Omelia del Patriarca durante l'azione liturgica della Passione del Signore del Venerdì santo (Venezia, Basilica Cattedrale di San Marco - 3 aprile 2015)
03-04-2015
Azione liturgica della Passione del Signore / Venerdì santo
(Venezia, Basilica Cattedrale di San Marco – 3 aprile 2015)
Omelia del Patriarca mons. Francesco Moraglia
 
 
Abbiamo cominciato questa celebrazione liturgica dicendo: “Padre, ricordati della Tua misericordia!” (cfr. Colletta). E’, poi, iniziata l’azione liturgica dell’adorazione della croce attraverso la liturgia della Parola.
Quando il Padre si ricorda della Sua misericordia, infatti, dona Suo Figlio crocifisso. Di fronte al mondo che passa, la croce è l’unica realtà imperturbabile e imperturbata; il mondo gira, passa e si dimentica di se stesso, ma la croce rimane.
Abbiamo ascoltato, nella prima lettura, il profeta Isaia: “…il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente” (Is 52,13). Il rischio per noi è forse, quello, non di rifiutare la croce ma di non capirla. San Bonaventura da Bagnoregio – grande teologo – diceva che, alla fine, c’è un solo libro necessario: la croce. Lì c’è tutta la sapienza di Dio e del mondo.
Forse noi non rifiutiamo teoricamente la croce, ma tutta la nostra vita passa senza che noi riusciamo a capire il senso luminoso della croce. La croce non è solo un cumulo di ingiustizie e di assurdità, perché l’unico che non doveva essere in croce c’è… La croce è anche la forza di Dio e, quindi, potrebbe diventare la nostra forza se avessimo una lettura di fede, una lettura teologica, della croce. “Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio” (1 Cor 1, 22-24). La stoltezza degli uomini è, così, la vera sapienza.
Dal punto di vista spirituale, bisogna entrare nel significato luminoso della croce. Quante cose capiremmo e risolveremmo nella nostra vita, dentro di noi prima di tutto! La vera battaglia tra il bene ed il male avviene, infatti, dentro di noi e solamente una teologia sbagliata e una predicazione sbagliata continuano a puntare il dito sul male come originato dal sociale… Ma il sociale è prodotto dal cuore dell’uomo, il bene ed il male nascono dal nostro cuore. La croce va accettata dentro di noi.
“…il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente…. È cresciuto come un virgulto… e come una radice in terra arida… Noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato… per le sue piaghe noi siamo stati guariti” (Is 52,13.53,2.4-5).
Vorrei anche attirare la vostra attenzione sul Vangelo di oggi e, in particolare, su tre personaggi: Giuda Iscariota, Simon Pietro e Pilato. Ci sono tre tipologie di peccato; il peccato non è mai una sola di queste tipologie, ne è la sintesi. Qualche volta una di queste tipologie ha la precedenza sulle altre, qualche volta si manifesta in una di queste tipologie, ma il peccato è l’insieme di questi atteggiamenti.
Giuda Iscariota sceglie. Almeno i Vangeli dicono così, che poi i romanzieri vi leggano quello che nei Vangeli non c’è, è problema loro… Noi stiamo ai Vangeli. Giuda Iscariota sceglie: “«Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento“ (Mt 26, 15). Giuda Iscariota era quello che, a Betania, aveva detto: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?» (Gv 12,5). E il Vangelo aggiunge che diceva questo perché teneva la borsa ed era ladro. Una tipologia del peccato è quindi scegliere, scegliere il male.
Una seconda tipologia del peccato è quella di Simon Pietro: pecca per debolezza, pecca per impotenza, pecca per presunzione. Si sopravvaluta ma non vorrebbe che Gesù morisse, anzi crede e presume che, con lui, Gesù non morirà. Ma la buona volontà non è sufficiente. Pietro era quello che non voleva farsi lavare i piedi da Gesù eppure poi gli dice: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!» (Gv 13,9). E’, però, una tipologia di peccato che nasce come impotenza dell’uomo, come fragilità dell’uomo, come necessità di grazia. Noi abbiamo bisogno del perdono, della misericordia e del sostegno di Dio. E san Paolo ci ricorda: “…chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere” (1 Cor 10,12).
C’è, poi, la terza tipologia del peccato: Pilato, il procuratore, colui che è al vertice, colui che potrebbe… ma ascolta la piazza, ascolta gli umori e i malumori, non vuole avere grane… Grande protagonista della passione di Gesù è proprio la piazza, oggi potremmo dire i mezzi di comunicazione sociale. E i mezzi di comunicazione sociale incominciano dalla lingua degli uomini. Possiamo essere grandi, grassi e grossi ma c’è un piccolo muscolo che si chiama lingua… Andate a leggere quello che dice la lettera di Giacomo sulla lingua e, certe volte, il rumore della piazza nasce proprio dalla lingua di certi uomini.
«Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!» (Gv 11, 50).Ci sono degli studi psicologici sul vangelo di san Giovanni che mostrano come Caifa sia la mens che guida tutto… Ma veniamo al grande peccato di Pilato: oltre al fatto di non volersi scontrare, è quello di fronte al quale Gesù tace e non gli rivolge più la parola.
“Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?»” (Gv 18, 37-38). Non gli interessa la verità… E noi cosa dobbiamo dire di una cultura che teorizza l’impossibilità di raggiungere la verità? Se non c’è una verità raggiungibile, non c’è neanche un bene ed un male. E se non c’è un bene e un male non c’è neppure una pedagogia possibile, un’educazione… Ecco perché, di fronte al peccato di Pilato – ma che cos’è la verità, che cosa mi interessa? -, da quel momento Gesù tace.
Guardiamo alla croce come all’unica medicina che salva il mondo. La croce si staglia in una solitudine impressionante, ma solo la croce può sanare il mondo, solo la croce può fare da contrappeso al mondo. Entriamo nella sapienza della croce! Cambierà la nostra vita e troveremo le risposte a quelle domande che finora ci hanno angustiato e che non siamo riusciti a risolvere dentro di noi.