Omelia del Patriarca nella S. Messa per il centenario della fondazione dell’Istituto delle Suore Ancelle Missionarie del SS.mo Sacramento (Venezia / Basilica cattedrale di S. Marco, 17 giugno 2023)
17-06-2023

S. Messa nel centenario della fondazione dell’Istituto delle Suore Ancelle Missionarie del SS.mo Sacramento

(Venezia / Basilica cattedrale di S. Marco, 17 giugno 2023)

Omelia del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia

 

 

Saluto la Superiora Generale e tutte le Suore Ancelle Missionarie del SS.mo Sacramento che, in questi giorni a Venezia, hanno vissuto l’Assemblea generale nel ricordo grato del loro inizio, avvenuto 100 anni fa e proprio in questa città, nel segno dell’amore “appassionato” per la missione della Chiesa e a partire dalla forza che proviene dall’Eucaristia.

È bello che questa celebrazione eucaristica giubilare si svolga nella cattedrale marciana, custode delle spoglie dell’evangelista martire Marco, nel giorno in cui la Chiesa vive la memoria del Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria.

Proprio tale ricorrenza mariana ci aiuta ad inquadrare bene anche la ricorrenza del centenario di fondazione. La Vergine Santissima, infatti, è stata ed è sempre la prima adoratrice del Signore Gesù e ciò lo riscontriamo già nel suo “sì”, detto al momento dell’Annunciazione, quando accolse nel suo grembo il Figlio concepito per opera dello Spirito Santo e quando poi, con la sua maternità, “ha irradiato sul mondo la luce eterna, Gesù Cristo, Signore nostro” (così recita il prefazio della Beata Vergine Maria I).

Maria è, quindi, il prototipo di ogni discepola e discepolo e, care sorelle, in particolare di ciascuna Ancella Missionaria, di ognuna di Voi, perché nel suo sì pieno e totale – “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1,38) – noi troviamo l’atto fondamentale di adorazione, il vero atto di adorazione, che diventa e si traduce in una fede totale, rivestita di un amore profondo e incondizionato.

Maria è la prima vera adoratrice e, nello stesso tempo, è la prima vera missionaria: come ci racconta il Vangelo di Luca “si alzò e andò in fretta” (Lc 1,39) dalla cugina Elisabetta, anch’essa in attesa di un figlio e che la saluta con le parole forti che ben conosciamo: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto” (Lc 1,42-45). Maria è la prima missionaria, Colei che porta il Signore Gesù.

Mi ha colpito leggere nella biografia della Vostra Fondatrice, Madre Caterina Zecchini, il fatto che si trovasse in preghiera e in adorazione davanti a Gesù Eucaristia nel momento in cui sentì sorgere in lei l’ispirazione per un istituto religioso dedito alla cooperazione ed animazione missionaria, a servizio della Chiesa universale. E poi la sua determinazione nell’istituire, senza indugio, l’ora di adorazione mensile per le missioni.

Alla fine dell’anno 1922 sarà il Patriarca Pietro La Fontaine a firmare il decreto di approvazione di questa nuova realtà ecclesiale che assumerà il nome di “Ancelle Missionarie del Santissimo Sacramento”. Le prime Ancelle – Madre Caterina e tre giovani discepole – si stabilirono a Venezia, esattamente presso S. Maria Formosa, il 30 maggio 1923 e proprio qui, il giorno seguente, solennità del Corpus Domini, emetteranno il loro atto di consacrazione dando così l’avvio ufficiale all’Istituto.

Legare l’adorazione alla missionarietà ci dice, oggi (se possibile) più ancora di cent’anni fa, qual è il vero motore – il cuore – di ogni azione pastorale ed ecclesiale, di ogni iniziativa di evangelizzazione e annuncio. Così fu per Madre Caterina, così è stato per ogni Ancella, così è per ciascuna di Voi: una vita spesa interamente al servizio della Chiesa, della missione della Chiesa, sapendo che ciò è possibile solo attraverso la luce e la forza che vengono dall’Eucaristia, cibo che sostiene e dà energia ad ogni atto ecclesiale e missionario.

La prima comunità dei discepoli del Risorto è, come ben sappiamo, descritta nelle prime pagine degli Atti degli Apostoli: “Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere” (At 2,42). Questo quadro di vita, offerto dall’evangelista Luca, rimane l’immagine perenne della Chiesa apostolica: una Chiesa che è comunione, una Chiesa che è comunità eucaristica nata e raccolta nel gesto della fractio panis.

Poco prima sempre il libro degli Atti ci aveva detto che “tutti erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui” (At 1,14); il fatto accade nel giorno della Pentecoste ed è caratterizzato dall’attesa dello Spirito Santo, un’attesa “missionaria”. È l’altra immagine di Chiesa che deve rimanere fissa in noi: una realtà generata dallo Spirito e “preparata” da un’attesa orante e vissuta in comunione, in cui tutti erano perseveranti nell’ascolto e insegnamento degli apostoli, ossia dell’unico Vangelo. Anche il discorso di Pietro, il giorno di Pentecoste, è “missionario”: è annuncio e testimonianza di Gesù risorto, è invito alla conversione e a farsi battezzare e ricevere il dono dello Spirito Santo (cfr. At 2).

Tutto questo ha un’eco particolare nella fondazione e nelle motivazioni del vostro Istituto, nella sua spiritualità eucaristica e missionaria, nella vita di consacrazione accolta ed assunta quotidianamente dalle Ancelle Missionarie religiose e da ogni Ancella Missionaria secolare (realtà nata oltre cinquant’anni fa, nel 1969).

La vostra vita consacrata, diffusa anche in varie parti del mondo come la stessa liturgia odierna mette in evidenza, è davvero una partecipazione alla maternità di Maria e della Chiesa che abbiamo appena contemplato nella sua dimensione eucaristica ed orante.

Vi affido perciò in modo speciale alla Vergine Maria, Madre del Buon Consiglio, di cui oggi ricordiamo e celebriamo il suo Cuore Immacolato. Lei, che inizia ad adorare il Signore nel suo sì al momento dell’Annunciazione, è divenuta un tabernacolo vivente ed ha portato Gesù come prima missionaria; a Pentecoste è in attesa, con gli apostoli, di ricevere la pienezza dello Spirito e portare l’annuncio e la salvezza del Vangelo a tutti i popoli.

Adorazione e missionarietà, sempre, insieme, fino alla fine, in un unico movimento d’amore, di fede e di speranza che attraversa tutta l’esistenza e tutto il mondo e che raggiungerà il suo culmine quando – come diceva Madre Caterina – “al termine della nostra vita mortale, l’ultima nota d’amore che si sprigionerà dal nostro povero cuore sarà quello del Cristo morente: Consummatum est, tutto è compiuto”.