Omelia del Patriarca nella S. Messa per il “Precetto Pasquale” a favore delle Forze Armate e Corpi Armati dello Stato presenti nel territorio della Città di Venezia (Venezia / Basilica cattedrale di S. Marco, 28 marzo 2023)
28-03-2023

S. Messa per il “Precetto Pasquale” a favore delle Forze Armate e Corpi Armati dello Stato presenti nel territorio della Città di Venezia

(Venezia / Basilica cattedrale di S. Marco, 28 marzo 2023)

Omelia del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia

 

 

 

Quest’incontro, nel contesto dell’Eucaristia, è un momento importante ed appartiene alla tradizione della nostra Chiesa ed anche della nostra società veneziana.

Desidero salutare il signor Prefetto, il rappresentante dell’Amministrazione comunale e tutte le Autorità civili e militari.

Abbiamo ascoltato il Vangelo del giorno (Gv 8,21-30) in cui esce fuori tutta l’autorevolezza di Gesù. Noi siamo abituati a legare alla figura di Gesù la persona dell’umile, del mite. Abbiamo spesso presente Gesù che invita al perdono. Un giorno Pietro ha chiesto a Gesù: quante volte dovrò perdonare? E Lui gli risponde: sempre (cfr. Mt 18,21-22). Quanta forza ci vuole nel perdonare!

O ancora abbiamo presente Gesù che ci invita alla pazienza, come avviene quando ci consegna la parabola del servo che deve una cifra al suo padrone e che chiede un po’ di tempo per poterla restituire, anche se poi lui non farà così con un suo collega, un altro servo (cfr. Mt 18,23-35).

Dobbiamo, però, fare attenzione a non pensare che Gesù sia un timoroso, un pavido, un timido. Nel Vangelo di oggi, tratto dal capitolo ottavo del Vangelo di san Giovanni, siamo in un momento in cui Gesù appare come colui che sa tenere testa, sa tenere una posizione di fronte a chi, umanamente, è più potente di Lui ed è in grado di dispiegare delle forze umane più forti. Gesù, dalla sua parte, ha solo l’autorevolezza.

Vorrei, allora, richiamare la vostra attenzione proprio su questo concetto: quanto è importante, nella nostra società, avere persone autorevoli! E quanto è brutto quando l’autorità non si incontra con l’autorevolezza di chi riveste l’autorità!

Gesù – lo abbiamo detto – non è un pavido, non è un mite o un timoroso. Una volta dicono a Gesù che Erode – un tiranno al soldo dei Romani, perché lui non era in grado di avere un reale potere ed aveva il potere che veniva da Roma e (come tutte le persone che hanno questo tipo di potere) persona in realtà fragile, in preda a se stessa, alle sue emotività, ai suoi capricci – lo vuole uccidere. Ma Gesù risponde subito: “Andate a dire a quella volpe: Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta” (Lc 13,32). È chiaro che qui c’è un richiamo anche alla resurrezione – l’opera che Gesù deve compiere – ma la cosa interessante è che Gesù chiama Erode “volpe” e la volpe era considerata un animale vigliacco, che colpiva e scappava.

“Andate a dire a quella volpe di Erode che io rimango qui fin che ho deciso di rimanere”: questo è il Gesù dei Vangeli. E più avanti, di fronte a Pilato, risponde fino a quando non capisce che Pilato è un burattino e allora risponde con il silenzio perché non c’è risposta più eloquente, in certi momenti, che il silenzio.

Chi è Gesù? È l’uomo mite e, quindi, l’uomo forte; è l’uomo umile e, quindi, l’uomo che non ha da difendere posizioni personali e può arrivare anche a dire ai suoi discepoli: «Sia il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno» (Mt 5,37).

Ho fatto questa premessa perché siamo in Quaresima e io che vi parlo, per primo, ho bisogno di convertirmi. E penso che anche molti di voi ritengano che la conversione sia la cosa più importante della loro vita; forse non riusciamo a realizzarla fino in fondo, a realizzarla come vorremmo, ma la conversione è la cosa più importante della nostra vita.

Io ricordo che la vita cristiana è fatta di virtù, cioè di atteggiamenti buoni. Ma le virtù fondamentali del cristiano sono importanti anche per il cittadino e, soprattutto, per chi è chiamato ad avere una funzione pubblica nella città.

Pensiamo un po’ a cosa avviene quando siamo chiamati ad obbedire – e l’obbedienza dice la libertà di una persona – ad una persona che non è prudente, non è giusta, non è forte e coraggiosa o pacata quando serve… Rammento qui le quattro virtù cristiane morali fondamentali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza.

Pensiamo a quanto, soprattutto nei momenti di emergenza e in cui bisogna fare sintesi e decidere in tempi brevi, è importante che chi decide sia prudente, giusto, forte e temperante. Ma qui ci vuole un lavoro sulla propria persona, sul proprio io, sulla propria vita. Ecco perché Gesù è esempio di mitezza e di umiltà ma anche di forza e coraggio.

Portare una divisa è una responsabilità, perché nel momento in cui io indosso una divisa vado oltre me stesso, oltre i miei gusti personali, oltre le mie legittime visioni culturali, ideali, politiche. Quando io indosso una divisa – qualunque essa sia, in qualsiasi ambito dello Stato – io vado oltre me stesso, anche se sono sempre io che rimango nelle azioni che compio, perché “investito” di quella divisa.

Ed allora capite perché già nella Chiesa primitiva, pensiamo alle lettere degli Apostoli, si preghi per chi ha in mano le sorti dei popoli e per chi è chiamato ad avere un ruolo significativo nella società. Preghiamo perché chi ci guida sia una persona umile e mite, sia una persona prudente e giusta, sia una persona coraggiosa – perché i pavidi non servono a nessuno – ma sia anche una persona temperante, pacata ed equilibrata.

Un ricordo particolare va a chi – servendo la nostra comunità sociale e nazionale – ha offerto la vita, soprattutto in questo ultimo anno, per chi ha lasciato una famiglia, per chi è chiamato ad essere capace di gestire situazioni difficili in cui, molte volte, si sperimenta la solitudine della decisione. Ciascuno di noi preghi per la propria conversione ed insieme preghiamo tutti per la nostra comunità sociale, per la nostra Italia, per l’Europa, per il mondo.

Il bene della pace è il frutto di tanti aspetti; non è il pacifismo. È qualcosa di molto più complesso e articolato mentre il pacifismo, certe volte, è una bandiera che si sventola ideologicamente. La pace è altro e il Vangelo ci dice: “Beati gli operatori di pace” (Mt 5,9).

Buona Pasqua a tutti!