Omelia del Patriarca durante la S. Messa nella chiesetta di S. Maria del Rosario (Parco Scientifico e Tecnologico di Venezia / Vega - Porto Marghera, 21 dicembre 2015)
21-12-2015

Messa nella chiesetta di S. Maria del Rosario

(Parco Scientifico e Tecnologico di Venezia / Vega – Porto Marghera, 21 dicembre 2015)

Omelia del Patriarca mons. Francesco Moraglia

 

 

 

 

 

La basilica di san Marco ha, certo, un grande fascino: l’arte, la storia, la preziosità dei materiali… Ma anche questa chiesa – questa bella chiesa – ha il suo fascino. Entrambe – queste due differenti chiese della Diocesi veneziana – mettono in evidenza aspetti diversi dell’evento cristiano.

Qui siamo portati – come ci diceva all’inizio il parroco fra Gelindo – all’essenzialità e alla semplicità; San Marco è il tripudio che l’uomo vuol dare alla gloria infinita di Dio. Ma sono due aspetti complementari, ed importanti, che vanno tenuti presenti nella fede della comunità cristiana.

Questo piccolo segno francescano, poi, è così consono ai giorni che stiamo vivendo: l’essenzialità e la povertà non come pauperismo e non come ideologia della povertà ma come “riscoperta” dell’uomo e della verità dell’uomo.

L’uomo anche quando è ricco è povero; anche quando è al culmine della sua carriera politica o imprenditoriale è povero. Si tratta, allora, di mantenere desta in noi – nella nostra vita e soprattutto nei momenti più luminosi – questo senso del limite e della creaturalità: abbiamo ricevuto, restituiremo. E allora, anche nei momenti più alti, più ricchi e più produttivi della nostra vita, rimaniamo a misura d’uomo; questo ci rende fratelli gli uni degli altri.

La povertà non è un’ideologia. Con l’ideologia ci eravamo illusi di risolvere tante cose e, invece, le abbiamo sempre più complicate; basterebbe rivedere il secolo “breve”, il secolo delle ideologie, il Novecento.

Ecco la veritas rerum, la verità delle cose, il realismo, il realismo del Natale: Dio entra nella storia e chiede all’uomo di riprendere contatto con se stesso, con le radici, con la verità del suo essere umano.

Questo piccolo luogo di culto si posiziona anche ed è connesso ad una realtà imprenditoriale del nostro territorio ed è proprioun bel segno perche dice che anche l’imprenditoria, anche le energie umane, anche la creatività, anche la capacità di rischio – che sono tutte caratteristiche dell’uomo – ad un certo punto riconoscono – proprio attraverso questo luogo di culto posizionato in tale contesto imprenditoriale – che, alla fine, l’imprenditoria, la creatività e la capacità di rischio hanno un riferimento che va oltre di loro.

E’ un bel messaggio, soprattutto se viene da chi incarna nella sua vita, nella sua quotidianità, tali caratteristiche di cui dicevo prima. E’ il segno di una verità umana imprenditoriale che ci aiuta a rimanere in contatto con lo scopo di una azione, di un’attività umana; non è mai solo quello di “privilegiare qualcuno” ma è sempre quello – nei modi dovuti, nei tempi dovuti e in situazioni non sempre facili – di portare avanti se stessi e gli altri.

Siamo quasi alla vigilia di Natale e, allora, oltre a farci gli auguri per un Natale che sia veramente cristiano e quindi umano, chiediamoci anche come incarnare la logica di Betlemme, la logica di Nazareth, nella nostra vita di tutti i giorni.

Abbiamo appena aperto l’Anno Santo che è anno di conversione, anno di cammino comune, anno di ripensamento della nostra vita, nel quale la nostra vita non è solo ripensata nello spazio religioso e del nostro rapporto con Dio ma anche nel contesto più ampio del nostro vivere quotidiano, a 360°.

Il Vangelo di oggi ci presenta due donne. È un fatto – mi dispiace per gli uomini qui presenti – che, quando Dio deve dar origine e deve inaugurare la pienezza dei tempi, si riferisce alle donne: Elisabetta e Maria. Portano il dono, un dono che viene da Dio ma che è affidato in prima battuta a due donne. Forse c’è un ripensamento da operare nella nostra società e per i nostri modi molte volte così maschili… E certe volte i modi maschili vengono anche assunti dalle donne ed allora veramente è un disastro, è veramente un disastro, perché certi modi maschili già negli uomini sono sgradevoli ma poi, quando sono assunti dalle donne, sono ancora peggio…

La società ha bisogno di riscoprire di più i valori della femminilità; anche noi uomini abbiamo bisogno di riscoprire un modo diverso di intendere le relazioni e soprattutto i valori della vita.

La famiglia, tra l’altro, nasce dal “matrimonio” ed etimologicamente questa parola significa “ufficio/dovere/compito della madre”. Abbiamo tutti da coprire dei vuoti, abbiamo tutti da ricucire dei dati spirituali e culturali senza i quali è difficile riconciliarci con la vita. Uno di questi dati da ricucire e da ricostruire è proprio il rapporto con la femminilità.

Buon Natale a tutti!