Omelia e preghiera in occasione della messa e processione eucaristica del Corpus Domini (Venezia, 18 giugno 2006)
18-06-2006

Corpus Domini 2006
San Marco 18 giugno 2006

Fratelli e sorelle carissimi,
ci siamo raccolti per celebrare la festa del Santissimo Corpo e Sangue del Signore. La liturgia della Chiesa, dopo aver celebrato, dall’Avvento a Pentecoste, gli eventi salvifici della vita di Gesù ‘ la sua nascita terrena, la sua morte e risurrezione e il dono del suo Spirito – oggi sosta sull’Eucaristia, il ‘mistero della fede’ per eccellenza: e vi sosta per ravvivare la propria fede, per contemplare e per adorare.
Il brano evangelico che abbiamo appena ascoltato (Mc 14,12-16.22-26), ha narrato l’evento dell’istituzione dell’Eucaristia nel contesto della cena pasquale ebraica. Questa faceva memoria dell’evento centrale della storia del popolo ebraico: la liberazione dalla schiavitù in Egitto e la pattuizione dell’Alleanza fra Dio e il popolo eletto, ai piedi del Sinai (Es 24,3-8). La cena ebraica, facendo memoria dei fatti che hanno segnato per sempre la storia del popolo ebraico, apriva alla speranza d’una futura salvezza messianica.
Gesù, istituendo l’Eucaristia proprio nella cena pasquale ebraica, proclama che la speranza di Israele è giunta ormai al compimento: la salvezza che egli attendeva veniva a compimento nel sacrificio di Gesù e nella sua risurrezione.
Gesù, istituendo l’Eucaristia, nei segni sacramentali del pane e del vino, anticipa l’offerta del suo corpo e del suo sangue che il giorno dopo sarebbe stata consumata sulla croce. In tal modo attesta che proprio la Croce è la Nuova Alleanza, sancita, non più nel sangue di capri o di agnelli come l’Antica, ma nel sangue del suo sacrificio (Eb 9,11-15).
L’Eucaristia è quindi realmente il sacrificio della Croce ‘velato’ nei segni sacramentali del pane e del vino. E’realmente la croce di Gesù di Nazaret: la croce ‘gloriosa’ di Gesù, perché il Crocifisso è risorto ed ora intercede a nostro favore. mostrando al Padre i segni dei chiodi nelle mani e della lancia nel costato.
Essa è perciò una bella notizia di speranza per il mondo intero. Diceva Giovanni Paolo II: ‘Siamo uomini e donne di un’epoca straordinaria, tanto esaltante, quanto ricca di contraddizioni. L’umanità possiede oggi strumenti d’inaudita potenza: può fare di questo mondo un giardino, oppure ridurlo a un ammasso di macerie’.
Però, nel cuore di questa nostra storia, in cui talora il Male, nelle sue diverse manifestazioni ‘ la negazione di Dio, le ingiustizie e le violenze, le guerre e il terrorismo ‘ sembra avere il sopravvento, viene continuamente celebrata l’Eucaristia: in essa la Chiesa professa la sua fede che, a fronte del male del modo, sta la Croce di Gesù che lo domina e lo sconfigge.
L’Eucaristia è il giuramento di Dio che né il male né la morte avranno il sopravvento sull’uomo che Dio ama al punto da dare per lui il Figlio: niente infatti potrà mai separarci dall’Amore di Dio che si rivela nella Croce del Signore Gesù.
A conferma di questo i Vangeli ci narrano che il dono dell’Eucaristia da parte di Gesù si colloca fra il tradimento di Giuda e il triplice rinnegamento di Pietro: cioè nel cuore di una comunità di peccatori. Potremmo dire che l’Eucaristia è la sfida di Dio a fronte della debolezza e del peccato dell’uomo. Dio porterà a compimento la sua promessa eucaristica perché Dio è fedele.
Dobbiamo confessare che Dio Padre non poteva farci dono più grande, perché nell’Eucaristia ci dona Gesù e Gesù, il Figlio, per Dio Padre è tutto.
Questo è oggi per noi fondamento di sicura speranza di fronte al male del mondo.
Certo tutto questo richiede da parte nostra una risposta: la risposta della libertà che accoglie il dono e lo testimonia nella vita di tutti i giorni.
Gesù ha scelto come luogo della sua presenza sacramentale il pane e il vino. Perché proprio il pane e il vino? Perché vuole che noi ‘ci nutriamo’ del suo corpo e del suo sangue. E nutrendoci di Lui, formiamo con Lui una cosa sola.
Questa mirabile unità però domanda di tradursi in gesti di vita quotidiana che rendano testimonianza all’amore di cui l’Eucaristia è il segno supremo.
Eucaristia e carità (e solidarietà, e condivisione con il fratello bisognoso di aiuto spirituale o materiale, di accoglienza ecc..) sono una unità inscindibile: lo aveva ben compreso San Paolo quando affermava che proprio perché mangiamo lo stesso pane, noi formiamo un unico corpo. E per questo rimproverava i cristiani di Corinto che, proprio in occasione della Eucaristia, ponevano atti di divisione fra ricchi e poveri, dentro la stessa comunità.
La grande tradizione ci insegna che la Chiesa, nata dal Battesimo, si nutre e cresce intorno all’Eucaristia, da cui trae anche la sua norma di vita.
Al termine della celebrazione della Santa Messa, noi usciremo processionalmente da questa basilica, simbolicamente entrando nelle strade del mondo: è come il segno dell’impegno che ci assumiamo, ogni qual volta celebriamo l’Eucaristia, di testimoniare nella vita familiare, ecclesiale e sociale quell’amore e quella pace di cui l’Eucaristia è il segno più grande.

PREGHIERA PRIMA DELLA BENEDIZIONE EUCARISTICA
(in Piazza S. Marco ‘ 18 giugno 2006)

Signore Gesù, Figlio di Dio e nostro fratello,
unico salvatore donato a noi dal Padre,
tu hai preso dimora nell’uomo
e cammini in noi sulle strade, talora disperate,
della nostra storia:

Tu sei stato rifiutato e crocifisso
ma non ti sei mai dissociato da noi.
Tu vivi in ogni uomo,
soffri e muori con noi;
da noi ti lasci trascinare nella notte,
mai peccatore, ma carico del peccato di tutti.
Tu moristi sulla croce gridando: ‘Dio mio, Dio mio,
perché mi hai abbandonato?’.
Ma il Padre non ha lasciato
che tu vedessi la corruzione
e ti ha risuscitato.

Ora, presente in mezzo a noi nell’Eucaristia,
guarda alla nostra città,
amala come amasti Gerusalemme e salvala.
Fa’ che siamo una città
solidale e fraterna,
che ha cura dei più deboli
e non rifiuta i più diseredati.

E concedi a questa Chiesa
e a tutti i credenti in te
di testimoniarti mediante l’amore e la solidarietà,
nella fatica di ogni giorno,
anche nelle situazioni più difficili
con coraggio forte e mite,
perché il mondo creda. Amen.