Omelia del Patriarca durante la S. Messa nello stabilimento della Cereal Docks (Porto Marghera, 11 dicembre 2015)
11-12-2015

Messa nello stabilimento della Cereal Docks

(Porto Marghera, 11 dicembre 2015)

Omelia del Patriarca mons. Francesco Moraglia

 

 

 

 

 

 

Desidero subito ringraziare di questo invito perché è sempre un’opportunità importante che va ben oltre la singola azienda che, di anno in anno, è coinvolta più direttamente ed è un segno di stima e di vicinanza nei confronti del mondo del lavoro.

Il lavoro non può mai essere considerato un bene scontato e acquisito. Il lavoro è una conquista; è una conquista per chi non ha il lavoro, ma è anche una conquista per chi ha il lavoro, perché il lavoro appartiene alla vita dell’uomo, segna gli anni in cui si è più efficienti e in cui si devono fare tante cose.

Ma l’uomo – che ha bisogno del lavoro e si realizza nel lavoro – non è chiamato solo al lavoro; è chiamato anche a sviluppare la sua realtà umana. Il lavoro, però, dà dignità; il lavoro dà indipendenza e ci dà la possibilità di costruire qualcosa di nuovo nella società.

Io penso, ad esempio, alle difficoltà che ci sono nel creare una famiglia quando manca il lavoro. Certo, la famiglia va oltre il lavoro ma se non c’è il lavoro non c’è neanche la possibilità di sorreggere e costruire, non c’è la possibilità di progettare la propria esistenza.

Se poi guardiamo alla nostra Costituzione, vediamo che l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro e il lavoro – dicevo – non è mai qualcosa di scontato ma è una conquista.

Il lavoro – quando c’è, quando si svolge in modo sereno, quando è offerto alle nuove generazioni (che hanno dei doveri ma hanno anche dei diritti) e si caratterizza in questo modo – è il termine, è il risultato di una politica, di un’economia, di una finanza. E il lavoro deve anche sposarsi e dovrà sempre di più sposarsi con la cultura dell’ambiente; attendiamo, in questi giorni, i risultati della conferenza di Parigi sull’ambiente.

Lavoro e ambiente, lavoro e diritto alla salute. Noi non vorremmo più che ci fossero delle alternative assurde. Io conosco zone, lontane qui dal Veneto, che hanno segnato – prima di Taranto – la mia città d’origine: Genova, Cornigliano, l’Ilva… Di fronte l’alternativa: salute o lavoro. Ma questi sono dei ricatti inaccettabili, sono il risultato di un fallimento sociale e politico.

Io vi inviterei a leggere, se possibile, tutta l’enciclica Laudato si’ ma almeno i numeri che vanno dal 124 al 130: riguardano il lavoro e ci sono degli spunti importanti.

La riforma della nostra società, del nostro modo di pensare i diritti ed i doveri, passa per via non secondaria attraverso il lavoro perché il lavoro è il risultato e il punto di concentrazione di scelte. Soprattutto l’organizzazione e la cultura del lavoro, che dipende – come sempre e come ogni cosa – dall’idea di uomo che abbiamo. E allora dobbiamo recuperare la dimensione dell’uomo, la dimensione antropologica; è il recupero di un pensiero nuovo sulla nostra società.

Voi sapete che è appena iniziato l’Anno giubilare della Misericordia. Se è un anno vero, se è un anno cristianamente vero, noi dovremmo parlare di tante conversioni. E, prima di tutto, io metto quella del cuore, quella della persona, perché ognuno di noi sa quanto è importante il cuore della persona con cui condividiamo il lavoro, la vita, le amicizie.

Eppure non c’è solo la conversione del cuore: c’è anche una conversione culturale, c’è anche una conversione sociale. L’Anno della Misericordia – a seconda di quella che è la nostra posizione – ci chiede di avere delle energie culturali capaci di ricostituire alcuni fondamentali perché tutto sia veramente, nel piccolo e nel grande, sia veramente a servizio dell’uomo, di un uomo a 360°. Ognuno di noi è chiamato a fare la sua parte e a non chiamarsi fuori.

Ho iniziato e anche termino dicendo che, davvero, il lavoro è essenziale nella vita di un uomo e di una donna. Ma dico anche che, se ci fosse qualcuno che può permettersi di vivere in una realtà di rendita – e sarebbe una cosa terribile dal punto di vista educativo e culturale -, ebbene lo inviterei a non percorrere mai questa strada: il lavoro è essenziale alla persona. E’ anche vera però un’altra cosa: il lavoro non esaurisce – non deve esaurire – tutte le dimensioni, le ricchezze, i progetti della vita di una persona e di una famiglia.

Ringrazio ancora i titolari dell’azienda che oggi ci ospita, i dirigenti, i tecnici, gli impiegati, gli operai. Ringrazio anche le rappresentanze di altre aziende come pure la rappresentanza arrivata da Camisano Vicentino. Ringrazio, infine, le autorità per la loro presenza. Buon Natale a tutti!