Omelia nel 300° anniversario della fondazione del seminario di Pordenone(17 giugno 2004 - Pordenone)
17-06-2004

DIOCESI DI CONCORDIA-PORDENONE
300° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL SEMINARIO
17 giugno 2004

Santa Messa Votiva della Ss.ma Eucaristia

OMELIA DI S.E.R. ANGELO CARD. SCOLA, PATRIARCA DI VENEZIA

Eccellenza Reverendissima,
Cari fratelli nel sacerdozio,
Autorità civili e militari e tutti Voi che avete voluto partecipare alla celebrazione del 300° anniversario della fondazione del Seminario diocesano.

Per l’odierna celebrazione è stata giustamente scelta la liturgia della Messa Votiva della Ss.ma Eucaristia. Il mistero eucaristico, infatti, racchiude in sé tutto il bene spirituale della Chiesa e in particolare costituisce l’orizzonte proprio del ministero ordinato.
Nelle parole di Gesù durante l’ultima cena – «Prendete, questo è il mio corpo (‘) Questo è il mio sangue, il sangue dell’Alleanza, versato per molti» – che il Santo Vangelo ci ha riproposto, risuona l’origine del nostro essere sacerdoti. Pro multis: la stessa missione di Cristo che nella Sua morte e risurrezione riconcilia tutti gli uomini con il Padre ne è il fondamento. Per opera dello Spirito questa missione del Crocifisso Risorto viene rappresentata sacramentalmente ‘ cioè resa di nuovo e sempre presente in forza del sacramento ‘ perché possa raggiungere ogni uomo di ogni tempo.
Alla luce del mistero eucaristico il sacerdote impara quotidianamente che nulla è più lontano dalla sua vocazione che la vana ed illusoria pretesa di sostituire Gesù, l’Insostituibile. Noi sacerdoti, anche quando agiamo in persona Christi, non siamo chiamati a sostituire Gesù, ma a renderLo presente, oggettivamente accessibile alla fede cristiana. La natura di popolo santo della Chiesa ne viene eminentemente potenziata. Il ministero ordinato, infatti, è in funzione della vita del popolo di Dio, perché i fedeli possano partecipare quotidianamente all’evento della salvezza, e solo per questo. Qualunque altra considerazione non può che essere secondaria.
Nel ministero dell’insegnamento, in quello della santificazione e in quello della guida della comunità cristiana ‘ i tria munera ‘ si snoda questo compito rappresentativo che chiede a ciascuno di noi un abbandono fiducioso e libero all’opera della grazia. «Non per i nostri meriti, ma per la ricchezza del Tuo perdono», recita il Canone romano.
Qual è il frutto visibile dell’opera di salvezza che Gesù, il Crocifisso Risorto, genera lungo la storia? È lo stesso Popolo di Dio, il popolo cristiano, la Chiesa. Le parole di san Paolo nella Prima Lettura lo dicono esplicitamente: «Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo». Dall’Eucaristia, l’unico Pane, scaturisce l’unità della Chiesa, l’unità che è la Chiesa. Dalla convocatio Dei, che è sempre eucaristica, nasce la congregatio Dei: la comunione sensibilmente espressa nello spazio e nel tempo. Essere ministri dell’Eucaristia significa, quindi, essere ministri della comunione ecclesiale, essere stati presi a servizio della comunione che è la Chiesa. La memoria dei Santi Martiri Donato, Secondiano, Romolo e compagni, di cui celebriamo il XVII° centenario, ci aiuta ad approfondire questa verità. Racconta la ‘passio’ che i martiri furono sorpresi dopo che a un gruppo di catecumeni era stato amministrato il battesimo. Non si edifica, infatti, la Chiesa senza offrire la propria vita, senza partecipare, secondo la forma che Dio stesso ci chiederà, al ‘battesimo’ della Pasqua del Signore, la Sua morte in croce e risurrezione.
Tutta la vita e tutto il ministero del presbitero hanno come scopo quest’edificazione del Corpo di Cristo, quest’educazione alla comunione. Da essa poi, con le debite distinzioni, scaturisce per i cristiani l’operosa capacità di generare una vita buona ad un tempo personale e sociale. Essi danno così il loro contributo, nel rispetto di un sano pluralismo, all’edificazione della società civile attraverso la partecipazione ad una democrazia sostanziale. Di questa ha più che mai bisogno la nostra Europa. Purtroppo gli eventi di questi ultimi anni rivelano spesso nei cittadini e nelle nazioni europee un’attitudine che fa pensare allo sconsolante verso del poeta Eliot: «Siamo uomini impagliati» , spenti, incapaci di quel nerbo che edifica la pace nella verità, nella libertà, nella giustizia e nell’amore.
Ma dove, se non nella comunione organica dei suoi presbiteri, il popolo può vedere questa novità radicale che documenta nel presente il trionfo del Crocifisso Risorto? La carità pastorale incomincia proprio dall’umile e grato riconoscimento dell’unità che lega i presbiteri tra loro e con il loro Vescovo nella pluriformità di espressioni, frutto della variegata risposta che la storia, le circostanze, e i temperamenti offrono alla multiforme grazia dello Spirito.
Eucaristia-comunione: ecco il cardine del nostro ministero, anzi ecco il cardine della Chiesa stessa. Ciascuno di noi è stato chiamato e afferrato da Cristo stesso ma pro Corpore Eius quod est Ecclesia (Col 1, 24).
La Vergine Santissima rinnovi in noi ogni giorno la consolazione che deriva dall’offerta della nostra vita per l’appassionata rigenerazione del popolo santo di Dio delle terre del Nord-Est. Amen