Omelia del Patriarca nella Messa del Mercoledì delle Ceneri (Basilica S. Marco, 1 marzo 2006)
01-03-2006

BASILICA PATRIARCALE DI SAN MARCO

MERCOLEDÌ DELLE CENERI
Gl 2, 12-1; dal Salmo 50; 2Cor 5, 20-6,2; Mt 6, 1-6. 16-18

OMELIA DEL PATRIARCA ANGELO CARD. SCOLA

Venezia, 1 marzo 2006

1. «Laceratevi il cuore e non le vesti» (Prima Lettura). «’ e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà» (L’affermazione si ripete per ben tre volte nel Vangelo).
Nell’uomo, uno di anima e di corpo, la conversione, che necessita di atti di penitenza esteriore (preghiera, digiuno, elemosina), implica sempre la radice dell’io (la parola penitenza deriva dall’avverbio latino penitus, dal profondo), si compie nel sacrario della libertà.

2. Non è però un’impresa solitaria, un traguardo di perfezione da esibire come un trofeo. Al centro della conversione cristiana c’è una relazione amorosa. Claudel: «La gioia sola è la madre del sacrificio». Ciò produce un lavoro, esaltante anche se faticoso (ascesi): sgombrare il terreno del proprio cuore per far spazio all’Amato.
«’entra nella tua camera e chiudi la porta» (Vangelo). Quel chiudersi è, nello stesso tempo, la più profonda apertura.’Si tratta di riacquistare la semplicità del pensiero, della volontà e del cuore, che è indispensabile per incontrarsi nel proprio ‘io’ interiore con Dio’ (Giovanni Paolo II, Udienza generale del Mercoledì delle ceneri 1979). Nella vera penitenza l’unica nostra azione è far spazio alla Sua azione in noi. Esattamente la dinamica che caratterizza ogni autentica relazione amorosa. ‘Sì, amore è «estasi», ma estasi come cammino, come esodo permanente dall’io chiuso in se stesso verso la sua liberazione nel dono di sé, e proprio così verso il ritrovamento di sé, anzi verso la scoperta di Dio’ (Benedetto XVI, Deus caritas est, 6).

3. Innocens captus, nec repugnans ductus’ quos redemisti tu conserva, Christe [Tu, catturato sebbene innocente, condannato senza ribellarsi ‘ custodisci nel tuo amore per sempre, o Cristo, coloro che hai redenti]: con queste parole ci fa pregare l’Attende Domine un bellissimo gregoriano durante la Quaresima: l’amore infatti rompe con ogni reciprocità, è totalmente gratuito. Il Santo Padre, nel suo Messaggio per la Quaresima, ce ne ha ricordato il nome: misericordia.
‘La Quaresima è il tempo privilegiato del pellegrinaggio interiore verso Colui che è la fonte della misericordia. [‘]’Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione’ (Mt 9,36). [‘] Anche oggi lo ‘sguardo’ commosso di Cristo non cessa di posarsi sugli uomini e sui popoli’ (dal Messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima 2006).

4. Penitenza e digiuno sono anzitutto invocazione e grido: «Crea in me , o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. ‘ sostieni in me un animo generoso» abbiamo pregato col Salmista. E San Paolo, nella Seconda Lettura, gli ha fatto eco: «Vi supplichiamo, fratelli: lasciatevi riconciliare con Dio». Ognuno di noi è personalmente chiamato a raccogliere la supplica dell’Apostolo. Tutti lo siamo: «Lasciatevi riconciliare con Dio». Tutti ne abbiamo bisogno per ritrovare il sapore della vita buona che oggi sembra non di rado perduto. Per ritrovarlo nella nostra persona, in famiglia, nella società civile, in una parola, in tutti gli ambiti dell’umana esistenza.
Lasciamoci spargere con sincera umiltà le ceneri sul capo ascoltando la duplice e sapiente ammonizione che accompagna il rito.
La prima: «Ricordati che sei polvere ed in polvere tornerai» ridimensiona con drastica semplicità l’egotismo che sempre rispunta in noi.
La seconda: «Convertitevi e credete al Vangelo», suadente al cuore, ci chiede di raccogliere tutte le energie costitutive del nostro io per far spazio alla Buona novella (Vangelo): la vita buona è alla tua portata, se accetti di cambiare, di convertirti.
La conversione che rigenera è alla portata di tutti, fratelli, proprio di tutti. Così ripetiamo con umiltà l’austero rito delle Ceneri che esprime amaro pentimento.
Lo ha fatto il Santo Padre con Cardinali, Vescovi, sacerdoti, religiosi/e e fedeli laici poco fa nella basilica romana di Santa Sabina. Lo faremo anche noi.
Vorremmo che lo facessero gli uomini e le donne che in maniera ancora assai rilevante (87%) nel nostro paese si dichiarano cristiani. Sorpresi dal dono dell’amore di Cristo che ci comanda l’amore, possano in questa Quaresima sentire la dolcezza del perdono, toccare con mano che con l’aiuto di Gesù, il male può essere vinto.
Lasciamoci cospargere il capo con le ceneri dell’umile riconoscimento del nostro torto verso le persone che amiamo e verso quelle con cui ci manteniamo estranei se non ostili. In famiglia nel quartiere negli ambiti del lavoro. Le ceneri della comprensione sciolgano in noi l’odio e l’inimicizia.

5. «Anche oggi, nel tempo della interdipendenza globale, si può constatare che nessun progetto economico, sociale o politico sostituisce quel dono di sé all’altro nel quale si esprime la carità. Chi opera secondo questa logica evangelica vive la fede come amicizia con il Dio incarnato e, come Lui, si fa carico dei bisogni materiali e spirituali del prossimo. Lo guarda come incommensurabile mistero, degno di infinita cura ed attenzione. Sa che chi non dà Dio dà troppo poco, come diceva la beata Teresa di Calcutta» (dal Messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima 2006).