Omelia del Patriarca durante la S. Messa nella solennità dell’Immacolata Concezione di Maria (Venezia / Basilica S. Marco, 8 dicembre 2023)
08-12-2023

S. Messa nella solennità dell’Immacolata Concezione di Maria

(Venezia / Basilica S. Marco, 8 dicembre 2023)

Omelia del Patriarca Francesco Moraglia

 

 

Carissimi fratelli e sorelle,

siamo da pochi giorni entrati nel tempo d’Avvento, liturgicamente un tempo breve, un tempo d’attesa gioiosa. Mentre la Quaresima è cammino penitenziale, l’Avvento richiama alla sobrietà del vivere per poter esser pronti ad aprire quando il Signore bussa alla nostra porta.

All’inizio dell’Avvento la Chiesa pone la festa dell’Immacolata, una vera perla “preziosa”, una luce che guida alla notte santa di Betlemme.

La festa odierna ha radici antiche. Le prime notizie ce le fornisce Andrea di Creta, grande compositore di inni religiosi. Siamo nell’VIII secolo ed attesta una festa della “Concezione di sant’Anna” – sposa di Gioacchino e madre di Maria, la madre di Gesù – che si celebrava a Bisanzio (il 9 dicembre) nove mesi prima della nascita della Vergine Maria (8 settembre).

La festa, attraverso l’Italia meridionale, si diffuse nel resto d’Europa e giunse in Inghilterra nell’XI secolo. Nel XIII secolo la Scozia darà i natali a Giovanni Duns Scoto, il “Dottore dell’Immacolata” così come lo definì Papa san Giovanni Paolo II.

Papa Sisto IV (Francesco della Rovere), nel 1476, introdusse la festa nel calendario romano ma solo nel 1854 Pio IX proclamò la verità dell’Immacolata “dogma”; quattro anni dopo, a Lourdes, la Vergine dice a Bernadette Soubirous d’essere “l’Immacolata Concezione”.

Ma chi è l’Immacolata Concezione? Rispondono le odierne letture liturgiche. La prima (Gen 3,9-15.20) considera la pienezza di grazia di Maria attraverso una prospettiva “negativa”. Il dialogo tra Dio e il serpente, infatti, si conclude con queste parole: “Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” (Gen 3,15).

Qui si parla di lotta e inimicizia senza sosta tra il serpente – che, nel testo della Genesi, è il simbolo del male – e la donna. Certo, la vita cristiana consiste nel prendere le distanze dal male, dal peccato, ma ciò non basta; i discepoli del Signore vivono una vita di grazia che non è solo lotta ed inimicizia verso il male.

Qui viene in aiuto il Vangelo dell’Annunciazione (cfr. Lc 1,26-38) che esprime positivamente il rapporto con Dio come grazia. L’angelo, infatti, dice a Maria: “Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te” (Lc 1,28).

Sì, c’è l’inimicizia e la lotta senza sosta contro il serpente, ovvero il peccato, ma soprattutto c’è la grazia, anzi la “pienezza della grazia” a dirci che la santità non è solo “lotta” contro il peccato e il Maligno ma consiste nell’abitare in Dio, senza tentennamenti.

Abitare da sempre in Dio, pensare sempre come Dio, parlare sempre come Dio, agire sempre come Dio: ecco chi è l’Immacolata!

La festa di oggi ci dice che la storia terrena di Maria è preceduta dal gesto salvifico di Dio. Unica tra le creature, Maria è salvata nel momento stesso del concepimento; Ella è da sempre dimora di Dio e, prima di tutti e più di tutti, è la prima salvata e lo è in modo sublime.

La seconda lettura di oggi è l’inno della lettera agli Efesini (cfr. 1,3-6.11-12) in cui si rivela che, dall’eternità, Dio ci ha scelti tutti “in Cristo”.

Di fronte a tale affermazioni si comprendono le difficoltà nel mettere a fuoco la verità di fede dell’Immacolata Concezione; si trattava, infatti, di non “escludere” Maria dalla salvezza che Gesù Cristo ha donato a tutti. Se Maria è, da sempre, la “piena di grazia”, ossia l’Immacolata, come può ancora essere considerata salvata come tutte le altre creature?

Pensare che Maria la creatura più intima a Cristo – non sia debitrice a Lui di ciò che tutte le altre creature gli devono, ossia la salvezza, sarebbe incomprensibile e metterebbe in crisi l’affermazione fondamentale della fede cristiana: Gesù salvatore del mondo. Se così fosse, teologicamente si aprirebbe un problema non da poco e sarebbe intaccata la verità proclamata nell’odierna seconda lettura: “In lui (tutti) ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità” (Ef 1,4).

Sarà, come sempre, lo Spirito Santo a guidare la Chiesa e a far comprendere teologicamente la questione in cui si distinse la scuola francescana (Duns Scoto) per cui Maria non solo fu salvata da Cristo come tutte le altre creature, ma lo fu in modo più profondo rispetto ad ogni altra creatura non consentendo che, per un solo istante, fosse preda del peccato.

La salvezza per Maria consiste proprio in questa divina volontà che non permette, neppure per un attimo, che Ella sia preda del Maligno. Così comprendiamo il senso delle parole circa la lotta senza tregua tra la donna e il serpente, lotta presente sin dalle prime pagine della Genesi; Maria è salvata perché da sempre – in modo totale e pieno – è di Dio, come recita la seconda antifona dell’Ufficio delle Letture: ”Dio fu con Lei dal mattino della vita: l’Altissimo si è preparata una santa dimora”. Ecco l’Immacolata!

Qualcosa del genere avevano intuito anche i teologi greci, per esempio i cappadoci, ipotizzando una sorta di “purificazione” nel grembo di Anna. È certamente solo un’intuizione, del tutto insufficiente, ma che indica una direzione. Fin dal IV secolo, quindi, sotto l’impulso dello Spirito Santo, si preannuncia la futura definizione dogmatica che venne proclamata nel 1854 da Pio IX con la bolla “Ineffabilis Deus” in cui si definisce – in modo vincolante per la fede della Chiesa – che Maria è stata salvata ancor prima d’esser lambita dal peccato e, quindi, fu preservata in vista dei meriti di Cristo.

Quando si parla dell’Immacolata Concezione non basta dire che in Lei non c’è peccato; bisogna dire che, in Lei, da sempre, c’è una piena e compiuta relazione con Dio. Questa è la grandezza di Maria che, da sempre, vive pienamente in armonia col suo Signore. Così, se ogni uomo partecipa all’opera di Cristo, per Maria ciò avviene in modo sommo.

Maria, l’Immacolata, è infatti membro eminente della Chiesa per la sua vicinanza e relazione con Dio. Ella collabora, in modo unico, alla storia della salvezza tanto che, al Calvario, è donata come la Madre dei pastori e dei discepoli, ossia come Madre della Chiesa (cfr. Gv 19,25-27), e può esser tale perché prescelta per un compito più alto; per questo è l’Immacolata.

Vivendo tale comunione piena con Dio, al termine della vita, è perciò assunta in cielo nella totalità della sua persona (anima e corpo), precedendo tutti; è l’unica creatura che “dal mattino della vita” gode di questa piena e totale comunione con Dio, Lei che, nella sua carne umana e per il sì della fede, ha generato l’umanità del Verbo.

Questa solennità mariana ci introduce nel tempo liturgico dell’Avvento svelandone il senso e la profondità. La festa solenne dell’Immacolata è la migliore antifona del Natale poiché Maria, con la sua materna attesa, ci introduce alla notte santa di Betlemme dove echeggia il canto degli angeli: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama” (Lc 2,14).

Buona festa dell’Immacolata a tutti!