voce dei nostri genitori, catechisti e sacerdoti.
Vogliamo oggi, in questa festa mariana, porre il nostro sguardo sulla persona della Madre di Gesù.
In questa icona giovannea, dopo Gesù, Maria è la persona più importante.
La Madre appare nel vangelo di Giovanni all’inizio della vita pubblica del Figlio e alla fine, sempre nel contesto dell”ora’, perché ella prima e più di tutti partecipa alla passione-glorificazione del Figlio.
Al banchetto cui è invitata, Maria è la prima ad accorgersi della mancanza di vino. Il suo intervento è ricco di sensibilità e delicatezza: dirà ‘Non hanno vino‘, mettendosi subito dalla parte delle persone invitate alle nozze.
Risuonano nel suo atteggiamento alcuni tratti tipici del genio femminile: la capacità di osservare, la disponibilità a immedesimarsi nelle situazioni nuove, l’attitudine a prendersi cura.
Le parole che ella rivolge ai servi la collocano in una riverente dipendenza dal Figlio: ‘Qualsiasi cosa vi dica, fatela‘. Queste parole, secondo Giovanni Paolo II, possono essere considerate il suo testamento spirituale.
Queste stesse parole oggi Maria, la Madonna della Salute, le rivolge a ciascuno di noi e a tutti noi: ‘Qualsiasi cosa vi dica, fatela’.
Le scritture che abbiamo meditato ci invitano a fare memoria dei benefici del Signore e della grandezza della sua misericordia, ci ricordano che Dio agisce per il nostro bene sempre, anche quando attraversiamo l’ora della sofferenza e della prova.
Supplichiamo Maria, la Madre di Gesù, perché anche oggi sappia prendersi cura dei nostri fratelli e delle nostre sorelle che sono provati dal venir meno della salute del corpo e dello spirito, e che oggi hanno chiesto a me, Vescovo, e a voi, di portarli nel cuore davanti a questa cara e antica immagine della Madonna della Salute.
Il cristiano guarda realisticamente alla malattia e alla morte, ma non considera il dolore una pura perdita, non tenta fughe illusorie, né si limita a subirlo fatalisticamente.
Da una parte mette in opera tutte le risorse per eliminare la malattia e il dolore, per liberare se stesso e gli altri. Dall’altra trova nella sofferenza una occasione privilegiata di crescere in umanità.
Se non gli è possibile guarire, cerca di vivere egualmente, non si limita a sopravvivere. Affronta la situazione con coraggio e dignità; mantiene la speranza, il gusto dell’amicizia e delle cose belle; mentre sperimenta nella malattia la propria impotenza, l’uomo di fede riconosce di essere radicalmente bisognoso di salvezza.
Si affida totalmente a Dio, imita Gesù Cristo e lo sente personalmente vicino.
[Ma nella prospettiva di un rispetto incondizionato della persona desideriamo indicare alcune particolari attenzioni.
I diversamente abili devono essere accolti e inseriti il più possibile nel vivo delle relazioni familiari, ecclesiali e sociali.
Gli anziani vanno apprezzati per la loro esperienza e aiutati con un’adeguata assistenza e con iniziative capaci di suscitare il loro interesse.
Meritano grande considerazione le professioni degli operatori sanitari, compiute in spirito di servizio, l’impegno per umanizzare le istituzioni, la generosa attività del volontariato e ogni presenza amica accanto a chi soffre.]
Papa Benedetto XVI, in un recente messaggio alla Conferenza internazionale sulla Pastorale della Salute, ha scritto: ‘La giustizia sanitaria è un impegno che deve rientrare nell’agenda dei governi e delle organizzazioni internazionali’.
In questo momento mi sento di dover ringraziare tutti gli ammalati, spesso molto gravi, che il Patriarca e i suoi collaboratori hanno incontrato e incontrano durante la Visita Pastorale, ringraziare loro e le persone che si prendono cura di loro per la bella testimonianza di fede e di amore che danno alle nostre comunità ecclesiali e civili.
In conclusione di questa omelia, desidero a nome del Patriarca Angelo, annunciare ufficialmente la Visita di Papa Benedetto XVI ad Aquileia e a Venezia. Nella lettera pastorale intitolata ‘Tu conferma la nostra fede’ che sarà consegnata a tutti, al termine della Santa Messa, il nostro Patriarca ci spiega il significato profondo di questa visita, e ci indica il modo con cui prepararci, offrendoci anche una preghiera che ci accompagnerà durante tutto il tempo della preparazione a questo evento. Ecco le sue parole:
‘Carissimi, la visita del Santo Padre è un dono che, come ogni dono, suscita una risposta grata. Una risposta che chiede responsabilità. Al senso di responsabilità di ciascuno singolarmente preso, di tutte le comunità cristiane, di tutte le associazioni ecclesiali e civili, di tutte le istituzioni mi affido perché questa straordinaria occasione sia preparata fin nei minimi particolari. Il Papa ci trova in cammino e, ne sono certo, ci lascerà in eredità nuove possibilità di crescita personale, ecclesiale civile’.
Di cuore porgo a tutti la mia benedizione e il mio affettuoso saluto. Amen!