Omelia durante l'azione liturgica della Passione nel Venerdì santo (Venezia, 21 marzo 2008)
21-03-2008

Venerdì Santo 2008

 

San Marco, 21 marzo 2008

 

Venerato Patriarca, Pastore e Padre di questa Chiesa,

fratelli e sorelle carissimi,

oggi la Chiesa non celebra l’Eucaristia, ma ci raccoglie intorno al mistero della Croce del Signore, proclamato nel vangelo di Giovanni. Noi siamo però consapevoli che l’evento della passione e morte di Gesù sarà ‘compiuto’ solo nella sua Risurrezione. Il mistero cristiano della Croce è indisgiungibile dalla Risurrezione del Signore: due facce dell’unico mistero di salvezza..

 

Siamo consapevoli anche di un’altra verità: la croce non è solo l’approdo, la fine della vita di Gesù, ma è la sua pienezza nell’amore. Dice l’evangelista Giovanni che Gesù: ‘avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine‘ (Gv 13,1). La croce è pienezza di amore; l’obbedienza filiale di Gesù, provata nel crogiolo bruciante della sofferenza, è amore. Noi siamo salvati dall’amore di Cristo, che è l’epifania dell’amore del Padre.

2. Abbiamo ascoltato la proclamazione delle Sante Scritture.

La prima lettura, tratta da profeta Isaia (Is 52,13-53,12), ci ha presentato il Santo Servo del Signore che porta su di sé la pena del peccato del mondo. Dice di lui il profeta: ‘non ha apparenza né bellezza/ per attirare i nostri sguardi’ Disprezzato e reietto dagli uomini,/ uomo dei dolori che ben conosce il patire,/ come uno davanti al quale ci si copre la faccia’Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, /si è addossato i nostri dolori;’Egli è stato trafitto per le nostre colpe,/ schiacciato per le nostre iniquità./ Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;/ per le sue piaghe noi siamo stati guariti’ Il Signore fece ricadere su di lui / l’iniquità di noi tutti./ Maltrattato, si lasciò umiliare/ e non aprì la sua bocca;/ era come un agnello condotto al macello,/ come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,/ e non aprì la sua bocca’/(Però) dopo il suo intimo tormento vedrà la luce’ il giusto mio servo giustificherà molti’Perciò io gli darò in premio le moltitudini   ‘.

 

Questo ‘inno del Servo’ è profezia del futuro Messia sofferente per i nostri peccati: esso proclama il senso della sua espiazione, che però fiorirà nella sua glorificazione.

La seconda lettura, tratta dalla lettera agli Ebrei (4,14-16; 5,7-9), ci ha presentato direttamente il Crocifisso risorto come ‘sommo sacerdote’ dell’umanità: provato come noi in ogni cosa, ora intercede per noi. ‘Abbiamo un sommo sacerdote grande’Gesù, il Figlio di Dio’Egli è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno. Cristo, infatti, nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono in lui, venne esaudito Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono’.

 

 

Infine abbiamo ascoltato la Passione dl Signore secondo l’evangelista Giovanni. Egli ha proclamato la passione e morte del Signore come il suo ‘innalzamento regale’; a Lui tutti devono volgere lo sguardo per essere salvati: ‘Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me‘ (Gv 12,32). Di fatto dal costato squarciato di Gesù escono sangue e acqua, cioè i sacramenti della salvezza. E lo Spirito che egli effonde, morendo, diventa dono la vita per quelli che credono in lui.

3.Le parole de profeta Zaccaria: ‘Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto‘ (Gv 19,37), richiamate dall’evangelista, proclamano che la croce di Gesù non può considerarsi un evento consegnato al passato: essa sta nel cuore della storia dell’uomo; un evento divinamente attuale, che ci interpella personalmente; e solo guardando con fede a questo evento noi possiamo sperare di avere salvezza. I due bracci della croce sono come le grandi ali della misericordia del Padre che coprono tutta la storia.

Cristo, il Crocifisso che è risorto, porta sempre i segni della sua passione: ora egli sta davanti al Padre e intercede per noi. Nel cuore della storia, della nostra vicenda di fatica e di dolore, nelle nostre guerre, nelle violenze di cui ogni giorno molti popoli fanno esperienza, nei drammi delle nostre ingiustizie che colpiscono soprattutto i più poveri, nel nostro vivere dimentichi di Colui che ci ha creati e da cui tutto a noi viene, sta il Risorto con i segni della passione, il sommo sacerdote che intercede per noi. E dice continuamente al Padre le parole elevate per i suoi crocifissori: ‘Padre, perdona loro, non sanno quello che fanno’.

 

Questo è il fondamento della nostra speranza.

 

 

L’Eucaristia è il segno reale di questa presenza nella storia del Risorto che porta i segni della Passione e sta davanti al Padre a intercedere per noi. Essa ci chiama a una duplice solidarietà.

Innanzitutto a una solidarietà col Crocifisso glorificato nella preghiera di intercessione per la salvezza di tutti gli uomini. Ci esorta a questo anche la liturgia che stiamo celebrando: tra pochi istanti essa si svolgerà in una lunga intercessione per le diverse situazioni della Chiesa e del mondo.

Così anche noi, come ha fatto Abramo per le città dai costumi corrotti, come ha fatto Mosé per il popolo sviato dietro culti idolatrici, dobbiamo unire la nostra intercessione a quella di Gesù per le diverse situazioni del mondo che hanno bisogno di essere salvate.

Poi, oltre all’intercessione, l’Eucaristia ci richiama anche alla solidarietà operosa e concreta con chi è nel bisogno, senza esclusioni legate alla razza o alla religione, aiutando con affettuosa vicinanza chi cammina lontano dalla fede o è nella sofferenza per qualunque motivo, perché Gesù si è fatto solidale con tutti e ci ha detto che ‘qualunque cosa faremo per il più piccolo dei nostri fratelli, l’avremo fatta a lui‘.

4. Subito dopo la preghiera per le grandi necessità del mondo, accoglieremo nella nostra assemblea liturgica la croce del Signore e la onoreremo: ‘Adoriamo la tua croce, Signore”.

 

E ascolteremo i lamenti del Crocifisso: ‘Popolo mio, che male ti ho fatto? In che cosa ti ho provocato? Dammi risposta.

 

Io ti ho guidato fuori dall’Egitto,

 

e tu hai preparato la croce al tuo Salvatore’

 

Ti ho guidato quarant’anni nel deserto,

 

ti ho sfamato con la manna,

 

ti ho introdotto in un paese fecondo,

 

e tu hai preparato la croce al tuo Salvatore…Che altro avrei potuto fare e non ho fatto?”

 

 

5. Alla fine, intoneremo il ‘Padre nostro‘: Il Padre è il riferimento unico di Gesù nella sua passione: è la sua grande certezza, la certezza di essere amato e non mai lasciato solo, pur nella solitudine umana delle più grandi sofferenze. Anche sulla croce il Padre per Gesù è tutto.

Concluderemo la nostra celebrazione comunicando all’Eucaristia, conservata nel tabernacolo dopo la celebrazione di ieri sera. Sarà la nostra unione reale al Crocifisso, ma al Crocifisso glorificato, vivo e sorgente di vita e di forza, ragione di ogni nostra speranza. Proprio come abbiamo cantato durante la celebrazione: ‘Adoriamo la tua Croce, Signore,/ crediamo alla tua risurrezione: dalla tua croce gloriosa viene la gioia e la speranza per tutto il mondo’.