Omelia del Patriarca alla Messa del Sacratissimo Cuore di Gesù celebrata nell'ambito della XX Giornata Mondiale della Gioventù (Colonia, 19 agosto 2005)
19-08-2005

XX GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’
Colonia, 16-21 agosto 2005
«Siamo venuti per adorarlo» (Mt 2, 2)

OMELIA DI S.E.R. CARD. ANGELO SCOLA, PATRIARCA DI VENEZIA
Messa del Sacratissimo Cuore di Gesù
Rm 12, 1-2; Sal 103 (102), 1-10; Gv 4, 10-24

Venerdì 19 agosto 2005

1. Nell’incontro con la samaritana è Gesù a prender l’iniziativa: «Dammi da bere!». La prima mossa la fa lui (mentre noi ci aspetteremmo il contrario), sbaragliando ogni previsione, ogni schema pre-costituito. Un buon giudeo si sarebbe tenuto alla larga da un samaritano: ‘Non è dei nostri!’. E anche i discepoli si scandalizzano del fatto che Gesù parli con una donna!
Gesù invece non solo l’avvicina, ma le chiede da bere. Non dimentichiamo che l’acqua per i popoli del deserto era il bene più prezioso. Averla o non averla era questione di vita o di morte. «Dammi da bere». Gesù si coinvolge radicalmente con quella donna, non si limita a chiederle una sigaretta ‘ diremmo noi, trasportando l’episodio ai nostri giorni – perché sa che ogni incontro è un’occasione di crescita per una libertà vera. Ma solo una libertà che si gioca totalmente è credibile e può smuovere la libertà dell’altro.
Egli, esponendosi totalmente, incomincia a rivelarsi, provocando la libertà di quella donna: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice ‘Dammi da bere!’, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva’». Ed ella risponde, dapprima opponendo le proprie ragionevoli obiezioni: «E come fai se non hai niente per attingere! Come è possibile? Pretendi di essere di più del nostro padre Giacobbe?», ma poi, giocando a sua volta tutta la sua persona, fa spazio all’impeto della propria costitutiva esigenza di soddisfazione: «Signore, dammi quest’acqua perché non abbia più sete».

2. Nel dialogo serrato, incalzante tra Gesù e la samaritana emergono poi tutti gli altri fattori di un incontro degno di questo nome, cioè capace di mettere in moto l’io verso il suo compimento (torna il tema del Viaggio dei Magi di questa Giornata Mondiale della Gioventù). Anzitutto fa affrontare la questione della verità («Hai detto bene: ‘Non ho marito’; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito»), che implica sempre il lavoro della conversione. La conversione inizia sempre dal cambiamento del giudizio, come potentemente ci ha richiamato San Paolo nella Prima Lettura: «Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi, rinnovando la vostra mente» (Rm 12, 2).
E nel Santo Evangelo, Giovanni registra tutto il ‘peso’ con cui Gesù, nel dialogo con la samaritana circa il luogo dell’adorazione, marca la questione della verità. «È giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità, perché il Padre cerca tali adoratori». E la verità, come chiarirà inequivocabilmente ancora Gesù rispondendo alla Samaritana, non è un’idea astratta, ma una persona viva e accessibile alla mia libertà. Capace di coinvolgere tutta la mia persona e di compierla: «Sono io che ti parlo» (Gv 4, 26).

3. Adorare è camminare avendo presente qualcuno. In concreto per noi riconoscere la presenza del Padre, attraverso la compagnia di Gesù, suo Figlio prediletto, alla nostra vita. L’adorazione incomincia dall’azione eucaristica della Messa, passa dallo stare davanti alla presenza del Santissimo Sacramento, ma deve giungere all’offerta totale di sé. «Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale» (Rm 12, 1). Gesù nel dialogo con la samaritana, parlando dell’adorare Dio in spirito, ribadisce la stessa cosa, utilizzando quasi la stessa espressione. Come, ancora una volta, ci suggerisce l’esperienza elementare, quando una persona ci sta veramente a cuore noi non ci accontentiamo di qualcosa che lei ci dona; non ci bastano i suoi regali ‘ fossero pure i più preziosi -: vogliamo lei. Quello che l’esperienza elementare ci mostra è solo una pallida analogia di quel che Gesù ha vissuto nell’offerta amorosa e totale di sé sulla croce per amor nostro. Offerta che nel sacrificio eucaristico, ogni giorno e a tutte le latitudini, Egli ripropone ad ogni uomo.

4. Come si fece conoscere (epifania = rivelazione) duemila anni fa ai Magi anche oggi Gesù si fa conoscere a noi. A noi tocca la semplicità di ri-conoscerlo ‘ questo è il senso del verbo bene-dire con cui abbiamo pregato col ritornello del Salmo responsoriale – e di non dimenticarlo (per questo ci è data la compagnia sacramentale della Chiesa). «Benedici il Signore, anima mia. Non dimenticare i suoi benefici». Dio ci si fa conoscere come buono e grande nell’amore. Il Salmo dà conto mirabilmente delle sue azioni: perdona, guarisce, salva.
È il miracolo della gratuità: veramente un altro mondo si affaccia in questo mondo.