OMELIA DEL VENERDI SANTO (13 aprile 2001)
 
13-04-2001

VENERDI’ SANTO
Basilica di San Marco, 13 aprile 2001

Carissimi,

1. abbiamo ascoltato la proclamazione della passione e della morte di Gesù.
Attraverso il profeta Isaia, la lettera gli Ebrei e il vangelo di Giovanni, Dio ci ha annunziato quanto Egli ci ha amato donandoci il Figlio, e quanto Gesù ha sofferto per noi.

Ora il Crocifisso sta davanti a noi. Un giorno Gesù aveva detto: ‘Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà buttato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me’ (Gv 12, 31-32).

Invochiamo lo Spirito di Dio, perché scenda su di noi.
Ci aiuti a credere, ad amare e a lasciarci amare. Conceda anche a noi di vedere, come il centurione romano, sotto il volto stravolto del crocifisso, la gloria del Figlio di Dio, salvatore del mondo.

2. Gesù parla della sua croce come di un innalzamento, una glorificazione.
Di fatto, sulla croce, Gesù non è uno sconfitto. Egli ha terribilmente sofferto; ma lo ha fatto nella limpida coscienza di rendere, in tal modo, testimonianza alla verità della sua filiazione divina.
Gesù, nella passione, combatte la battaglia suprema contro il principe di questo mondo e, nella sua fedeltà totale al Padre, lo butta fuori, lo sconfigge definitivamente. La passione e morte di Gesù sono un giudizio nel quale Satana, il tentatore, esce sconfitto, mentre Gesù, colui che ama il Padre con tutte le fibre della sua umanità e la pienezza della sua libertà, esce vincitore.
Gesù sulla croce muore; ma la sua morte è un atto supremo di amore e apre l’umanità e tutto il cosmo alla vita. La sua morte è la riconciliazione dell’uomo e del cosmo con Dio, è l’avvento del Regno di Dio.
Canta il ‘Vexilla’: ‘regnavit a ligno Deus’, Dio sulla croce regna.

3. Ma allora qual è il senso della sofferenza e della morte di Gesù?
E’ l’amore. Gesù soffre perché ama, perché il mondo sappia che lui ama il Padre. Non c’è amore più grande di colui che dà la vita per la persona amata.
Gesù ama il Padre. E il Padre gli ha consegnato un’umanità ribelle e peccatrice, perché la salvasse.
Attraverso la sua obbedienza Gesù ha espresso nella propria umanità l’amore totale: nessuno ama più di colui che dà la vita per la persona amata.
Così Gesù ci ha amato.
Così il Padre ci ha amato.
Noi siamo redenti dall’amore. Certo, in una storia signoreggiata dal peccato, l’amore si è rivestito di dolore. Gesù è venuto a sconfiggere il dolore e la morte mediante il suo amore, rivelatore dell’infinito amore misericordioso del Padre.

4. Ancora: Gesù durante la sua vita si è sempre accostato con immensa compassione alla sofferenza dell’uomo. Soffrendo con chi soffre, povero fra tutti i poveri, liberatore di coloro che erano posseduti dal potere di Satana, Gesù ha testimoniato che ormai nel mondo era ‘vicino’ il Regno di Dio, la grande riconciliazione dell’uomo e del creato con Dio.
Nella sua passione e morte Gesù si identifica e prende su di sé tutto il male del mondo.
Nel crocifisso ogni uomo può scoprire il proprio volto. Il crocifisso ci conduce nel cuore del dolore, accanto a ogni uomo che soffre: non però per fermarci sul dolore e sulla morte, ma per aprire tutto alla speranza della risurrezione.
La croce non chiude l’uomo nel dolore e nella morte: la croce è vita e apre i sepolcri.

5. Guai se il nostro sguardo sulla croce si fermasse lì. La risurrezione è il bacio del Padre al crocifisso, è l’abbraccio tra Padre e Figlio. Un Padre felice dello sterminato amore del Figlio Gesù, e felice che il Figlio gli abbia riportato gli uomini, suoi figli, che si erano allontanati da lui col peccato.

Non è pensabile la croce senza la risurrezione: sarebbe la più terribile sconfitta dell’uomo e il male avrebbe vinto.
Ma il sacrificio di Gesù, come da sempre Dio Padre lo ha pensato, ha senso solo come segno supremo di amore, accettato dal Padre. L’accettazione del Padre è la risurrezione che, da una parte, è inscindibile dalla Croce, dall’altra è una felicità che supera infinitamente ogni sofferenza e la trasforma in gioia.
La Croce senza risurrezione non è cristiana: noi guardiamo il Crocifisso e lo baciamo per la speranza che irradia. Come il bocciolo che sta per esplodere nel fiore, così il Crocifisso, che è amore, fiorisce nella Risurrezione.
Per questo Gesù ha detto: ‘Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me’.

6. Viviamo il seguito della celebrazione ‘ la grande preghiera per tutte le necessità del mondo, lo scoprimento e la venerazione della croce e poi la comunione eucaristica ‘ con la certezza in cuore che il crocifisso risorgerà e che la sua risurrezione è speranza di salvezza per noi e per tutto il mondo: per tutte le situazioni di peccato, di sofferenza, di violenza, di morte. Cristo le porta tutte in sé per aprirle a speranza.