Omelia del Patriarca nella solennità dell'Immacolata (Venezia - Basilica S. Marco, 8 dicembre 2012)
08-12-2012

S. Messa nella solennità dell’Immacolata Concezione di Maria

 

(Venezia – Basilica S. Marco, 8 dicembre 2012)

 

 

Omelia del Patriarca mons. Francesco Moraglia

 

 

 

 

 

‘Nulla è impossibile a Dio’: abbiamo ascoltato la parola dell’angelo rivolta a Maria. ‘Il Signore è con te’. Questa è la grandezza di Maria: essere con il Signore, appartenere a Lui, e questo da sempre.

 

Ecco, in pochissime parole, chi è l’Immacolata: un’immagine idonea e adattissima ad ispirare la nostra preghiera – perché la liturgia è, innanzitutto, preghiera – e la nostra contemplazione in questa festa dell’Immacolata è la realtà dell’aurora.

 

Maria, dice un’antifona della liturgia di oggi, è ‘la mistica aurora della redenzione’. Ma noi siamo ancora capaci di comprendere che cosa è l’aurora? Noi uomini – abituati ai bagliori, ai luccichii artificiali e commerciali delle nostre città – non lo sappiamo più. Ebbene, chi ha assistito – almeno una volta, in aperta campagna alla nascita del giorno – sa che il sole non balza fuori all’improvviso ma poco a poco. L’orizzonte perde la sua tinta fosca e cupa; prima s’arrossa, poi s’indora e s’imbianca: questa è l’aurora.

 

L’aurora non è il giorno: preannuncia il giorno, è il superamento della notte. Anche Gesù – che è indicato dalle scritture e dall’antica tradizione della Chiesa come ‘il sole di giustizia’ che ha vinto la notte del mondo – ha avuto la sua incantevole aurora: Maria, sua madre, l’Immacolata. ‘Nulla è impossibile a Dio’.

 

La verità dell’Immacolata Concezione ci invita a riflettere, prima di tutto, sulla nostra redenzione, vale a dire il nostro passaggio dal destino oscuro della pena – abbiamo ascoltato la prima lettura dalla Genesi – ereditato dai primi uomini, alla sorte dei santi nella luce. E San Paolo usa proprio queste parole ed intende la condizione gioiosa che ci è stata guadagnata dal sacrificio di Cristo.

 

Senza Cristo gli uomini erano nella notte; l’Immacolata è l’aurora che segna l’inizio del giorno, il superamento della notte. E la liturgia della Chiesa – che è molto più provveduta della teologia di molti teologi – pone l’Immacolata all’inizio del tempo di Avvento. Cristo è il giorno; Maria di Nazareth, l’Immacolata, è l’aurora.

 

C’era la notte nei pensieri degli uomini che si erano allontanati da Dio e avevano cercato di essere felici fuori del progetto di Dio; si sono scoperti nudi. C’era la notte nei loro pensieri perché non sapevano più dove andare, perché non sapevano se le loro immancabili sofferenze avessero almeno un senso ed uno scopo, ma sapevano quello che Dio avrebbe fatto per loro, il protovangelo: ‘Una donna ti schiaccerà il capo’.

 

Quegli uomini non sapevano, da soli, appurare la verità su se stessi, se fossero o meno incamminati verso una qualche felicità o invece dovessero ritenersi gli zimbelli di un destino cieco e impietoso…

 

C’era la notte. E c’era il peccato, che coincide misteriosamente con una scelta della parte più alta della creazione: la volontà dell’uomo, una volontà difforme alla volontà di Dio e incapace da sola di ritornare alla giustizia. Così essi continuavano ad avere sete di gioia ma la cercavano nei posti, nei luoghi, nelle relazioni sbagliate, così essi continuavano ad aver sete di gioia, ma poiché la ricercavano all’interno della colpa, la sete – invece di appagarsi – si esasperava come chi beve l’acqua del mare. Sull’umanità incombeva la notte e il giorno non poteva venire se prima non fosse sorta l’aurora a decretare che le tenebre erano vinte: il grembo verginale e immacolato di Maria, la vera speranza della redenzione.

 

Quando Dio deve dire, nella pienezza dei tempi, una parola nuova sul mondo manda l’Immacolata ma la lotta tra le tenebre e la luce, tra il sole della giustizia e la notte del peccato, non è conclusa e noi siamo chiamati quotidianamente a scegliere il nostro campo per orientare il senso della nostra vita: o proseguiamo ed accogliamo in noi la scelta di Eva oppure facciamo nostra la fede di Maria, l’Immacolata.

 

Rimettiamo al centro della nostra vita e del nostro cammino spirituale – perché non sia un cammino velleitario ma un cammino ritmato, nella Chiesa, dalla grazia del Signore – il sacramento della penitenza. E’, da parte nostra, il modo più alto di imitare l’Immacolata. Se non l’abbiamo potuta seguire nella strada dell’innocenza, c’è la strada della penitenza, della conversione, della gioia di chi ritrova se stesso ponendo Dio al centro della sua vita, come senso ultimo delle sue azioni quotidiane, concrete e contingenti.

 

Nel tempo ognuno di noi prepara l’eternità e l’eternità felice è il risultato di Maria che dona al mondo, nella sua immacolatezza, il Figlio unigenito del Padre. Prepariamoci – guardando alla Vergine Immacolata – un Natale che sia conversione, gioia, dono e offerta.