Omelia del Patriarca durante la solenne veglia di Pasqua (Venezia, Basilica Cattedrale di San Marco - 4 aprile 2015)
04-04-2015
Solenne veglia pasquale
(Venezia, Basilica Cattedrale di San Marco – 4 aprile 2015)
Omelia del Patriarca mons. Francesco Moraglia
 
 
Carissimi catecumeni e carissimi fedeli della Chiesa di Venezia, abbiamo vissuto nell’azione liturgica, in poche ore, la storia dell’uomo.
La liturgia – come sempre – è un’azione divina; è qualcosa che parla al nostro cuore di credenti, qualcosa che ci educa e ci conduce nel mistero di Dio, nel cuore di Dio. La liturgia ci parla con i segni: ecco il grande segno della luce che mette in fuga le tenebre.
Questa magnifica basilica, avvolta nell’oscurità, era immagine del mondo senza Cristo, al di fuori di Cristo, allontanatosi da Cristo; il cero pasquale, dalla cui fiammella è prorogato quel fiume di luce che ha acceso la candela che ciascuno di noi portava, è Cristo stesso che ci ha donato, nel Battesimo, la salvezza eterna. Alcuni nostri fratelli tra pochi istanti riceveranno quella luce, quel seme, quella fiamma divina che porta a compimento la creazione.
Abbiamo ascoltato, nelle letture, la Genesi: “In principio Dio creò il cielo e la terra (…) e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque (…). E fu sera e fu mattina: giorno primo” (Gen 1, 1-5). Quando, poi, Dio crea l’uomo vede che è cosa molto buona, ma l’uomo si allontana da Dio e allora Dio interviene: Abramo, l’esodo, il profeta Ezechiele che parla di una nuova alleanza… Fino al grande segno delle tenebre rischiarato dalla luce, lla luce di Cristo.
La liturgia si esprime nel segno della Parola e la parola è il segno più umano che esista. Ad un certo punto quella parola diventa carne e quella carne – la carne di Cristo, la carne di Dio – sale sulla croce: è la notte del Crocifisso Risorto, la notte dell’Exultet, la notte in cui la Chiesa – come sposa fedele – attende lo sposo.
Le donne che vanno al sepolcro si preoccupano di chi e come potrà togliere la pietra dall’imboccatura della tomba. Ecco allora il solenne canto del Gloria, l’annuncio della Pasqua, l’Alleluja della risurrezione. E tra poco il Battesimo, la Confermazione e l’Eucaristia: sono i frutti della Pasqua.
Ringraziamo Dio del dono, della grazia, del privilegio di aver potuto partecipare a quella che è – per antonomasia – la madre di tutte le veglie, la sintesi, il vertice e il culmine dell’azione liturgica della Chiesa nell’intero anno. Siamo grati al Signore per il dono della divina liturgia e cerchiamo di viverla “in ascolto”, compiendo quei gesti che sono i gesti di Cristo e non invenzione degli uomini.
A tutti auguro una santa Pasqua cristiana: che ciascuno di noi possa incontrare il Crocifisso Risorto!