Omelia di S.E. card. Marco Cè al funerale di don Ivo Franceschini (13 febbraio 2004)
13-02-2004

(Is 25, 6-9; Rm 5, 5-11; Lc 12, 35-40)

Venerato Patriarca della nostra Chiesa, confratelli presbiteri, fratelli e sorelle nel Signore,

1. Ci siamo raccolti qui, stamattina, per congedarci da don Ivo che il Signore ha chiamato a sé.
‘Servo buono e fedele: sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto. Prendi parte alla gioia del tuo Signore’ (Mt 25, 21).
Queste parole, con cui è stato dato l’annunzio della morte di don Ivo, esprimono la nostra fede e la speranza che portiamo in cuore.
Don Ivo: un disegnatore tecnico delle acciaierie ILVA che s’è fatto prete; un prete semplice ed umile che per cinquant’anni ha servito la Chiesa senza clamore, in posizione sempre defilata, volutamente e non polemicamente tale; un prete che trascorse gran parte del suo sacerdozio a servizio del Seminario patriarcale come economo. Per alcuni anni fu anche parroco a Brussa di Carole e Cappellano corale in Basilica di San Marco; dal 1991 svolse il suo servizio nella parrocchia dei Santi Apostoli e nelle comunità del cammino neocatecumenali.
Schivo nel parlare, fu invece generoso nella dedizione, mite e misericordioso, assiduo al ministero della Riconciliazione, pronto sempre per qualunque servizio gli venisse richiesto.
Potremmo affermare che don Ivo, nella Chiesa, ha vissuto il mistero di Gesù che lava i piedi agli apostoli (Gv, 13): nel servizio umile ai fratelli lui ha incastonato la sua Eucaristia quotidiana. E’ stato veramente un servitore buono e fedele del Signore Gesù.

2. E’ tempo però di volgerci alla Parola di Dio che abbiamo ascoltato.
La Liturgia, nella lettura del profeta Isaia, ci svela il mistero dell’esito finale della nostra vita, utilizzando l’immagine del banchetto, familiare anche a Gesù, quando voleva parlare del Regno.
Là ci incontreremo con Dio: sarà strappato il velo che ci copriva il volto e noi ‘vedremo Dio come egli è’ (1Gv 3, 2). La morte sarà eliminata per sempre. E noi diremo: ‘Ecco il nostro Dio: in lui abbiamo sperato perché ci salvasse’ Rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza’.

3. L’apostolo Paolo, nella seconda lettura, ci garantisce che ‘la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato’.
E questo è l’amore di Dio: Cristo è morto per noi ‘mentre noi eravamo ancora peccatori’a stento si trova uno che sia disposto a morire per un giusto’ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi’ e noi siamo stati riconciliati con Dio.
Questa è la nostra fede: nella morte e risurrezione di Gesù c’è tutta la nostra sicurezza.

4. Don Ivo è morto quasi improvvisamente. E noi abbiamo ascoltato la parola di Gesù che nel Vangelo ci ha detto: ‘siate pronti, con le cinture ai fianchi e le lampade accese, simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprigli subito, appena arriva e bussa’.
E’ la responsabilità della vita di ogni giorno, perché ogni giorno il Signore può venire, anche quando non pensiamo’ e bussare alla porta
Pronto è colui che indossa la veste nuziale dell’osservanza dei comandamenti, soprattutto del comandamento dell’amore: ‘Chi mi ama, osserva i miei comandamenti’E questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato’.
Il ‘siate pronti’ del Vangelo è quindi un richiamo alla responsabilità inderogabile dell’impegno di vita cristiana.
Il ‘siate pronti’ però – oltre alla responsabilità della libera risposta a Dio ‘ rinvia anche a un altro momento: quello in cui noi, animati dallo Spirito, diremo al Signore: ‘Vieni’ e Gesù ci risponderà: ‘Si, vengo presto’.
Questa allusione all’Apocalisse (22, 17ss) dice la tensione verso l’incontro con il Signore Gesù che deve attraversare tutta la vita cristiana: sorretti dalla grazia della Pasqua, del Battesimo, dell’Eucaristia, verso la Grazia che è il Cristo festoso che ci attende per condurci al Padre; Lui ci dirà: ‘vieni servo buono e fedele. Entra nella gloria del tuo Signore’.

5. Riprendiamo la celebrazione dell’Eucaristia: quell’Eucaristia che don Ivo ha celebrato, per cinquant’anni, ogni giorno. Essa è in noi seme di risurrezione.
Che il Signore avvolga don Ivo nella sua pace. La Madonna della Salute, che lui per tanti anni ha frequentato e servito, lo accompagni a Gesù e Gesù lo porti all’incontro col Padre.
Ora egli, con Gesù, interceda per noi, interceda soprattutto per il Seminario che per tanti anni è stata la sua casa, e per le vocazioni.

Ai suoi parenti le nostre più sincere condoglianze; a quanti in questi anni gli hanno voluto bene vada la nostra più sincera riconoscenza.

La Grazia del Signore Gesù, che ha portato tutta la vita di don Ivo, sia con tutti noi. Amen.