Omelia del Patriarca nell’Azione liturgica della Passione e Morte del Signore (Venezia / Basilica Cattedrale di San Marco, 14 aprile 2017)

14-04-2017

Azione liturgica della Passione e Morte del Signore

(Venezia / Basilica Cattedrale di San Marco, 14 aprile 2017)

Omelia del Patriarca Francesco Moraglia

 

 

Un’ingiustizia, un crimine… La croce è molto di più. Purtroppo l’umanità, ogni giorno, compie ingiustizie e crimini; cambiano gli strumenti di tortura e di oppressione, ma tanti rimangono gli uomini crocifissi nella storia dell’umanità. Allora la croce ha qualcosa di più che si dischiude nel momento in cui noi – nella fede – capiamo chi è colui che è sulla croce: è Dio, Dio crocifisso. Dio a cui si è preferito un brigante, Barabba. Il Dio creatore del mondo, onnipotente. Quel Gesù che è la “forma umana” di Dio, che aveva compiuto miracoli, che aveva attirato folle, lo troviamo ora inchiodato alla croce.

Questa disparità tra chi è sulla croce e che cosa è la croce – quest’assurdità – è il punto prospettico che ci permette di capire l’assurdità del peccato di fronte a Dio. Niente di meno fu necessario se non la morte del Figlio di Dio in croce. Pensate che cosa dev’essere il peccato! Se noi riuscissimo a cogliere il peccato secondo la logica di Dio – la prospettiva di Dio – tanto che il Crocifisso,  il Figlio di Dio in croce, è stato necessario per salvare il mondo. Se non fosse stato necessario, Dio avrebbe scelto altri modi ad incominciare dai miracoli o dalle sapienze umane… Invece è stata necessaria la croce.

Meditiamo sulla croce, perché è il punto prospettico dal quale rispondere alla domanda: chi è Dio, chi è Gesù Cristo, chi siamo noi uomini. Tutti gli altri saperi si fermano prima. La croce, insomma, non è solo un’ingiustizia umana, non è solo un crimine, uno dei tanti crimini che hanno messo degli innocenti a morte… La croce ha una realtà teologica: solo nella fede, solo con la fede, solo attraverso la fede riusciamo a capire il dramma dell’umanità, il dramma del peccato e che cos’è la misericordia di Dio.

Non è quello che, molte volte, noi uomini pensiamo… La misericordia di Dio è l’amore che dona la vita, il Padre che è Padre e si qualifica come tale donando il Figlio; dona la sua paternità. E il Figlio si dona al Padre offrendo la sua vita. Lo Spirito Santo, che Gesù emette in croce reclinando lo spirito – come abbiamo sentito -, è il dono del Padre e del Figlio all’umanità. E non dimentichiamo che la Chiesa nasce proprio da questo soffio dello spirito di Gesù.

La stessa sera della Risurrezione, Gesù incontra i suoi che lo riconoscono e gioiscono. E Lui dona lo Spirito Santo. La Pentecoste è l’espressione esterna e visibile di questo dono pasquale di Cristo. Cerchiamo di soffermarci sulla lettura del Passio in queste ore. Giovanni e Pietro appaiono quasi patetici nel loro tentativo umano di far fronte alla loro paura, al loro timore. “Non lo conosco”, “Non lo conosco”, “Non lo conosco”: è il dramma di molti uomini e donne di Chiesa. È facile dire che non lo conosciamo, soprattutto quando dire che lo conosciamo vuol dire pagare di persona. Guardiamo alla croce: è la cifra, la sigla, la chiave che apre la porta alla vita cristiana e all’incontro con Dio.

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