Omelia di Pasqua (Basilica di S. Marco - 27 marzo 2005)
27-03-2005

BASILICA PATRIARCALE DI SAN MARCO EV.

DOMENICA DI PASQUA
At 10,34.37-43; Sal 117; Col 3,1-4; Mt 28,1-10

Venezia, 27 marzo 2005

OMELIA DEL PATRIARCA DI VENEZIA, CARD. ANGELO SCOLA

1. «Nella pienezza della gioia pasquale l’umanità esulta su tutta la terra» (Prefazio).
Esultare (ex-saltare) significa ‘fare un balzo’. Così successe alle donne «all’alba del primo giorno della settimana» (Mt 28, 1). E allora «corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli» (Mt 28, 8). Oggi la Chiesa ripropone a noi ‘ a te, a me ‘ lo stesso fatto stupefacente: «Cristo mia speranza è risorto» (Surrexit Christus spes mea») (Sequenza). Ne sentiamo il contraccolpo? Come una madre che avverte nel suo grembo, per la prima volta, la presenza del figlio?

2. «Gesù il crocifisso è risorto come aveva detto» (Mt 28, 6). L’annuncio pasquale è il più sorprendente, ma anche il più bramato. Del tutto eccedente la nostra portata.
Anche noi infatti, come i primi testimoni ‘ Maria di Magdala e l’altra Maria ‘, lasciati a noi stessi potremmo al massimo, nel memoriale eucaristico, custodire con gratitudine e venerare con pietà il corpo morto di Colui che ci ha beneficato («il quale passò beneficando») (At 10, 38), ma non riportarlo in vita. Invece, come le donne e come Pietro, la potenza di Dio ci sorprende: «il terzo giorno lo ha risuscitato» (At 10, 40). Allora anche noi, come loro, dobbiamo «abbandonare in fretta il sepolcro» (cfr Mt 28, 8) di una fede passiva, nuovamente investiti, in questa Pasqua, da una certezza incrollabile: «Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto» («scimus Christum surrexisse a mortuis vere» (Sequenza). Oggi veniamo trasformati da uomini pii in testimoni ferventi: «Andate ad annunziare» (cfr At 10, 42).

3. Dopo i rigori dell’inverno la linfa della vita riprende a scorrere nei rami inerti e spogli, che si ricoprono di gemme. È solo una pallida analogia con la novità di vita portata dalla Sua resurrezione. Come recita un’antica Orazione «l’universo abbattuto e decrepito risorge e si rinnova, e tutto ritorna all’integrità primitiva in Cristo, da cui tutto prese principio».
Così, nella Pasqua di Cristo, ogni vita che nasce non viene alla luce per precipitare verso il nulla, ma è destinata a durare per sempre. Ed il desiderio di bene definitivo, con cui ogni madre e ogni padre guardano al loro bimbo, non è tragicamente illusorio, ma radicato nella certezza dell’amore. «Ama chi dice all’altro: ‘Tu non puoi morire’» (G. Marcel).
Alla morte è stato strappato il suo pungolo velenoso e il peccato può sempre essere perdonato. Infatti, mentre la giustizia dell’uomo conduce alla condanna e alla morte, la giustizia di Dio ‘ Gesù Cristo morto e risorto il cui nome è misericordia – ricrea. Per questo il vessillo della speranza è stato piantato nella terra degli uomini. «Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita» (Col 3,4). Da qui il rispetto dovuto ad ogni vita dal concepimento alla morte naturale che la Chiesa, madre e maestra, non si stanca di invocare come pilastro di civiltà.

4. Il Signore è risorto «e ci precede» (Mt 28, 7). Da questo momento la natura del tempo è definitivamente positiva. Come scrive Giovanni Paolo II nella Tertio Millennio Adveniente: «Il tempo in realtà si è compiuto per il fatto stesso che Dio, con l’Incarnazione, si è calato dentro la storia dell’uomo. L’eternità è entrata nel tempo: quale ‘compimento’ più grande di questo? Quale altro ‘compimento’ sarebbe possibile?».
Così l’impossibile unità tra gli uomini diventa possibile. Anche dentro la più radicale diversità («Ma io vi dico: Amate i vostri nemici» Mt 5, 44) il cristiano, risorto con Cristo, può testimoniare il miracolo dell’unità. Come non pensare, per esempio, a tante vite spese per la pace nelle zone più ‘calde’ del mondo, o alla dedizione dei missionari, o anche semplicemente alla vecchina, bloccata nel letto di un Ospizio, che macina rosari tutto il giorno’

5. «Fratelli, se siete risorti con Cristo»: Paolo, nella Seconda Lettura tratta dalla Lettera ai Colossesi ci sorprende con il verbo al presente e non al futuro. Nel Battesimo noi siamo stati incorporati al Crocifisso Risorto. Nascosti con lui nel seno del Padre, abbiamo iniziato un cammino destinato a condurci alla piena riuscita della nostra persona: «anche voi sarete manifestati con lui nella gloria» (Col 3, 4).
L’ombra della morte, con tutte le sue anticipazioni ‘ la malattia, con il suo carico smisurato di sofferenza, soprattutto quella innocente, la fragilità, il peccato ‘ non ci sovrasta più. Il dolce Cristo con la sua morte e resurrezione «ci ha aperto il passaggio alla vita eterna» (Orazione di Colletta).
Ma c’è un ‘se’. «Se siete risorti con Cristo» (Col 3, 1). Il metodo con cui l’annuncio pasquale si diffonde nel mondo domanda il tuo personale coinvolgimento: «Dio la ha risuscitato il terzo giorno e volle che apparisse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio» (At 10, 40-41). Questo metodo è veramente divino. La prova? Dio sceglie di aver bisogno della tua libertà. Ci può essere prova più grande? Una libertà liberata da Cristo, la libertà che si respira in ogni autentica comunità cristiana, è il germe già presente della nostra risurrezione.
Buona Pasqua!