Omelia durante il pellegrinaggio mariano dai Cappuccini alla chiesa del Cuore Immacolato di Maria / Altobello (Mestre, 7 giugno 2014)
07-06-2014
Pellegrinaggio mariano dai Cappuccini alla chiesa del Cuore Immacolato di Maria (Altobello)
(Mestre, 7 giugno 2014)
Omelia del Patriarca mons. Francesco Moraglia
Siamo alla vigilia della grande solennità della Pentecoste e siamo anche nel primo sabato del mese di giugno. Siamo convocati attorno a Maria che prega ed intercede il dono dello Spirito, che guardiamo come Colei che ci precede nel pellegrinaggio della fede e che, soprattutto in questa vigilia di Pentecoste e come abbiamo recitato nelle litanie, contempliamo come “Sede della Sapienza” e “Tempio fecondo dello Spirito”.
Maria, quindi, è Colei che è docile allo Spirito, perché resa tale dallo Spirito. Qui è in gioco qualcosa di fondamentale nella vita di fede di una comunità, dei singoli membri che costituiscono la comunità: i battezzati, i religiosi e ministri ordinati. Maria come il trono della Sapienza, Maria come Colei che è amica della Sapienza, Maria come Colei che è depositaria della sapienza di Dio e che compie, in funzione del rapporto tra gli uomini e nei confronti degli uomini, l’azione materna. In funzione della Sua maternità, Maria – nel suo grembo fecondo – dona all’umanità la sapienza del Padre, il logos, il senso.
Ecco nella comunità cristiana, nella città, il singolo cristiano deve essere soprattutto sapienza di Dio, dominati come siamo dal pensiero omologante – la dittatura del pensiero dominante – e dal “tutti fanno così”. La sapienza di Dio: Maria che compie il gesto di offrirci quel Bambino che i sapienti d’Oriente vengono ad adorare con sapienza. Dobbiamo chiedere a Dio il dono della sapienza; la sapienza ci porta ad adorare l’unico Dio e non gli uomini, e non noi stessi e non i beni e non un attaccamento disperato alla vita.
Siamo ormai – dicevo – nell’imminenza della solennità della Pentecoste e poi verrà la solennità del Corpus Domini, l’adorazione silenziosa di Dio. La sapienza richiede al cristiano che si valorizzi il silenzio perché – come anche ieri una persona mi diceva – abbiamo perso il senso della preghiera, perché in noi non esiste più la capacità del silenzio e, senza silenzio, non si può entrare in noi stessi ed incontrare Dio.
Maria è questa capacità di donarci la sapienza di Dio. Ma chi è il sapiente? Chi ha il dono della sapienza? Chi ha letto molti libri? No, quello è un erudito. C’è poi gente che legge molti libri e non li capisce, ma li cita… Il sapiente è colui che percepisce il gusto delle cose di Dio. Il dono della Sapienza è il dono che ci permette di vivere la virtù cristiana della carità. Riesce ad essere persona – uomo o donna –o comunità di carità chi ha il gusto delle cose di Dio, chi appartiene a Dio. Silenzio, preghiera, adorazione, sapienza: nella vita cristiana tutto si tiene insieme.
Abbiamo smarrito il valore grande della direzione spirituale e forse abbiamo anche difficoltà a trovare dei maestri di vita spirituale. Ecco perché, molte volte, quelle vocazioni che Dio sparge a piene mani nel mondo, nella Chiesa, non giungono a maturazione…
Il dono della sapienza non è un aiuto esterno che Dio ci dà; i doni dello Spirito Santo sono un’abilitazione, un qualcosa che ci appartiene e ci permette di compiere gli atti fondamentali della vita di cristiano. La vita del cristiano è vita di fede, di speranza e di carità.
E dato che non è facile vivere la fede, la speranza e la carità, Dio ci dà dei doni, ci abilita – se lo vogliamo – a compiere gli atti di fede, speranza e carità. Il gusto delle cose di Dio, il dono della Sapienza! Chi ha il gusto delle cose di Dio appartiene a Dio, non può non vivere la carità. E la carità è una risposta, non è una nostra iniziativa.
Il dono dell’intelligenza ci permette – in un mondo secolarizzato e ferito dal peccato – di essere uomini e donne di fede. Quando l’atto di fede non è scontato, non è facile, richiede il coraggio della testimonianza. I primi santi della Chiesa erano i martiri; “martire” è un termine greco che significa “testimone”. I santi per la Chiesa erano semplicemente coloro che avevano testimoniato la loro fede.
Il cristiano, però, non è solo un uomo di carità, non è solo un uomo di fede; è anche un uomo di speranza. La speranza che cos’è? E’ il tener desto nella vita quotidiana il senso ultimo della nostra meta. E allora la fretta di tutti i giorni e le tentazioni quotidiane di un vivere molto mondano hanno bisogno del dono della sapienza e della scienza.
La scienza mi permette – nelle vicende quotidiane del mondo – di non perdere di vista che io sono fatto per il cielo e, quindi, di agire e vivere come se tutto dipendesse da noi – e quante cose dipendono da noi! – ma poi, alla fine, sapere che tutto è nelle mani di Dio.
La libertà del cristiano non è una parola vuota, guardate che noi dobbiamo rendere conto a Dio non solo delle parole false che abbiamo detto ma – ce lo dice Matteo nel suo Vangelo – dobbiamo rendere conto anche delle parole inutili. Quante parole inutili diciamo!
La libertà che cos’è? Dobbiamo avere il coraggio di dire che la libertà è vivere di fede, speranza e carità. Se una persona vive veramente la fede, la speranza e la carità, è una persona libera. Ma abbiamo bisogno dei doni dello Spirito Santo. Abbiamo bisogno della sapienza per uomini e donne di carità. Abbiamo bisogno dell’intelligenza – l’intus legere, il leggere in profondità – per essere uomini e donne di fede. Abbiamo bisogno di quella scienza che ci permette di lavorare nel quotidiano non perdendo di vista la meta ultima.
La vita cristiana è come un mosaico e, sapete, un mosaico è fatto da centinaia, migliaia di piccole tessere. Se ad un certo punto in un mosaico viene via la piccola tessera, tutte le altre – prima o poi – vengono meno. Non arriviamo alla fine della vita constatando che abbiamo messo a frutto l’uno o il due per cento delle nostre potenzialità.
Ecco allora l’importanza della direzione spirituale, del sacramento della riconciliazione, della scelta della preghiera perché la preghiera o si sceglie o non ci sarà mai nella nostra vita, perché le giornate ci dicono che abbiamo tante cose da fare, che tutto è più urgenti di Dio e gli uomini e le donne sono più invadenti della discrezione di Dio… Il cristiano è colui che sceglie la preghiera, avverte che la sua vita deve essere fondata su preghiera, sapienza, adorazione, gusto delle cose di Dio!
Giungiamo al termine dei pellegrinaggi di questo anno pastorale e ringrazio in modo particolare i preti che hanno dato la testimonianza di questa preghiera mariana e quelli che si sono resi disponibili per ascoltare le confessioni. Parliamo della misericordia di Dio ma parliamone fino in fondo! La misericordia di Dio va accolta, va fatta nostra, deve plasmare la nostra vita.
Il sacramento della riconciliazione è un momento privilegiato della misericordia di Dio. “Mi alzerò – dice il figliol prodigo -, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te” (Lc 15, 18): è la struttura del sacramento della riconciliazione.
Quanto ci confessiamo? Le confessioni segnano i momenti significativi della nostra vita? Prepariamo le confessioni? Le ore, i giorni che seguono la confessione rimangono – attraverso il proposito – sotto il segno di quella grazia ricevuta? Riscopriamo il rapporto personale con Dio. Quello che Maria ci insegna – come Vergine della Sapienza – è il rapporto personale con Dio e il rapporto personale con Dio non esclude la comunità; è l’individualismo che esclude la comunità. Noi siamo tanto più persone quanto più serviamo la comunità e la nostra comunità è più comunità – o è veramente comunità – quando è al servizio delle persone.
Nella Chiesa tutto è personale e comunitario, nulla è individuale, neanche il peccato, neanche la santità. Il mio peccato rimane personale ma incide, è frattura, nei confronti dei fratelli, incide e pesa sulla Chiesa come la santità, che è sempre personale, fa crescere tutta la Chiesa.
Se vi è utile, faccio questo esempio: tutto funziona come nei vasi comunicanti. Non posso riempire dei vasi comunicanti pretendendo di riempirne uno solo; aumentando il livello del liquido di uno, aumentano gli altri e diminuendo il livello del liquido di uno diminuisce il livello del liquido di tutti. Ecco perché il mio peccato è sempre qualcosa che ferisce il fratello, anche se lui non sa niente e anche se il mio peccato è segreto… Recuperiamo il rapporto con Dio: il rapporto personale con Dio ci permette di recuperare e di tornare a guardare negli occhi i fratelli. Maria – trono fecondo della Sapienza – ci aiuti a recuperare questo vocabolario fondamentale della vita spirituale.
Ci diamo appuntamento al primo pellegrinaggio di ottobre e ringraziamo il Signore di questa preghiera comune. Affidiamo soprattutto la prossima ordinazione presbiterale di German alla Vergine santissima e a Lei affidiamo in modo particolare il nostro Seminario, perché è la cassaforte della diocesi. Il Seminario è di tutte le parrocchie, di tutte le comunità, di tutti i fedeli: quello che avviene in Seminario ci riguarda tutti, è gioia o è sofferenza per tutti.
Affidiamo il nostro Seminario alla Vergine della Salute; affidiamo i nostri preti, i nostri buoni preti, e non lasciamoli soli. Prima di tutto non lasciamoli soli con la preghiera: adottiamo un sacerdote della nostra Diocesi – senza dirglielo, non importa chi è, come, quando e perché… – ma portiamo qualche sacerdote regolarmente al Signore con la nostra preghiera, una sorte di paternità – maternità spirituale. Questo vuol dire amare la Chiesa, questo vuol dire essere uomini e donne sapienti, questo vuol dire vivere di fede, speranza e carità e questo – ve ne accorgerete – vuol dire essere finalmente persone libere.