Omelia del Patriarca nella S. Messa solenne per la festa del patrono S. Michele Arcangelo (Mestre - Duomo S. Lorenzo, 29 settembre 2018)
29-09-2018

S. Messa solenne per la festa del patrono S. Michele Arcangelo

(Mestre – Duomo S. Lorenzo, 29 settembre 2018)

Omelia del Patriarca Francesco Moraglia

 

 

 

Stimate autorità, uomini e donne della Polizia di Stato, carissimi fedeli,

a tutti l’augurio per la festa di san Michele Arcangelo a cui siamo profondamente legati.

Come cittadini presentiamo agli uomini e alle donne della Polizia di Stato l’augurio e il ringraziamento – con anche l’impegno di una preghiera – per il loro quotidiano servizio all’intera nostra collettività.

La nostra epoca viene indicata in molti modi che concorrono – almeno in parte – a delinearla. Viviamo nell’epoca postmoderna, postindustriale o della globalizzazione; siamo in una società sempre più “liquida” e alcuni, addirittura, la definiscono “gassosa”; siamo di fronte ad uno scenario che, per molti aspetti, dice diversità o, addirittura, rottura con l’epoca o le epoche precedenti.

Siamo sempre più segnati dall’individualismo e, quindi, il singolo soggetto diventa riferimento unico, il solo criterio di valutazione, e si qualifica per una volontà separata dalla ragione che è sempre più sostituita dal sentimento. Molte volte si confondono i desideri con i diritti, altre volte poi non si riconoscono i diritti. Viviamo spesso di sentimenti, stati d’animo, emotività e… chi grida più forte ha ragione! E allora ci diciamo, con molta chiarezza, che le opere di Dio maturano nel silenzio; noi non ce ne accorgiamo ma Dio ha fatto e fa le sue scelte.

Si pone, quindi, la domanda: è ancora possibile parlare di bene e di male, di giustizia e d’ingiustizia, di verità e di menzogna?  E, prima ancora, è possibile accertarne l’esistenza? Oggi non è per nulla scontato raggiungerli. Si pone, allora, la domanda: è possibile ancora affermare nella nostra vita, nella nostra collettività e nelle nostre relazioni l’esistenza del bene, del male, della giustizia, dell’ingiustizia, della verità e della menzogna?

La risposta per il cristiano si dà – oltre che sul piano della non facile e non scontata indagine filosofica, storica e giuridica (per chi ne ha le capacità) – sul piano della fede, della divina Rivelazione. La fede non è una superstizione; è vivere la realtà secondo una profondità e secondo delle dimensioni che mai prescindono dall’esistenza concreta, anche se la sanno leggere con una profondità diversa.

La seconda lettura – tratta dal libro dell’Apocalisse – ci dice in modo drammatico, ossia vitale, e col suo genere letterario (quello apocalittico), che è possibile affermare l’esistenza del bene e del male, della giustizia e dell’ingiustizia, della verità e della menzogna. Il dramma che si svolge in cielo – lo ricordo – è termine che dice azione (δράω che in greco significa «agire»); è azione che divide il bene dal male.

Riascoltiamo il testo dell’Apocalisse poiché si parla di contrasto insanabile e di lotta senza sosta tra il Bene e il male, tra la Giustizia e l’ingiustizia, tra la Verità e la menzogna: “Scoppiò una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme ai suoi angeli, ma non prevalse e non vi fu più posto per loro in cielo. E il grande drago, il serpente antico, colui che è chiamato diavolo e il Satana, e che seduce tutta la terra abitata, fu precipitato sulla terra e con lui anche i suoi angeli. Allora udii una voce potente nel cielo che diceva: «Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, perché è stato precipitato l’accusatore dei nostri fratelli…»” (Ap 12,7- 10).

Certo, il testo si esprime in modo simbolico, immaginifico e antropomorfo, ma ciò non vuol dire privo di legame con la realtà/verità/ragione. L’uomo vive di simboli e il simbolo è un modo di parlare della realtà, di cogliere la realtà; solo una pochezza culturale non riesce a cogliere questo fatto.

Il grande studioso di miti André Girard distingue tra miti appartenenti alla tradizione ebraico-cristiana e quelli ad essa estranei; i primi, pur adoperando la struttura del mito, risultano in relazione alla ragione e mai contro di essa, rispettando l’ordine creato, la legge naturale, la giustizia.

Il testo di Apocalisse ci pone dinanzi uno spazio “celeste” che però non è, ancora, il cielo “dimora” di Dio: “Scoppiò – dice l’Apocalisse – una guerra nel cielo”. E quindi, si tratta di un “luogo” in cui si combatte una battaglia i cui contraccolpi si risentono e profondamente segnano le vicende e la storia degli uomini. Accendiamo la televisione ogni sera: è una lotta tra il bene e il male! E ci chiediamo da quali cuori e menti, da quali storie e culture certi episodi possano provenire…

Il richiamo chiarissimo è al terzo capitolo del libro della Genesi, ove si narra del peccato originale, ossia il male iniziale da cui dipende ogni altro male, ogni altro peccato, ogni ulteriore e successiva divisione e morte; quel testo della Genesi richiama – in maniera esplicita – un contrasto, una lotta senza fine, fino all’ultimo colpo.

I teologi faticano a parlare del peccato originale, ma è la cosa più verificata della nostra storia! Ognuno di noi guardi dentro di sé: abbiamo sempre dei sentimenti buoni? Non conosciamo l’invidia, la gelosia, l’affermarci sugli altri? La nostra società dimentica che siamo persone ferite, segnate da una fragilità e da una debolezza.

Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu la insidierai al calcagno»“ (Gen 3,14-15).

Satana, il maligno, è intelligente: non combatte contro Dio ma va contro l’immagine di Dio che è l’uomo. E pensiamo, ad esempio, a quando noi distruggiamo i rapporti umani fondamentali o non riusciamo più a dire un sì per tutta la vita e non abbiamo una volontà forte di creare quel rapporto fondamentale da cui nasce la vita… Dobbiamo esserne consci e iniziamo, allora, col riconoscere che siamo in questa realtà.

Non è poca cosa che la lotta fra il bene e il male, fra la giustizia e l’ingiustizia, fra la verità e la menzogna, sia presente dall’inizio della rivelazione cristiana – libro della Genesi – e anche al suo termine – libro dell’Apocalisse – attraversando quindi l’intera Rivelazione, e veda impegnati la Vergine Immacolata e san Michele Arcangelo.

Certo, ogni affermazione biblica va compresa e interpretata e non fraintesa o falsata; non essendo questa la sede idonea per spiegare cosa è l’ermeneutica, ascoltiamo quanto sugli angeli dice il Catechismo della Chiesa Cattolica che, al di là delle opinioni teologiche personali, contiene la dottrina della Chiesa. Inoltre è bene ricordare che le diverse opinioni teologiche valgono secondo la pertinenza e plausibilità delle affermazioni che le sostengono, mentre il Catechismo della Chiesa Cattolica esprime la fede della Chiesa.

Il Catechismo afferma che «l’esistenza degli esseri spirituali, incorporei, che la Sacra Scrittura chiama abitualmente angeli, è una verità di fede. La testimonianza della Scrittura è tanto chiara quanto l’unanimità della Tradizione» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 328). Poi continua: «In tutto il loro essere, gli angeli sono servitori e messaggeri di Dio… “potenti esecutori dei suoi comandi, pronti alla voce della sua parola”» (CCC, n. 329). E, infine, spiega: «….[sono esseri] puramente spirituali, essi hanno intelligenza e volontà: sono creature personali e immortali. Superano in perfezione tutte le creature visibili» (CCC, n. 330).

La libertà, quindi, è la grande protagonista della storia; richiede forza e coraggio; sì, la libertà degli angeli e degli uomini sono chiamate ad esprimersi nella storia in piena autonomia da ogni costrizione. Così un angelo creato buono da Dio – come può fare ciascuno di noi – può scegliere il proprio “io” piuttosto che Dio trasformando così la giusta autonomia in ribellione.

Il grande mistero e la grande bellezza della libertà! Difendiamo la nostra libertà che incomincia da un modo di pensare non imbeccato dai media o dalla rete, di fronte ai quali dobbiamo porci con libertà di pensiero. La cosa migliore che possiamo fare per i nostri ragazzi è educarli ad un giusto, costruttivo, sereno e gioioso spirito critico perché la libertà comincia proprio da questa capacità di critica e da questa libertà di giudizio.

Guardiamo con amore alle nostre nuove generazioni e indichiamo loro non solo le opere di misericordia corporali ma ricordiamo loro anche quelle spirituali. E i nostri ragazzi, quando capiscono che noi vogliamo loro bene, ci ascoltano ma prima di tutto dobbiamo riscoprire il fatto che, prima di parlare dei giovani, bisogna parlare con i giovani e, per poter far questo, bisogna decidere di avere tempo per loro. Mettiamo perciò nelle mani del Signore l’ormai imminente Sinodo.

Il diavolo e gli altri demoni, all’inizio, furono creati buoni da Dio, ma preferirono separarsi da Lui e, così, si sono trasformati in esseri malvagi ma ad essi si oppone Michele, il cui nome significa eloquentemente “Chi come Dio?”, e molti angeli si schierarono al suo fianco. Il testo dell’Apocalisse propone la grande lotta che continua a ripetersi, in modo incessante, e che continuerà fino al termine della storia e segnerà la vita degli uomini, delle donne, delle comunità.

«Allo stesso modo tutta la vita della Chiesa – spiega il Catechismo della Chiesa Cattolica – beneficia dell’aiuto misterioso e potente degli angeli» (CCC n. 334). E ancora: «Dal suo inizio fino all’ora della morte la vita umana è circondata dalla loro protezione e dalla loro intercessione» (CCC n. 336).

Nella Bibbia, gli angeli intervengono nella storia di Gesù e della Chiesa primitiva e rivestono un ruolo all’interno della fede cristiana. Michele –  che in ebraico vuol dire appunto «Chi come Dio?» – è il comandante dell’esercito celeste e viene raffigurato con una corazza e una lancia, oppure con uno scudo e una spada, mentre sta combattendo vittoriosamente contro Lucifero.

Nell’Antico Testamento il libro di Daniele dice che «… in quel tempo sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo» (Dn 12, 1)”. Egli è il difensore del popolo di Israele: «Michele, uno dei principi supremi, mi è venuto in aiuto» (Dn 10,13).

La Rivelazione cristiana conforta anche noi, uomini e donne del XXI secolo – per tanti versi così disincantati e secolarizzati -, ricordando  come la nostra vita, la nostra storia, le nostre città – anche la nostra Mestre – siano “spazi” in cui si fronteggia il Bene e il male, la Giustizia e l’ingiustizia, la Verità e la menzogna.

In questo combattimento, però, l’uomo e le comunità non sono mai lasciate sole ma piuttosto affidate e sostenute da Dio che ci invia questi suoi angeli – messaggeri di Bene, Giustizia e Verità – e in particolare gli arcangeli Raffaele, Gabriele e soprattutto il nostro patrono Michele.