Omelia del Patriarca nella S. Messa durante il pellegrinaggio mariano a Caorle (Santuario Madonna dell’Angelo / Duomo S. Stefano, 21 gennaio 2017)

21-01-2017

S. Messa durante il pellegrinaggio mariano a Caorle

(Santuario Madonna dell’Angelo / Duomo S. Stefano, 21 gennaio 2017)

Omelia del Patriarca Francesco Moraglia

 

 

 

Carissimi fratelli e sorelle di Caorle, siamo qui come una comunità ferita ma che vuole leggere in profondità l’evento accaduto a metà dicembre. Il Signore, infatti, ci chiede di leggere i segni dei tempi ed allora dobbiamo chiedergli l’intelligenza intelligenza per capire cosa ha voluto dirci permettendo – non volendo – quel gesto sacrilego.

Questo segno, al di là della condanna – perché è un gesto offensivo e blasfemo -, al di là della doverosa ed evangelica preghiera per chi ha compiuto quel gesto, quel gesto ci deve far riflettere; è qualcosa che è avvenuto nel nostro territorio.

Dicevo di saper leggere i segni dei tempi… Forse dobbiamo aver il coraggio di dire che quel segno va oltre se stesso e magari dice che il nostro territorio – la nostra comunità – deve riflettere se forse in altri modi, nel vivere quotidiano o anche nelle omissioni, non abbia assunto una mentalità troppo mondana, troppo legata al lavoro, all’economia, al guadagno, troppo individualista.

E l’individualismo incomincia sempre quando uno dice: sono forse io il custode di mio fratello? Non basta, ad esempio, non aver affamato o non aver creato le condizioni di invivibilità di certe popolazioni per poter dire “io non c’entro”; io c’entro nel momento in cui, potendo fare qualcosa, non la faccio.

La responsabilità di chi ha compiuto questo gesto blasfemo rimane ma la consegniamo nelle mani di Dio giusto e misericordioso. Questo segno, piuttosto, ci deve aiutare a porci una domanda: forse, in altri modi, qualcosa del genere non si eleva dal nostro territorio verso Dio nel nostro vivere quotidiano?

Leggere i segni dei tempi, chiedere al Signore la sapienza per poterli leggere… Ed allora la Vergine Santissima – che qui venerate come Madonna dell’Angelo e con quella bella canzone mariana che va al di là di questo territorio (la Madonna del Mare) – noi oggi la vogliamo anche invocare come “rifugio dei peccatori”. Sotto quel manto ci siamo tutti.

Molte volte, però, il termine “rifugio” per noi uomini vuol dire copertura; vuol dire nascondere, occultare. Maria rifugio dei peccatori vuol dire, invece, un’altra cosa e c’è un altro titolo mariano che, insieme a questo, ci aiuta a capire cosa voglia dire ed è il titolo mariano – che si lega anche al gesto di benedizione della targa che abbiamo appena fatto ricordando l’Anno della Misericordia – di Maria “madre della misericordia”. Maria è “rifugio dei peccatori” perché è “madre della misericordia; Maria è rifugio dei peccatori perché porta il peccatore a conversione, perché intercede per noi peccatori.

Pensate un po’ alla saggezza della Chiesa: la preghiera non è mai un insieme di formule anche se perfino il pensiero più alto o una preghiera come il Padre nostro può essere ridotta ad una formula… Eppure è anche vero l’inverso: una formula può diventare un atto di amore, una strada verso quanto quella formula mi dice.

L’Ave Maria, allora, se ci fate caso, consiste nei primi versetti del Vangelo secondo Luca (1, 28.42); è cioè parola di Dio: “Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te, tu sei benedetta fra le donne, benedetto il frutto del seno tuo Gesù…”. Questa è parola di Dio, non è una formula; è l’evento che ha cambiato il mondo e che la saggezza della Chiesa ha tradotto in un’espressione popolare perché, vedete, la Chiesa – quando “funziona” – è il vero luogo della democrazia.

Quando saremo in paradiso non conterà che posti abbiamo occupato nella Chiesa ma come li abbiamo occupati e a partire dalla carità, dall’amore, dalla verità con cui abbiamo fatto la mamma, il papà, l’insegnante, la catechista, il parroco, il vescovo, il patriarca. Non conterà più se uno ha fatto il patriarca o il bambino della prima comunione ma come, di fronte a Dio, uno ha vissuto la sua vocazione.

La Chiesa è il luogo della vera democrazia e la Chiesa ha a cuore che le cose più alte: “Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te, tu sei benedetta fra le donne, benedetto il frutto del seno tuo Gesù…”. Questi eventi – i più grandi della storia – sono così consegnati a tutti: all’ignorante, al bambino, al dotto. La fede non è differente nel ricco o nel povero, nel colto o nell’ignorante, nel malato o nell’anziano, nel giovane o nell’atleta. Tutti crediamo le stesse cose.

La Chiesa si preoccupa di fare in modo che tutto il popolo possa avere accesso alla misericordia di Dio. L’Ave Maria, allora, è una formula ma… non è una formula: è parola di Dio! E la seconda parte dell’Ave Maria – che non è tratta dalla parola di Dio – è una semplice invocazione che riassume la storia della salvezza: “Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori adesso e nell’ora della nostra morte”. Sono richiamati qui i momenti importanti nella vita dell’uomo e della donna, in particolare il momento presente. Il passato infatti non mi appartiene più, il futuro non so se mi apparterrà mai… il presente mi appartiene.

L’Ave Maria, allora, che è una formula ma non è una formula, è un modo semplice di dire il mistero di Dio. Di ricordarlo a noi e di ricordarlo anche a Lui che sa tutte le cose ma che vuole, certe volte, che noi Gli ricordiamo alcune cose… Questo è il mistero della preghiera: il Signore sa che siamo peccatori ma vuole che Glielo ricordiamo per poter essere Misericordia.

Questo gesto esecrabile e brutto lo dobbiamo quindi leggere come un segno dei tempi; dobbiamo recuperare il rapporto con Dio e con gli altri nelle cose di tutti i giorni e dobbiamo essere segno di riconciliazione, di culto e di adorazione a Dio nel nostro quotidiano.

La vita sociale del nostro territorio, le relazioni tra di noi e le nostre comunità, un modo diverso di intendere le povertà e le ricchezze di un territorio: questo ci chiede il Vangelo. E dobbiamo superare tutti gli atteggiamenti contrari che sono delle offese al Signore, sono degli atti sacrileghi al Signore, delle offese che forse dobbiamo tornare a percepire e a comprendere come tali nella nostra vita personale e comunitaria. Quel gesto, allora, diventa per noi – al di là delle sue caratteristiche – esame di coscienza.

Chiediamo alla Vergine – rifugio dei peccatori e madre della Divina Misericordia -, Colei che prega per noi peccatori adesso e nell’ora della nostra morte, di essere gli uni per gli altri annunciatori di perdono, di misericordia e riconciliazione incominciando anche a recuperare quello stile evangelico: «Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno» (Mt 5, 37).

Riflettiamo dunque su quel gesto, riparliamone, ma recuperiamo soprattutto il senso dell’adorazione e del culto a Dio nella nostra vita di comunità ecclesiali che vogliono animare, nella gioia evangelica, questo nostro territorio.

 

 

 

Nei pressi del Santuario il Patriarca ha, inoltre, recitato una “preghiera di riparazione” rispetto al gesto offensivo della venerazione popolare alla Madonna dell’Angelo compiuto nella notte tra il 14 e il 15 dicembre 2016. Ecco il testo della preghiera:

 

O Vergine Maria, Madonna dell’Angelo, le comunità parrocchiali di Caorle, assieme a tutti i fedeli a te devoti, sono qui riunite per dirti il profondo dolore e sgomento che hanno provato per il gesto sacrilego compiuto in sfregio alla sacralità della tua immagine e di quella del Figlio tuo Gesù la notte del 14 dicembre scorso.

Siamo qui raccolti per riparare a quel gesto con l’offerta di noi stessi alla tua materna protezione. Intendiamo rinnovare la volontà di mantenerci uniti a te come figli e di custodire viva la nostra fede in Gesù Cristo tuo Figlio chiedendo su di noi la Sua  Misericordia.

Madonna dell’Angelo, ricordando la grazia della Porta Santa, aperta in questo santuario a te dedicato nell’Anno giubilare della Misericordia, ti chiediamo perdono per l’oltraggio recato a Te da persone ignote che affidiamo alla tua Misericordia pregando per la loro conversione.

Ti chiediamo perdono anche per i giudizi privi di carità che, nel rammarico e nel pianto, sono usciti dal nostro cuore. Tu ci insegni a desiderare la conversione e il riscatto salvifico di tutti i nostri fratelli. Questo desiderio lo offriamo a Te e Tu presentalo a tuo Figlio, Redentore dell’uomo.

Madonna dell’Angelo, presidio della nostra fede, in quest’ora travagliata del cammino verso la patria celeste, molti uomini e donne si stanno allontanando da Dio e dalla Chiesa; per questi tuoi figli e nostri fratelli ti chiediamo di pregare il Figlio tuo, perché di tutti abbia misericordia e pietà.

 

Salve Regina …

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