S. Messa in occasione della festa di S. Francesco di Sales, patrono dei giornalisti
(Cripta della Basilica di S. Marco / Venezia, 23 gennaio 2016)
Omelia del Patriarca mons. Francesco Moraglia
Carissimi fratelli e sorelle,
quando la Chiesa sceglie un patrono indica un modello, un esempio.
Ieri, proprio in questa Basilica, abbiamo celebrato il Giubileo delle Polizie locali di tutto il Triveneto: Trentino, Friuli-Venezia Giulia e Veneto. Il patrono in quel caso era Sebastiano e a loro ho detto che chi indossa una divisa deve saper andare al di là delle simpatie o delle antipatie perché una divisa indica qualcosa di pubblico, di comune.
Voi giornalisti, certo, non indossate una divisa ma siete chiamati – per essere bravi giornalisti, bravi a 360° e non solo competenti – ad andare ogni giorno al di là delle vostre simpatie o antipatie.
La notizia, il fatto, l’interpretazione. Non è facile, perché siamo uomini, perché abbiamo una storia, perché abbiamo delle urgenze, perché abbiamo dei tempi contingentati e il pezzo deve uscire… E magari si sta trattando della vita delle persone.
Non indossate la divisa ma più ancora dovete sapere prendere le distanze dai vostri sentimenti; non che non dobbiate avere sentimenti – perché un uomo senza sentimenti fa paura, non sarebbe neanche un uomo, non sarebbe una donna senza sentimenti… – ma è tutta vostra la fatica di tenere distinto il fatto – la verità del fatto – dall’interpretazione. E poi c’è la ricerca delle fonti, l’obiettività.
Roncalli, mio predecessore come Patriarca, era da pochi mesi Papa Giovanni XXIII quando disse questa frase (era il 4 maggio 1959): ”Vi è una certa stampa che pecca gravemente contro la verità e contro la carità. Stampa che sembra avere quest’unico programma: travisare il vero” (Papa Giovanni XXIII, Discorso ai giornalisti convenuti a Roma per il loro terzo incontro nazionale, 4 maggio 1959).
Salto poi tante altre frasi che forse potrebbero sembrare un po’ datate, ma già queste parole, di quasi sessant’anni fa, sono estremamente vicine a quelle del Papa uscite ieri per il messaggio in occasione della 50^ Giornata delle comunicazioni sociali. Francesco – con linguaggio più attuale e più nostro – ci ha ricordato che comunicare significa condividere. Ma per condividere bisogna ascoltare e per ascoltare bisogna accogliere. Questo processo non è facile eppure sta alla base di una comunicazione vera ed attenta all’umano.
Sono contento che abbia accettato oggi il nostro invito Lucia Goracci perché, tra poco, potremo ascoltare una giornalista che va là dove è più difficile compiere questo processo: comunicare, condividere, ascoltare, accogliere. Là dove la comunicazione diventa essenziale perché solo una libera comunicazione permette di dischiudere all’opinione pubblica quelle realtà che i vari poteri umani potrebbero anche voler tener nascoste.
E allora questa comunicazione diventa un condividere solo che per condividere bisogna camminare a lungo – come dice quel proverbio africano – negli stivali degli altri… Bisogna raggiungere quei luoghi. Bisogna vederli, sperimentarli, ascoltarli, accoglierli dentro di noi.
Credo che questa sia la vera “divisa” del giornalista, che va al di là di simpatie o antipatie, che va al di là di quello che può essere l’editore di riferimento, che va al di là di quella parte politica a cui legittimamente uno può anche riferirsi.
Non è facile fare il giornalista, non è facile prendere le distanze da quelle cose che affollano la nostra memoria, la nostra storia, il nostro animo. Però è importante che un giornalista – oltre ad essere esperto di tutte le tecniche più innovative della comunicazione – ritorni a questo atteggiamento fondamentale.
E ritorniamo allora da dove siamo partiti, il vostro patrono: un uomo che riusciva ad incontrare gli altri nella carità. Sabìn Francesco di Sales – il santo della carità – voleva o, meglio, non voleva concludere un colloquio con una persona senza averla capita e possibilmente non solo accolta, ma anche aiutata e accompagnata. Questo atteggiamento ci fa capire, tra le altre cose, perché proprio san Francesco di Sales deve essere riscoperto come patrono della buona informazione.
Grazie, dunque, per quello che fate. Fatelo con libertà, con serenità ed anche con un po’ di autoironia: non scrivete il Vangelo quando avete finito un vostro pezzo…