Omelia di S. E. card. Marco Cè ai funerali del vescovo Ferrari Toniolo (Pieve di Soligo - 16 novembre 2004)
16-11-2004

Ai funerali di Mons. Agostino Ferrari Toniolo
Pieve di Soligo, 16 novembre 2004

Mons Agostino Ferrari Toniolo, ‘Don Agostino’ per i suoi Fucini e per tutti gli amici, ci ha lasciati. Noi, fratelli di fede, siamo qui per congedarci da lui, consegnandolo all’infinita misericordia del Padre. Siamo qui, nella terra delle sue radici, nella quale ha voluto essere sepolto, in attesa della risurrezione.
Ci sostiene la speranza che ci dona la fede. Nella recente festa dei Santi abbiamo cantato: ‘Per i tuoi santi, Signore, splende una luce perenne e una vita senza fine’. E’ la luce della Pasqua irradiata dal Risorto, nella quale Don. Agostino ormai è immerso: così noi speriamo. Prega la Chiesa: ‘Ai tuoi fedeli, Signore, la vita non è tolta, ma trasformata. E se ci rattrista la certezza di dover morire, ci consola la promessa dell’immortalità futura’.
Mons. Agostino nacque a Pieve di Soligo e crebbe all’ombra del campanile di San Marco, a Venezia, dove il padre era direttore della Biblioteca Marciana. A Venezia e a Roma compì gli studi universitari. Divenuto sacerdote, si dedicò all’insegnamento del Diritto Canonico nel Seminario patriarcale e alla cura pastorale dei giovani universitari: una passione che lo accompagnerà per un lungo tratto della sua vita e gli stringerà intorno un’ampia cerchia di amici. Nella Curia patriarcale svolse anche l’importante ufficio di Cancelliere, succedendo a Mons Giovanni Urbani, chiamato alla direzione dell’Azione Cattolica Nazionale.
A Roma approdò pure Don Agostino nel 1953, richiesto al Patriarca Roncalli dall’allora Pro-Segretario di Stato Mons. Giovanni Battista Montini, per assumere il compito di Vice Assistente Nazionale della FUCI. In quegli anni iniziava anche l’insegnamento presso la Pontificia Università Lateranense che porterà avanti per lunghi anni con grande passione.
Con tutto il suo entusiasmo e la sua solida cultura partecipò come esperto ai lavori del Concilio Vaticano II, chiamato dalla fiducia del suo Patriarca ormai eletto al Soglio di Pietro col nome di Giovanni XXIII.
Nel gennaio del 1967 venne nominato vescovo e fu, prima, Ausiliare dell’Arcivescovo di Perugia, dove lo ricordano con affetto molti amici; poi passò al servizio della Santa Sede e per molti anni fu Osservatore Permanente presso Organizzazioni e Organismi delle Nazioni Unite, realizzando in tal modo il suo impegno per l’azione sociale della Chiesa, quasi ricevendone il testimone dal nonno materno, il Servo di Dio Giuseppe Toniolo.
Dotato d’una intelligenza lucidissima e vivace, Don Agostino fu sempre sacerdote esemplare e appassionato del suo ministero di annunziatore del Vangelo, mettendo a servizio di esso la sua vasta cultura e la brillante capacità di comunicatore, vivace e dialettico. Dotato d’un cuore buono, fu attento e sensibile alle attese delle giovani generazioni, con le quali fu sempre franco e leale. Egli amò la Chiesa e per essa si spese, vivendo con entusiasmo e generoso impegno intellettuale il momento carico di responsabilità del Concilio, accanto a grandi uomini di fede quale fu, tra gli altri, il Cardinale Pietro Pavan, figlio di queste terre.
Ora Don Agostino riposa nella pace, purificato dal lungo silenzio della solitudine che spesso accompagna l’anzianità.

La Parola del Signore che abbiamo ascoltato ci apre gli sconfinati orizzonti della speranza. La fede ci assicura che noi -noi tutti!- siamo figli di Dio e quindi chiamati a partecipare alla vita stessa di Dio, che è eterna: ‘Io so che il mio Redentore è vivo’Quando mi spoglierò di questo corpo, io vedrò Dio; io steso lo vedrò. E i miei occhi lo contempleranno, da figlio, non da straniero’. Così ha proclamato Giobbe nella prima lettura che abbiamo ascoltato.

Mentre l’apostolo Paolo ci ha offerto la filigrana per leggere e comprendere profondamente la vita di quel vero credente che fu Mons. Agostino: egli è vissuto per il Signore. Ha studiato, ha esercitato con appassionata tenacia la razionalità per avere intelligenza profonda della fede e poterla così presentare ai fratelli, credenti o non, e poi aiutare a tradurla nelle sedi competenti in proposte operative che dessero un volto più umano alla società, secondo il progetto del Creatore.

Nel Vangelo abbiamo proclamato il cuore della nostra fede: la morte e la risurrezione di Gesù. La morte di Gesù è essa stessa ‘bella notizia’: essa annunzia che la morte non è stata consegnata da Dio alla maledizione del non-senso, ma, assunta e partecipata in tutta la sua drammaticità dal Figlio di Dio è stata da Lui aperta alla speranza sicura della risurrezione. Alle donne che il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, vanno al sepolcro portando gli aromi per imbalsamare il corpo del Signore, dicono gli angeli: ‘Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato’.
Queste parole esprimono anche la nostra fede e la fede della Chiesa. Esse fondano tutta la nostra speranza. Dicevamo all’inizio: se ci rattrista la certezza di dover morire, ci consola la promessa dell’immortalità futura.

Tra poco consegneremo alla terra il corpo di Don Agostino. Ci soccorre però la certezza che egli risorgerà anche con il suo corpo glorificato, come quello di Gesù. E anche noi un giorno risorgeremo come lui.

Canta la liturgia dei defunti: ‘In Paradiso ti conducano gli angeli, e al tuo arrivo ti vengano incontro i martiri e ti introducano nella santa Gerusalemme’.Questa è la nostra preghiera in questo momento di intensa commozione e di grande speranza.
Noi ingraziamo il Signore per il dono grande della fede. E se diventa urgente di fronte alla morte pensare alla responsabilità della vita, ci incoraggia guardare ai testimoni che ci hanno preceduto e segnato la strada.
La Chiesa in queste ultime settimane dell’anno liturgico è mossa dalla consapevolezza del passare del tempo. Ella sa, però, che esso non volge al nulla, ma ci conduce incontro al Signore che viene. E questo dà senso e responsabilità alla nostra vita.
Alla Signorina Chiara che è sempre stata accanto a Mons. Agostino, ai suoi parenti a quanti gli sono stati particolarmente vicini vadano le nostre più sentite condoglianze.
Dal Cielo egli ci accompagni, ci custodisca nella fede e ci sorregga nella beata speranza di ritrovarci tutti nella casa a del Padre, dove Gesù ci ha preparato il posto.