Omelia di S.E. card. Marco Cè alla celebrazione dell'Annunziazione e all'Infiorata (genetliaco della città di Venezia - 25 marzo 2004)
Basilica di San Marco - Venezia, giovedì 25 marzo 2004
25-03-2004

L’Annunciazione
Basilica di San Marco 25 marzo 2004

Carissimi,

oggi, mentre la Chiesa celebra il mistero dell’Annunciazione e la città di Venezia festeggia il suo genetliaco, le parrocchie dei Vicariati di S. Marco, di Castello, di Cannaregio e dell’Estuario si sono raccolte in San Marco per vivere insieme, nell’adorazione e nel ringraziamento, un duplice dono di Dio: l’evento del Verbo che si fa carne nel grembo della Vergine Maria e il dono della parola scritta con cui Dio si comunica all’umanità parlandole, come un padre fa con i suoi figli.

1. Sforziamoci di contemplare questi eventi ripercorrendo brevemente le tre letture appena proclamate.
La parola del profeta Isaia è letta dalla Liturgia, sulla scorta del primo Vangelo, come profezia della nascita verginale di colui che sarà l’Emanuele, cioè ‘Dio con noi’.
La seconda lettura, tratta dalla lettera agli Ebrei, proclama l’evento di Cristo che, entrando nel mondo, dice al Padre: ‘Tu non hai voluto né sacrificio, né offerta, un corpo invece mi hai preparato’Allora ho detto: Ecco, io vengo, o Dio, per fare la tua volontà’.
Il Vangelo ha proclamato l’evento dell’Annunciazione, quando l’angelo Gabriele, apparendo a Maria, le portò l’annuncio della chiamata alla divina maternità verginale: ‘Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra: colui che nascerà da te sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio’.
A quell’annunzio altissimo, ma anche sconvolgente, Maria rimase turbata. Poi, ascoltato l’angelo che le svolse la proposta di Dio, si consegnò incondizionatamente e, senza opporre nessuna tergiversazione, neanche la sua radicale inadeguatezza e indegnità, disse: ‘Io sono la serva del Signore: avvenga di me secondo la tua parola’.
In quel momento, al Sì di Maria, il Verbo si è fatto carne e ha posto in mezzo a noi la sua dimora. Il Figlio di Dio, l’eterno, è entrato per sempre nella nostra storia: Dio con noi, fratello di ogni uomo e nostro unico Salvatore.

2. Il ‘Fiat’ di Maria, pronunziato in quell’istante come espressione altissima della sua libertà elevata dalla grazia, intona tutta la sua vita: esso la penetra in un crescendo continuo nella sequela radicale del Figlio suo Gesù, in una fede che non le ha risparmiato i passaggi oscuri della sofferenza e della fatica a comprendere e accettare il piano di Dio. Proprio come accadrà a suo Figlio Gesù, che imparò l’obbedienza dalle cose che patì, come ci avverte la lettera agli Ebrei (5,8).
Così nel Sì della Madre che si consegna totalmente a Dio in un abbandono incondizionato, noi leggiamo la profezia della vita stessa di Gesù, che può raccogliersi tutta in queste tre sillabe: ‘Sì, Padre’, in un crescendo radicale e sofferto fino alla consegna di sé sulla croce (‘Padre, nelle tue mani affido il mio spirito’) e al ‘Tutto è compiuto’ che dà il senso globale della sua vita.

Un giorno, ce lo narra San Marco, mentre Gesù stava insegnando circondato dalle folle, gli vanno a dire: ‘C’è fuori tua madre e i tuoi fratelli che ti cercano’. Gesù risponde: ‘Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? Chi ascolta e fa la volontà del Padre che è nei Cieli è mio fratello, sorella e madre’ (cfr Lc 8,19-21). Qualcuno avrebbe potuto riferire a Maria: ‘Non ti riconosce più come madre’. Invece, con quella affermazione, Gesù faceva l’elogio più alto di sua madre e ne indicava la vera grandezza: consanguinei di Gesù infatti si diventa facendosi sempre più, come Lui, Parola del Padre incarnata nella vita, in una obbedienza tale da poter dire anche noi con Gesù: ‘Io e il Padre siamo una cosa sola’, cioè ‘vogliamo e amiamo le stesse cose’.
Questa tensione spirituale attraversa tutta la vita di Maria, la porta fin sotto la croce. Il Figlio crocifisso le parla, ed ella ascolta. Che cosa le chiede? Le chiede di accettare ancora una volta la volontà del Padre, di rinunciare alla sua maternità secondo la carne dicendo ‘Fiat’ alla sua morte, e di diventare la madre di Giovanni, cioè della Chiesa. Maria, anche in quel momento, col cuore straziato, silenziosamente, disse il suo Sì.

3. L’evento dell’Annunciazione, in cui il Verbo si fa carne e diviene, in modo assolutamente singolare e reale, nostro fratello e solidale con tutti gli uomini, ci rinvia al mistero di male ‘ il male della guerra, del terrorismo e delle molteplici forme di violenza ‘ che noi stiamo vivendo: contraddizione più forte di questa non potrebbe essere pensata, se il Signore stesso non ci avesse chiaramente avvertiti sul Male, anche estremo, presente nel mondo.
Noi stasera ci siamo raccolti qui per implorare dal Signore la pace nel mondo e per chiedergli quella forza di umanità che ci faccia rifiutare ogni forma di violenza, aprendoci invece a quella fraternità ispirata dal Vangelo, che rifiuta ogni discriminazione di razza, di cultura e di religione e si fa carità solidale e tollerante nei confronti di chi, per qualunque motivo, è diverso da noi.

4. Nel contesto del mistero dell’Annunciazione, vorrei leggere anche ‘I Gruppi di ascolto’, nel quadro della ‘Settimana della Bibbia’ che i Vicariati di S. Marco, Castello , Cannaregio e dell’Estuario stanno celebrando. Cosa sono infatti ‘i Gruppi di ascolto’, se non ‘scuola di vita cristiana’, dove si impara ad ascoltare cosa ci dice Dio, per dirgli anche noi, nella vita e nella fatica di ogni giorno, il nostro Sì?
La dedicazione alla Parola di Dio infatti, e la stessa fedeltà al testo per scoprire cosa veramente Dio ci dica, che cosa esprimono se non la volontà di ascoltare Dio e di praticarne la Parola? E l’invocazione dello Spirito Santo perché ci aiuti a comprendere cosa ci dice la Parola ‘oggi’, che senso ha se non l’impegno di essere veri seguaci del Vangelo, che è la ragione unica dei ‘Gruppi di ascolto’?
Su questa strada ci ha condotti il Battesimo che ci ha inseriti ‘in Cristo’. Se siamo inseriti in Cristo , dobbiamo vivere come lui è vissuto. Se vogliamo vivere in pienezza il nostro ‘essere la Chiesa del Signore’, dobbiamo essere suoi imitatori.

Il ‘Gruppo di ascolto’, poi, ci rinvia all’Eucaristia, dove l’incontro non è più soltanto con la Parola, ma con la persona stessa del Signore. E’ lì che l’incontro con il Signore diventa pieno.
L’approdo dei ‘Gruppi di ascolto’ all’Eucaristia diventa strada che porta all’intera comunità, la Chiesa, a cui la Parola di Dio è consegnata e da cui è custodita per essere annunziata a tutti gli uomini con incontaminata purezza.
Il mistero dell’Annunciazione è così l’icona più alta dei’Gruppi di ascolto’.

5. Ringraziamo il Padre, nello Spirito Santo, per il dono del Verbo incarnato nel mistero dell’Annunciazione. Con essa Dio, in Gesù, è entrato nella storia dell’uomo, si è fatto nostro fratello e ci ha fatto fratelli di tutti gli uomini: in questo momento drammatico di violenza e di odio solo l’audacia a cui ci abilita la fede è capace di aprirci brecce di speranza. E l’unica nostra speranza è proprio il ‘Dio con noi’, l’Emmanuele.

Ringraziamolo anche per il dono della Parola, che è sempre Gesù, l’immagine perfetta del Padre: Parola eterna che si è ‘umiliata’ facendosi parola umana, scritta nel linguaggio precario degli uomini e trasmessa ‘viva’ nella vita della Chiesa.

Dedichiamoci con passione, a mano della Chiesa e sulle sue ginocchia, alla conoscenza della Parola di Dio scritta: ‘Ignorare le Scritture è ignorare Cristo stesso’ (S. Girolamo); ignorare Cristo è precluderci di conoscere Dio e di chiamarlo Padre,
perché nessuno conosce il Padre, e va a Lui, se non per mezzo di Gesù.
Conoscere le Scritture è, finalmente, anche strada di comunione con tutti i discendenti di Abramo, coi quali, almeno in qualche parte, le abbiamo in comune. Ed è anche la condizione di un linguaggio su Dio condiviso. E questo ‘ quanto ce lo auguriamo! ‘ può costituire uno spazio di incontro ‘ non di scontro, com’è ora ‘ capace di tracciare sentieri di pace.
Ce lo conceda il Signore per l’intercessione di Maria, la madre di Gesù.

Annunciazione 2004
(all’Infiorata)

Anche quest’anno la ricorrenza del 25 marzo, festa dell’Annunciazione e genetliaco di Venezia, ci vede raccolti dinanzi alla statua della Madonna per onorarla e formulare un augurio festoso alla nostra Città, nel giorno del suo genetliaco.
Nel mistero dell’Annunciazione la Chiesa celebra l’evento centrale della fede, quando il Figlio di Dio assunse un corpo nel grembo della Vergine Maria. Un evento che segna e cambia la storia: Dio si fa uomo e diventa nostro fratello. Dio prende un corpo che poi offrirà sulla croce in un atto supremo di amore per l’umanità: è il mistero che celebreremo nella Pasqua ormai vicina.
Il coinvolgimento del Figlio di Dio nella storia dell’uomo mediante l’assunzione della nostra umanità, lo carica del nostro bene e del nostro male. A Pasqua, nella sua croce, egli sconfigge il male e apre nella storia una sicura prospettiva di speranza,
Nello steso tempo però l’incarnazione del Figlio di Dio e il suo coinvolgimento nel dramma dell’uomo costituiscono una sfida decisiva per la nostra libertà: noi dobbiamo rimboccarci le maniche per costruire la speranza mediante un impegno serio di solidarietà fra gli uomini e di vera fraternità..
Certo, si fa fatica a dire queste cose dopo la strage terroristica compiuta in Spagna l’11 marzo e tanti altri atti di insana violenza che l’hanno preceduto e seguito. Ma proprio questo è il momento della fede che si fa supplica a Dio, perché tocchi il cuore degli uomini e li converta alla saggezza e all’amore alla vita, dono prezioso di Dio. Questo è anche il momento della ‘assoluta condanna di simili atti ingiustificabili’ (per usare le parole del Papa) e del nostro radicale rifiuto della violenza, dell’illegalità e dell’egoismo. E’ infine il momento in cui credere nelle energie vive e generose del nostro Paese perché non si arrendano mai alla violenza, ma operino sempre per una convivenza nostra e fra i popoli che sia nel segno della giustizia e della solidarietà, senza confini di razza, di cultura e, ancor meno, di religione.
Se la situazione, di cui stiamo parlando, ci lascia sgomenti nella consapevolezza che essa supera ogni nostra possibilità di intervento risolutivo, è però vero che un atteggiamento di solidarietà e di amore mette in circolazione energie nuove: esse possono creare comportamenti condivisi e influire sul corso degli avvenimenti.
Noi oggi vogliamo pregare intensamente anche per la nostra Città perché sia preservata dal male e viva nel dialogo democratico, anche dialettico, giornate di pace e di benessere.
Per il mondo in cui viviamo, imploriamo la tanto desiderata pace nella giustizia e per tutti un supplemento di speranza nella potenza dell’amore solidale, capace di cambiare la storia.