Omelia del Patriarca nella S. Messa per la festa di S. Rocco, compatrono di Venezia (Venezia / Scuola Grande di S. Rocco, 16 agosto 2020)
16-08-2020

S. Messa nella festa di S. Rocco, compatrono di Venezia

(Venezia / Scuola Grande di S. Rocco, 16 agosto 2020)

Omelia del Patriarca Francesco Moraglia

 

 

Gentili autorità, illustre Guardian Grando e confratelli della Scuola Grande di S. Rocco, fedeli tutti,

l’annuale celebrazione del patrono san Rocco – che estende la sua benigna protezione non solo verso questi luoghi splendidi che portano il suo nome ma all’intera città di Venezia e a tutti coloro che lo riconoscono come potente intercessore – ci trova profondamente segnati dagli avvenimenti che ci hanno toccato negli ultimi mesi.

Se ripensiamo al contesto e al clima della festa di S. Rocco di appena un anno fa sembra che sia passato un secolo, tali e tanti sono stati i fatti che ci hanno coinvolto e “travolto” e, in parte, continuano tuttora a preoccuparci. Basti solo ricordare le durissime settimane dell’acqua granda che ha scosso e sommerso Venezia nove mesi fa e poi le travagliate fasi della pandemia da Covid-19, ancora in atto, che ha stravolto la vita a livello mondiale.

Ci siamo spesso trovati – personalmente, come famiglie e come città – e magari, per certi versi, ci ritroviamo tuttora nelle condizioni e nelle necessità di gridare con insistenza – come ha fatto la donna cananea di cui ci ha appena raccontato il Vangelo di questa domenica – la nostra impotenza, il desiderio e bisogno di salvezza che avvertiamo per noi e per i nostri cari: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! (…) Signore, aiutami!» (Mt 15,22.25).

Il Vangelo ci dice poi che – pur in un contesto segnato, nei versetti precedenti, dalla polemica sulle autentiche tradizioni e dal fatto che la donna non appartiene al popolo ebraico – Gesù rimane profondamente ammirato dalla sincera e coraggiosa fede della donna: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri» (Mt 15,28). E ottiene così la guarigione della figlia malata.

Siamo oggi, forse, nel momento favorevole per riscoprire anche il valore della santità e della testimonianza di vita di questo nostro santo – Rocco, originario di Montpellier in Francia – che viene presentato come il santo pellegrino e taumaturgo vissuto nell’Europa e nell’Italia del 1300, sovente e drammaticamente funestata dal flagello della peste.

La sua fama di santità si manifestò ben presto e si diffuse in tante parti, non solo del nostro Paese, al punto che la grande devozione e il legame “popolare” nei suoi confronti sono giunti sino ai nostri giorni e resi evidenti da chiese o opere d’arte che portano il suo nome e lo ritraggono.

Proveniente da una famiglia benestante, il giovane Rocco mise presto in vendita i suoi beni e cominciò il suo cammino religioso e di pellegrino (come viene descritto anche in tante raffigurazioni) volendo dedicare la sua vita ad una più profonda unione con Cristo, nella preghiera e nell’aiuto prestato agli altri, in particolare ai più poveri e deboli. Si dedicò così totalmente ad essere portatore di bene, conforto, salute e salvezza.

E soprattutto in Italia – raccontano le (scarne in realtà) notizie storiche su di lui – si rivelò come grande taumaturgo capace di annunciare, in parole e opere, ossia con la sua stessa persona, la carità di Cristo e la potenza “miracolosa” di Dio. Guariva i malati – di peste, soprattutto, e talora lasciati soli e abbandonati – con un tocco di mano e facendo il segno della croce, invocando e chiamando a raccolta tutta la forza del Crocifisso Risorto che attraversa ogni debolezza umana e se ne fa carico.

Anche Rocco, ad un certo momento della sua vita (che finirà presto, poiché si ritiene che morì a non più di 32 anni d’età, con molti tormenti finali e in prigione), sarà colpito dal contagio della peste tanto da essere poi raffigurato sovente con una ferita sanguinante sulla coscia e verrà anch’egli guarito sperimentando a sua volta l’azione prodigiosa del Dio che ama, guarisce e salva.

Rocco – che si presentava come “un umile servitore di Gesù Cristo” ed era conosciuto come l’amico degli ultimi, degli appestati e dei poveri – è così il santo che, oggi più che mai, ci invita a ripartire dall’uomo concreto e reale, amandolo e rispettandolo nel suo mistero – che ha inizio col concepimento e si prolunga, in tutti i suoi giorni, fino alla morte naturale -, accogliendolo e soccorrendolo adeguatamente quando le fragilità, le malattie, le difficoltà e i disagi della vita bussano alla porta.

Il santo – nato a Montpellier ma “rimasto” qui a Venezia nella chiesa a lui intitolata e che ne custodisce i resti del corpo – guariva sempre nel nome e con il segno di Cristo e ci invita, quindi, a rimettere al centro il Signore Gesù in tutti gli ambiti della nostra vita perché è Lui il Primo, l’Unico, il Necessario, il Salvatore o – come lo chiamiamo ben volentieri noi veneziani – il nostro Redentore.

Ci aiuti, quindi, a ripartire in un tempo di “ripresa” quantomai travagliato e difficile per molte persone e famiglie e in tanti ambiti, dall’economia alla scuola, dal mondo del lavoro al quello del turismo e della cultura così importante per il nostro territorio.

È però, intanto, necessario recuperare la nostra più autentica umanità, che non è e non deve essere quella dell’uomo che si illudeva di avere (o essere lui stesso!) la risposta a tutte le domande e la soluzione a tutti i problemi, quasi supponendo di poter stare al posto di Dio!

Essere uomini, moderni e progrediti, vuol dire riscoprire – con umile e decisiva verità – la propria creaturalità, che è fatta di limiti ed è bisognosa degli altri, riconoscendo che non basta e non può contare solo l’efficientismo o la prestazione, ritrovando la gioia e la bellezza dell’incontro reale e personale con l’Altro (Dio) e con gli altri non restando ingabbiati nei contorti e talora insani percorsi virtuali.

San Rocco ci ispiri così quell’umanità, quella socialità e quella fraternità nuova e “universale” – senza più barriere, pregiudizi o discriminazioni – fondate sulla giustizia concretamente praticata e sulla misericordia ricevuta e a nostra volta donata (di giustizia e misericordia ci hanno parlato, in diverso modo, le prime due letture di oggi) nonché sulle virtù teologali – profondamente divine e umane – della fede, della carità e della speranza coniugate nella vita di oggi.

Chiediamo infine – attraverso l’intercessione di san Rocco, pellegrino e taumaturgo – il sostegno, il conforto e la guarigione per quanto sono afflitti e colpiti da malattie del corpo e dello spirito, dalle tante “pesti” dei tempi attuali.

E per tutti noi, per questa città di cui è compatrono, ottenga giorni di pace e di speranza, segnati da una solidarietà più diffusa, fatta anche di piccoli gesti generosi e sinceri, da un’attenzione più spiccata e meno “ideologica” al bene comune.

Ci conceda così di imitarlo nel suo amore e nel suo pellegrinaggio verso i fratelli, specialmente gli ultimi e i dimenticati, per giungere a condividere la vita, la gioia e la casa stessa di Dio che è, senza esclusioni, “per tutti i popoli”.