Omelia del Patriarca nella S. Messa per i funerali di mons. Valerio Comin (Venezia / Basilica cattedrale di S. Marco, 14 dicembre 2023)
14-12-2023

S. Messa per i funerali di mons. Valerio Comin

(Venezia / Basilica cattedrale di S. Marco, 14 dicembre 2023)

Omelia del Patriarca Francesco Moraglia

 

 

Carissimi,

siamo attorno all’altare di Gesù il Vivente, il Risorto – come ha appena proclamato il Vangelo (Mc 15, 33-39; 16, 1-6) -, e a Lui affidiamo il nostro caro don Valerio che è giunto al termine della sua lunga vita terrena ed è entrato nella casa del Padre, ossia l’eternità, la domenica senza tramonto.

Don Valerio aveva quasi 94 anni d’età e oltre 70 di sacerdozio.

La sua vita e il suo ministero sono stati una benedizione e una gioia per lui, sempre grato al Signore per il dono del sacerdozio, e per molti che lo hanno incontrato. Per questo, nel ricordo di don Valerio, anche noi oggi nella chiesa cattedrale vogliamo esprimere riconoscenza al Signore.

Gli ultimi tempi sono stati faticosi mentre si andava, via via, spegnendo come una candela che si consuma. Dell’ultimo incontro in ospedale ho il ricordo di una persona sofferente, di un cenno, di una voce flebile; altro non poteva più dire e fare.

Mons. Valerio Comin era stato ordinato nel 1953 dall’allora Patriarca Roncalli e aveva dedicato molta parte del suo primo periodo sacerdotale all’educazione e alla formazione dei giovani, in alcune parrocchie del centro storico di Venezia (San Nicolò dei Mendicoli, San Canciano, Santi Apostoli) e poi in ambito associativo e diocesano, in modo particolare con i giovani dell’Azione cattolica.

In tempi non facili e certamente con meno mezzi di oggi, don Valerio – che veniva da un’infanzia e una giovinezza non prive di sofferenze – seppe coinvolgere molti che ne ricordano ancora la generosità e l’impegno nel far incontrare Gesù, nel far crescere l’appartenenza alla Chiesa, nell’aiutare a far maturare i frutti e i doni ricevuti per grazia.

Fu apprezzato da chi, di volta, gli fu Patriarca; il Cardinale Marco Cè, dal 1979 al 2002 e poi fino alla morte, lo volle come segretario personale. Così per don Valerio si aprì una stagione del suo ministero sacerdotale delicata e di responsabilità: per oltre 35 anni ne divenne, infatti, il fedele segretario, il collaboratore affidabile; accanto a lui ha saputo essere amico fraterno, una presenza sollecita.

La collaborazione che si era instaurata tra loro – seppure fossero di caratteri molto diversi – indica quanto sia importante e preziosa la comunione e la fraternità sacerdotale. Possiamo ancora dire che, anche dopo il 2014 (anno della morte del Cardinale), don Valerio ha continuato a tenerne viva la presenza e la memoria.

Non va dimenticato inoltre che, fino a quando mi disse che le forze non lo sostenevano, per quasi vent’anni (dal 2003 al 2022) don Valerio è stato direttore dell’Opera Diocesana Esercizi e Ritiri Spirituali e direttore spirituale della Casa diocesana di spiritualità S. Maria Assunta a Cavallino.

In questa veste – proseguendo e portando avanti l’intuizione del Patriarca Cè – ha potuto continuare a far il prete in mezzo alla gente, salutando e incontrando le persone di ogni provenienza (ragazzi, giovani, adulti, anziani), annunciando la Parola di Dio, pregando ed invocando il perdono e la misericordia di Dio nel sacramento della confessione, continuando a insistere sulla necessità di ridare tempo e spazio a Dio, perché Lui sia sempre al primo posto nella vita delle persone. E anche di questa esperienza don Valerio era grato a Dio.

Nei corsi degli esercizi spirituali è possibile – come abbiamo ascoltato dalla prima lettura – essere “guidati dallo Spirito di Dio… voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!». Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria” (Rm 8, 14-17).

Come avviene per tutta la creazione – che “geme, soffre… attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio” – così è anche per il nostro don Valerio: vinta l’umana debolezza, mi piace pensarlo in cielo col Patriarca Marco per sperimentare come “le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi” in vista dell’entrare pienamente “nella libertà della gloria dei figli di Dio” (cfr. Rm 8,18-20).

Alla cognata, al nipote, alle persone che sono state più vicine e legate a lui, a chi l’ha accudito con amore e fedeltà, le mie condoglianze e quelle della Chiesa che è in Venezia.

Affidiamo il nostro carissimo don Valerio – per l’intercessione della Madonna Nicopeia – a Dio Padre, il Signore della vita, facendo nostre le parole del Vangelo di Marco che costituiscono il cuore della fede cristiana con le donne, recatesi al sepolcro e trovatolo vuoto, che si sentirono dire agli angeli: “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui” (Mc 16,8).