Omelia del Patriarca nella S. Messa per i funerali del diacono Franco Sormani (Venezia / Chiesa parrocchiale Ss. XII Apostoli, 12 gennaio 2024)
12-01-2024

S. Messa per i funerali del diacono Franco Sormani

(Venezia / Chiesa parr. Ss. XII Apostoli, 12 gennaio 2024)

Omelia del Patriarca Francesco Moraglia

 

Carissimi,

“credo fermamente che la morte non sia l’ultima parola sulla vita, ma apre il passaggio alla gioia eterna che durerà per sempre, grazie alla vittoria di Cristo Risorto”.

Queste parole il nostro carissimo diacono Franco le poneva al termine del suo testamento spirituale, uno scritto ricco di fede. Esse sono il miglior accompagnamento alla celebrazione eucaristica che stiamo vivendo nella “sua” amata parrocchia dei Santissimi Apostoli – dove era nato ed ha sempre vissuto – e sono anche l’adeguato commento alle letture appena proclamate: l’inno paolino alla carità (1Cor 13,1-13) e il Vangelo delle Beatitudini (Mt 5,1-16).

Alla fede, alla speranza e alla carità Franco si è sempre aggrappato, soprattutto nei momenti di conversione che lo hanno portato a scoprire “una luce” e a maturare –  sono ancora sue parole – “una nuova intelligenza di Dio che fino a quel momento non avevo conosciuto”.

Le Beatitudini – per il cristiano – sono la carta costituzionale, il codice della santità, una sempre nuova sintesi tra un presente che viviamo, nelle gioie e nelle tribolazioni, ed un futuro che non ci è ancora svelato ma già, in qualche modo, ci appartiene. La via tracciata dalle Beatitudini è, quindi, la strada di ogni cristiano ma, in particolare, è stata la via che ha cambiato la vita di Franco e che lui ha saputo proclamare fino alla fine, consapevole – cito di nuovo le sue parole – che la morte “è la mèta per la quale siamo nati, abbiamo vissuto, faticato e amato. E la mèta è Cristo stesso: pienezza e senso della vita!”.

Nel testamento spirituale emergono parole e frasi-chiave che ci restituiscono la sua forza e la sua serenità d’animo, derivanti dalla fede e mantenute anche nel tempo della malattia e delle difficoltà fisiche, fino agli ultimi giorni, come ho avuto modo di verificare io stesso nell’ultimo incontro con lui, avvenuto poco più di una settimana fa.

Alcuni passaggi sono rivolti direttamente alla sua famiglia, da lui tanto amata e a lui unita da un legame profondissimo; vi troviamo il ricordo della indimenticata moglie Teresa – in cielo da quasi dieci anni – e le parole rivolte alle figlie, ai nipoti e ai pronipoti del cui dono ringraziava continuamente. Possiamo leggere, come segno di predilezione, la nascita della piccola Giuditta proprio nelle ore in cui il nonno entrava nella Casa del Padre.

Alla sua famiglia Franco ha voluto affidare un’ultima consegna: “…accontentatevi di quello che la Provvidenza vi dà e vi ha dato, perché Dio sa benissimo quello di cui avete bisogno… così anche voi ricordatevi dei poveri. Perdonatevi reciprocamente, fra marito e moglie, fra genitori e figli, fra sorelle e fra generi… Onorate la memoria della mamma… Ringraziate con me Dio Padre per il dono della vita e della creazione… ringrazio il Signore Gesù per tutti i suoi meravigliosi doni”.

Mi ha molto toccato, tra l’altro, il passaggio in cui ringrazia “per il fidanzamento vissuto nella trepidazione e nella castità, dono meraviglioso del Suo Spirito e della Vergine Maria”.

Un grazie speciale lo riserva al Cammino neocatecumenale che ha cambiato la sua vita – facendogli riscoprire la grazia del Battesimo – e che poi lo vide, a lungo, instancabile catechista ed evangelizzatore, in grado di far sorgere nuove comunità nel territorio veneziano come anche in varie parti del Veneto e del Nordest.

Come Chiesa che è in Venezia desideriamo ringraziare il Signore per Franco. Pensiamo al suo servizio come diacono (aveva ricordato, poco prima di Natale, i vent’anni della sua ordinazione) e, ultimamente, al prezioso compito, svolto con dedizione e finché le forze lo hanno sostenuto, di assistente spirituale presso l’Ospedale Civile di Venezia.

Un amico della comunità diaconale, in questi giorni, mi ha parlato di lui così: “Sempre più provato, ha sempre testimoniato con serenità, senza mai arrabbiarsi o lamentarsi con il buon Dio, partecipando sia alla vita comunitaria diaconale sia, finché ha potuto, presenziando in cattedrale alle celebrazioni facendosi accompagnare anche quando ormai si muoveva solo sulla sedia a rotelle… Uomo dal carattere severo e forte, ha cercato di essere sempre gentile ed equilibrato, aiutato in questo dal cammino spirituale interiore intrapreso, dall’esperienza neocatecumenale e diaconale. Sereno e consegnato nelle mani del Signore…”.

Dopo i ringraziamenti al Signore e alle persone a lui care, c’è il ricordo grato a tutti i suoi Patriarchi, ai sacerdoti che ne hanno accompagnato la formazione. Qui ne cito solo due: il cognato don Luigi Zane e don Valerio Comin che Franco ricorda con molto affetto tanto che, in occasione della sua recente morte, scrisse: con lui “ho passato i migliori anni della mia fanciullezza… abbiamo lavorato, cantato, siamo andati in montagna, ma quello che mi resta è l’amore che mi ha trasmesso per la liturgia”.

Non ha dimenticato nel suo testamento spirituale la comunità di S. Girolamo che l’ha visto collaboratore pastorale e dove, per un certo periodo e con la moglie Teresa, aveva anche abitato in canonica.

Nel suo diario personale Franco annotava (quasi vent’anni fa): “Insegnami Tu, Signore, a morire a me stesso, a cercare l’ultimo posto, le umiliazioni… Perché quando Tu verrai, glorioso, nella Tua ultima venuta per me, io sia trovato vestito delle piaghe sopportate per amore Tuo; Signore, io desidero amare la Tua volontà!”.

Nella fede in Cristo, morto e risorto, possiamo cogliere come queste parole si siano compiute e confidiamo che possa avvenire quanto il nostro diacono Franco – vostro papà e nonno – affermava e sperava alla fine del suo testamento spirituale: “In Paradiso mi conducano gli Angeli e, al mio arrivo, mi accolgano i Martiri e i Santi, il Signore Gesù e Teresa, per la maggior gloria di Dio. Un “a Dio” a tutti nella casa del Padre”.

Rivolgo le mie condoglianze – e quelle della Chiesa che è in Venezia – alle figlie, ai nipoti e pronipoti, ai generi, ai familiari, agli amici e a tutte le realtà ecclesiali che hanno conosciuto e amato il caro Franco, iniziando dal Cammino.