Omelia nel Duomo di S. Lorenzo di Mestre in occasione della festa del patrono S. Michele (29 settembre 2010)
29-09-2010

Omelia del vescovo ausiliare mons. Beniamino Pizziol

 

per la festa di San Michele

 

(Mestre, mercoledì 29 settembre 2010 – ore 18.30)

 

 

In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo‘. (Gv 1,51)

 

 

 

Questo versetto conclusivo del santo Vangelo che abbiamo appena ascoltato sembra quasi slegato rispetto alla narrazione precedente, si tratta invece di un racconto unitario scandito dal diverso significato del verbo vedere.

 

Per tre volte viene usato il verbo vedere nell’accezione di scorgere, notare, intravedere, quasi una prima visione superficiale,  subito dopo viene utilizzato un secondo verbo che in italiano possiamo tradurre con ‘fissare lo sguardo degli occhi, ma anche del cuore e della mente, in una parola, contemplare’.

 

È la Parola di Gesù capace di aprire i nostri occhi alla visione del mistero, come è successo ai due di Emmaus: ‘Si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero‘. (Lc 24.31)

 

Solo con la grazia di questa vista possiamo, oggi, contemplare il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo. Gli angeli rappresentano lo spazio intermedio tra il cielo di Dio e la terra degli uomini.

 

A ciascuno di noi, il Signore, affida un angelo personale per accompagnarci e custodirci nel nostro faticoso cammino ‘Egli per te darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutte le sue vie‘ (Sal 11,11), ma anche per aprirci continuamente alla contemplazione del cielo.

 

Gli angeli sono un dono della bontà infinita di Dio, e come recita la preghiera che abbiamo imparato fin da piccoli: agli angeli siamo stati affidati dalla pietà celeste per essere illuminati, custoditi e guidati.

 

Con questo sguardo del cuore e della mente contempliamo ora la visione che ci viene proposta dal libro dell’Apocalisse:

 

Scoppiò una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme ai suoi angeli, ma non prevalse ‘ fu precipitato sulla terra e con lui anche i suoi angeli.’ (Ap 12,7.9)

 

Noi uomini moderni, credenti o non credenti, siamo tentati di relegare questa visione giovannea nel campo dell’immaginario irreale, dell’apocalittico inteso nel senso di catastrofico, disastroso e terribile. In realtà i destinatari di questo messaggio, vissuti alla fine del I secolo dopo Cristo, lo sentono come un messaggio di conforto, di speranza e di liberazione.

 

La comunità cristiana si trova a oscillare tra due situazioni contrapposte.

 

La prima è una situazione di confronto aperto con un potere politico assolutistico che si imponeva dall’esterno, mentre all’interno vi erano cristiani che si erano lasciati andare assumendo atteggiamenti e comportamenti ambigui, cadendo in un sincretismo gnosticizzante. La presenza del male è fuori e anche dentro la comunità.

 

La seconda situazione è contrassegnata dalla constatazione della salvezza già avvenuta nella morte e risurrezione di Gesù, fonte di speranza e di consolazione.

 

In questo contesto si riesce a comprendere la funzione e il compito dell’arcangelo Michele nella lotta contro il drago, il serpente antico, colui che seduce tutta la terra abitata. Già il significato del nome ci dice il compito: il nome significa ‘chi come Dio?’.

 

La seduzione del maligno nei confronti dei contemporanei di Giovanni era quella di tentarli a fare a meno di Dio, di vivere come se Dio non esistesse e ancora più grave, di sostituirsi a Dio, in un narcisistico delirio di onnipotenza, come poteva capitare all’Imperatore considerato un Dio.

 

Il nome di Michele diventa allora un grido contro chi presume di farsi eguale a Dio.

 

Questo grido che ci viene dall’arcangelo Michele, resta quanto mai attuale, anche se le situazioni sociali e religiose sono diverse rispetto a quelle delle comunità giovannee.

 

Michele è l’arcangelo che insorge contro il male, in qualsiasi forma esso si presenti, visibile o nascosta, egli è il difensore degli amici di Dio.

 

È lui che secondo la tradizione precederà il momento della risurrezione finale e sarà al nostro fianco nell’ora del giudizio.

 

San Michele, tenendo conto dell’evoluzione storica di Mestre e delle circostanze attuali, diventa allora il patrono principale di Mestre accanto e insieme a tutti i santi patroni delle altre comunità parrocchiali del territorio mestrino.

 

È un patrono scelto più che ereditato, simbolo e protettore di una Mestre che lavora, di una Mestre vitale e dinamica, ricca di fede, aperta alla solidarietà.

 

 

Vorrei ora esprimere parole di gratitudine e di riconoscenza verso tutti i cittadini di Mestre, le Autorità Civili e Militari qui presenti, i confratelli presbiteri, i diaconi, i religiosi, le religiose e tutti i fedeli laici.

 

Si tratta di una gratitudine dovuta a tutto quello che è stato fatto per Mestre in questi ultimi decenni.

 

Negli anni ’70 esercitavo il mio ministero a Mestre, nella parrocchia di San Lorenzo Giustiniani, alla Cipressina, e facevo lezione ai ragazzi delle medie in un garage.

 

Ma se ora ci lasciamo trasportare sulle ali dell’arcangelo Michele e guardiamo con gli occhi del cuore e della mente, tutto il territorio di Mestre, riusciamo anche a capire il doveroso senso della mia gratitudine tutt’altro che formale.

 

Scopriremo, prima di tutto, una attenzione costante e quotidiana per le persone più povere attraverso l’azione di decine di volontari presso le mense di Ca’ Letizia, dei Padri Cappuccini e dei Padri Somaschi; noteremo la cura premurosa e intelligente rivolta a centinaia di anziani attraverso ben 4 centri intitolati a mons. Valentino Vecchi, parroco del Duomo che molto ha operato per la trasformazione di questa città, il cui testimone è stato accolto dagli altri parroci che gli sono succeduti e ancora il recupero di tanti giovani tossicodipendenti e l’accoglienza dei minori stranieri da parte della Caritas e del Centro don Milani.

 

Come non notare, per la loro bellezza e modernità, le strutture di eccellenza sanitarie e socio-sanitarie, pubbliche e private, che sono il vanto di questo territorio: l’Ospedale all’Angelo, Villa Salus, il Policlinico San Marco, il Centro Nazareth, S. Maria del Rosario, la Residenza Contarini alla Gazzera’

 

Come non apprezzare la ‘nuova‘ piazza Ferretto, piazzale Candiani e la piazzetta accanto alla Torre liberata?

 

Come non immaginare con trepidazione, ma già con sufficiente realismo, la costruzione del Museo del ‘900 e il nuovo insediamento nell’area dell’ex ospedale di Mestre?

 

E come non accorgersi della solerzia e della lungimiranza dei nostri sacerdoti, che si prendono cura quotidianamente di tutte le persone e di tutta la persona, mediante un generoso e tenace impegno evangelico, sia attraverso i patronati aperti ai ragazzi, ai giovani e alle famiglie, sia nella promozione culturale con la Fondazione del Duomo, il Centro Kolbe e gli altri centri culturali, – ricordiamo la recente inaugurazione del nuovo organo nella chiesa di Santa Rita, tra i 10 più grandi d’Italia. Ma quante altre cose potremmo osservare volando da Porto Marghera all’aeroporto di Tessera, passando per il parco di San Giuliano’

 

Ma ritornati al suolo ci accorgiamo che ancora molto c’è da fare, per sconfiggere i mali della prostituzione, della droga, della difficoltà economica di tante famiglie, della perdita del lavoro, della disoccupazione giovanile, senza dimenticare anche la preoccupazione per il crescente inquinamento che chiede di assumere nuovi stili di vita a livello personale e collettivo.

 

L’intercessione e la protezione di san Michele ci saranno sicuramente di conforto e di stimolo, ma l’arcangelo provoca la responsabilità e l’impegno di tutti, nella ricerca del bene comune, attraverso una ‘amicizia civica‘, come la definisce il nostro patriarca Angelo, tra tutti coloro che hanno il compito di amministrare, governare e promuovere questo territorio, secondo la distinzione dei compiti, delle funzioni e degli uffici.

 

E concludiamo personalizzando la preghiera di colletta che abbiamo fatto all’inizio della S. Messa:

 

O Dio che chiami gli angeli e gli uomini a cooperare al tuo disegno di salvezza, concedi a noi pellegrini la protezione dell’arcangelo Michele, che in cielo sta davanti a te per servirti e lodarti e in terra ci difende dalle insidie e dai pericoli.

 

Proteggi la città di Mestre, donale uomini e donne capaci di impegnarsi con generosità e intelligenza nella ricerca del bene comune per costruire insieme una società nuova aperta alla partecipazione e alla fraternità universale‘.

 

Amen!