Omelia del Patriarca nella S. Messa del Mercoledì delle Ceneri (Venezia / Basilica Cattedrale di San Marco, 26 febbraio 2020)
26-02-2020

S. Messa nel Mercoledì delle Ceneri

(Venezia / Basilica Cattedrale di San Marco, 26 febbraio 2020)

Omelia del Patriarca Francesco Moraglia

 

 

 

“Le mie vie non sono le vostre vie”: chi l’avrebbe detto che si sarebbe celebrato l’inizio della Quaresima – atto comune del popolo di Dio – in una chiesa deserta, volutamente deserta!

Cerchiamo di vivere questo momento non scelto come un momento di grazia; la grazia infatti irrompe e, laddove gli uomini ragionano in un determinato modo, Dio entra e spalanca orizzonti nuovi.

Questo modo anomalo di iniziare la Quaresima possa essere da noi accolto come un monito, un’indicazione, uno sprone a recuperare quella ecclesialità che appartiene al momento della preghiera e della liturgia ma che appartiene a tutto il popolo di Dio. Noi abbiamo bisogno di incontrarci, di stare gli uni vicino agli altri e di guardare l’unico Signore.

Abbiamo dato alle campane – con il loro suono – il compito di ricordarci pubblicamente e visibilmente, in modo sonoro, l’inizio del grande cammino di questa Quaresima 2020 molto anomala. Suoneranno anche domenica, a mezzogiorno, le campane della diocesi e penso, anche, delle altre chiese del Veneto per indicare che, per la comunità cristiana, non si può vivere senza il Signore.

Gli antichi martiri di Abitene dicevano: “Sine dominico non possumus”. Sì, senza il Signore non possiamo vivere e la domenica è il giorno del Signore.

Ringrazio Rete Veneta e Antenna 3 che ci consentono di poter entrare in contatto, seppure a distanza, e di vivere insieme questo momento importante; c’è anche il collegamento Facebook con Gente Veneta, il nostro settimanale cattolico.

Saluto voi tutti e voglio ricordare soprattutto chi in questi momenti, nelle nostre terre venete, è stato segnato dal male del virus, i loro familiari, i medici e gli infermieri.

Voglio ricordare anche ed esortare a pregare per i pubblici amministratori. Chiederò loro che l’emergenza di questa prima settimana possa essere superata anche con celebrazioni da vivere secondo regole ed accorgimenti particolari.

Noi Vescovi del Triveneto – che rappresento come presidente della Conferenza episcopale regionale e ieri li ho voluti sentire tutti, uno ad uno – abbiamo rinunciato (sospendendolo) alla nostra settimana di spiritualità che sarebbe incominciata lunedì prossimo proprio per stare vicino alle nostre Chiese, alla nostra gente, alle persone. Chiederò, anche a loro nome, ai pubblici amministratori di poter gestire in modo condiviso le prossime settimane e gli appuntamenti liturgici delle nostre quindici Chiese del Triveneto (10 in Veneto).

Il pensiero principale, dicevo, va alla gente. Va a tutti voi. Nessuno avrebbe mai immaginato di iniziare una Quaresima in questo modo. Forse il Signore vuol farci riscoprire qualcosa, qualcosa che davamo ormai per scontato, qualcosa che forse non veniva più percepito come dono: l’assemblea, la comunità, la dimensione di popolo della Chiesa. È un momento di grazia l’inizio della Quaresima!

Vorrei fermarmi brevemente sulle tre belle letture di oggi. Il profeta Gioele (Gl 2,12-18)  invita i pastori e i fedeli a superare l’esteriorità, a lacerarsi il cuore e non le vesti; all’inizio della Quaresima dobbiamo davvero penetrare in noi stessi. E, come ci dice l’apostolo Paolo (2Cor 5,20-6,2), lasciarci riconciliare con Dio. È quasi un grido il suo: “Lasciatevi riconciliare con Dio”.

Tutti dobbiamo imparare una cosa fondamentale: siamo caduti e abbiamo bisogno di Qualcuno che ci rialzi; da soli non ce la possiamo fare e l’atto di umiltà fondamentale è quello di chiedere – come abbiamo fatto nel canto di inizio di questa celebrazione quaresimale – perdono al Signore, riconoscendo di essere bisognosi del suo aiuto e della sua misericordia.

Percorreremo allora strade diverse e quella strada fondamentale che ci ha ricordato il Vangelo secondo Matteo, una strada in realtà molto semplice: sentire su di noi lo sguardo del Padre, sentire che Dio guarda al nostro cuore. E tutti quei gesti di fede che accompagnano la comunità cristiana in tempo di Quaresima – l’elemosina, la preghiera, il digiuno – debbono essere consegnati al Padre nostro che sta nei cieli.

Dobbiamo combattere l’ipocrisia e il desiderio di apparire, dobbiamo lasciare che il Signore si manifesti nelle nostre fragilità, non perché le nostre fragilità sono virtù ma perché le ricordiamo, le riconosciamo e le accettiamo affinché possano diventare i nostri punti di risalita con i fratelli e con Dio.

La vita sociale – ed è l’ultimo messaggio che voglio lasciarvi all’inizio di questa Quaresima – nasce dal cuore degli uomini. Le leggi nascono dal cuore degli uomini, l’obbedienza alle leggi nasce dal cuore degli uomini, la cultura nasce dal cuore degli uomini.

Questa Quaresima sia un consegnarci gli uni agli altri, per ritornare con tutto il cuore al nostro Padre celeste.