Omelia durante il pellegrinaggio mariano dall’Oratorio della Madonna del Rosario al Santuario di S. Maria Assunta (Olmo e Borbiago di Mira, 8 novembre 2014)
08-11-2014
Pellegrinaggio mariano dall’Oratorio della Madonna del Rosario / Olmo di Mira al Santuario di S. Maria Assunta / Borbiago
 
(Olmo e Borbiago di Mira, 8 novembre 2014)
Omelia del Patriarca mons. Francesco Moraglia
vorrei ringraziare innanzitutto per le belle meditazioni che ci hanno condotto alla celebrazione dell’eucaristia. Con Maria abbiamo pregato Gesù e ora, di nuovo con Maria, cerchiamo di meditare le letture che abbiamo ascoltato.
Il Vangelo di oggi è una bella continuazione della lettera ai Filippesi che abbiamo ascoltato; potremmo dire è il Vangelo della libertà cristiana. Gesù parla del denaro e ne parla come di qualcosa di disonesto… Ma qualcuno di noi potrebbe dire: io il denaro lo guadagno onestamente! E allora, vedete, siamo di fronte ad uno di quei casi in cui la fede, la parola di Dio, stimola la ragione.
Perché Gesù chiama la ricchezza “disonesta” anche quando la ricchezza – il denaro – può essere acquisita onestamente? Gesù ci aiuta sempre ad andare un po’ oltre le nostre domande. Certe volte si sente dire che il primo passo dell’evangelizzazione è suscitare le domande ma io mi chiedo: quali domande? E se già le domande non vadano in qualche modo sorrette, corrette e aperte ad una prospettiva più ampia…
Ritorniamo al Vangelo: Gesù chiama il denaro, anche frutto di un onesto lavoro, “ricchezza disonesta” (Lc 16, 9) perché la salvezza non viene dal denaro.
Attenzione a non lasciarci prendere dal pensiero unico dominante per cui siamo cristiani ma alla fine parliamo, pensiamo e ragioniamo come il mondo. Siamo mandati al mondo per tenere desta la parola di salvezza, la parola di Dio.
L’amore degli uomini può arrivare alla solidarietà – “ti sono vicino, ti aiuto per quello che posso, per quanto posso…” – ma poi c’è la barriera della morte dove, umanamente parlando, nessuno può più fare nulla.
L’eternità – data la creazione – prima di essere una questione antropologica dell’uomo, è una questione teologica. Il “cielo” è un modo di dire l’amore eterno e fedele di Dio che dura al di là del tempo; non credere nell’aldilà è non credere in Dio.
La nostra vita – l’abbiamo sperimentato tutti – è sì e no, è fino ad un certo punto… La cosa più difficile è educarci ed educare alle scelte definitive. Nella psicologia dell’uomo, nella natura dell’uomo, nella fragilità dell’uomo c’è il sì ma…, c’è il sì fino ad un certo punto. Qui c’è il fondamento antropologico e umano della verità teologica del Purgatorio che è una verità molto umana. Dio sa che siamo fragili e che il nostro sì, molte volte, si perde per strada e il nostro no, molte volte, si stempera in un sì progressivo.
Il Purgatorio è pregare per i nostri morti che hanno amato il Signore ma non fino in fondo, aiutarli – noi che possiamo – a purificarsi con il suffragio. Il suffragio non è l’adempimento meccanico e materiale di due o tre gesti: entro in chiesa, dico il Padre Nostro, recito il Credo, una preghiera di suffragio…
E in questo mio atteggiamento di fede e di amore ti chiedo: accogli la mia preghiera per mio padre, per mia madre, alcuni di noi hanno dovuto dire per i miei figli… Cosa c’è di più tragico nella vita di un uomo o di una donna di portare al camposanto i propri figli? Altri diranno: Signore, ti offro questo suffragio per l’anima che Tu vuoi liberare.
Un grazie particolare ai sacerdoti presenti. Nello sfondo del nostro pellegrinaggio rimane sempre il domandare vocazioni sante al sacerdozio per la nostra Chiesa. Ringrazio anche il rettore del Seminario, che è presente insieme ai seminaristi. Sono convinto che la Madonna ascolterà le nostre domande.