S. Messa per i funerali di don Alico Giorgio Siciliotto
(Eraclea / Chiesa parrocchiale S. Maria Concetta, 20 giugno 2022)
Omelia del Patriarca Francesco Moraglia
Carissimi,
mi rivolgo in modo particolare alle sorelle, ad Adriana che viveva con il caro don Alico, a Giovannina e ad Evi, al cognato, ai nipoti, ai pronipoti, agli amici: a tutti loro, insieme al presbiterio veneziano, porgo le mie condoglianze.
Desidero qui ricordare anche la sorella Paoletta, a cui don Alico era particolarmente affezionato.
Don Alico Siciliotto era nato a San Donà di Piave il 12 novembre del 1938; il Signore lo ha chiamato a Sé il 18 giugno scorso. Don Alico era prete da 58 anni, essendo stato ordinato il 21 giugno 1964.
Certamente, ogni giorno, il cristiano va incontro al suo Signore ma c’è, per tutti, un giorno che è quello dell’incontro ultimo, l’incontro definitivo.
È il giorno inaugurato da Gesù a Pasqua con la risurrezione e di cui Gesù ci ha parlato nei discorsi dell’addio, durante l’ultima cena, e di cui l’evangelista Giovanni ci dà un annuncio confortante con parole consolanti che danno forza e ci aiutano nei momenti difficili.
Sono, appunto, parole di grande conforto e sollievo per tutti noi che abbiamo voluto e che vogliamo bene al carissimo don Alico: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via» (Gv 14, 1-4).
Non sono – lo ribadisco – parole di circostanza o vagamente consolatorie e neppure costituiscono un semplice auspicio; sono, piuttosto, le parole costitutive della fede cristiana e su di esse la Chiesa, da sempre, fonda ogni sua ulteriore certezza.
La creazione – che è, per eccellenza, l’opera di Dio – raggiunge il suo compimento, la sua pienezza, secondo la narrazione del libro della Genesi, proprio nel giorno di sabato quando Dio, terminata la Sua opera, entra nella giornata del Suo riposo.
Sabato è il giorno del riposo del Signore: “Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno… Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò” (Gen 2, 2-3).
Il Nuovo Testamento, la Nuova Alleanza, ha inizio proprio con il giorno della Risurrezione, l’ottavo giorno, il giorno dei cieli nuovi e della terra nuova, come ci ricorda il libro dell’Apocalisse (cfr. Ap 21,1).
Così la Pasqua, la grande domenica dell’anno, e la Domenica, la piccola Pasqua della settimana, sono i due giorni o, meglio, l’unico giorno verso il quale la comunità cristiana e i singoli cristiani sono incamminati.
Sono giorni che celebriamo e viviamo nella fede attraverso la liturgia, che non è una delle tante preghiere private che il cristiano può recitare personalmente o comunitariamente ma è la preghiera della Chiesa in cui, nella forma più alta e feconda, Gesù prega con noi, Gesù prega in noi e noi preghiamo Gesù. Tutto ciò avviene grazie al dono dello Spirito Santo, rivolgendoci al Padre, sorgente prima di ogni dono.
Don Alico ha esercitato a lungo il ministero sacerdotale. Fu, dapprima, viceparroco a S. Stefano di Caorle, poi a San Giovanni Battista di Jesolo e infine, a Eraclea. Fu, successivamente, parroco a Cittanova, al Sacro Cuore di Cà Vio e, infine, dal 1994 al 2014, è stato parroco a S. Maria Ausiliatrice di Jesolo.
Dio guida sempre la vita dei suoi figli e lo fa attraverso avvenimenti che, ad uno sguardo superficiale o solamente umano, possono apparire del tutto casuali e, insignificanti mentre, in realtà, rispondono ad un Suo preciso volere, il progetto che Dio, con sapienza, ha su ciascuno di noi. Dio non muove alcunché senza aver di mira il bene delle singole persone che ama in ogni circostanza del loro vivere e del loro morire.
Solo uno sguardo di vera e reale fede ci svela, almeno in parte, quel piano provvidenziale, attraverso segni sufficientemente luminosi per chi li vuole intendere e, nello stesso tempo, così umbratili da lasciare completamente liberi nel dire il proprio sì, quel sì che Dio chiede a tutti i suoi figli ma che vuole sia libero e mai costretto.
Gli ultimi anni di don Alico sono stati faticosi; egli ha sperimentato la fragilità progressiva di una condizione fisica sempre più difficile e compromessa in cui il Signore lo lavorava, preparandolo all’incontro ultimo con Lui.
In questo ultimo periodo della sua vita, don Alico ha sperimentato quotidianamente, giorno dopo giorno, la verità delle parole della prima lettura che abbiamo appena ascoltato e in cui l’Apostolo Paolo, scrivendo ai Romani, parla dell’attesa e del compimento della redenzione: “Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo” (Rm 8,22-23).
Ad ogni cristiano, e in particolare al presbitero, si chiede d’esprimere la somiglianza col Signore Gesù, perché il cristiano – e il presbitero ancor di più – nel vivere e nel morire deve essere simile al suo Signore.
Sì, noi parliamo con la nostra vita, ma soprattutto con la nostra morte. E al prete si chiede, anche nel morire, qualcosa di specificamente sacerdotale; ognuno di noi è, quindi, chiamato a dare la sua personale risposta, il suo sì; il cristiano e il prete non sono mai soli e rinchiusi in se stessi.
Ricordiamo, infine, che un prete non va mai da solo in Paradiso ma sempre con una moltitudine – voglio pensare – numerosissima di fratelli e sorelle che con lui, per l’eternità, ringrazieranno Dio del dono della vita e della salvezza, espressioni particolarissime della tenerezza del Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.
Al carissimo don Alico chiediamo di portarci nella sua preghiera, lui che ora ama con quella forza che attinge direttamente da Dio, sorgente della Carità. S. Maria Ausiliatrice, Madre dell’Eterno Sacerdote, titolo dell’ultima parrocchia di don Alico e a cui è stato devotissimo, lo introduca ora nel mistero del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
A tutti e in particolare alle sorelle, al cognato, ai nipoti e ai pronipoti, rinnovo le mie condoglianze, insieme a quelle dei confratelli presbiteri.