Omelia del Patriarca al pellegrinaggio mariano dalla chiesa parrocchiale del Corpus Domini alla chiesa parrocchiale di S. Maria della Pace (Mestre / Bissuola, 5 novembre 2016)
05-11-2016

Pellegrinaggio mariano dalla chiesa parrocchiale del Corpus Domini

alla chiesa parrocchiale di S. Maria della Pace

(Mestre / Bissuola, 5 novembre 2016)

Omelia del Patriarca Francesco Moraglia

 

 

Siamo grati alla liturgia che ci porta, in questo pellegrinaggio del primo sabato del mese, a confrontarci su un tema che, molte volte, noi diamo per scontato: è il tema cruciale dell’uso del denaro.

E vorrei che ciascuno di noi si sentisse chiamato in causa, perché c’è il rischio di dire: io non sono poi così ricco, il problema dell’uso del denaro non mi riguarda… Io penso, invece, che anche ad esempio un seminarista, che vive del sostegno della famiglia e non ha un’indipendenza economica, deve sentirsi interpellato dalla pagina del Vangelo che abbiamo appena ascoltato (Lc 16, 9-15).

L’evangelista mette sulle labbra di Gesù una parabola in cui si parla del denaro disonesto e, anche qui, ognuno potrebbe dire: ma no, io sono sempre stato attento e non ho mai preso ciò che non mi competeva…

In realtà, il denaro è disonesto non solo se lo abbiamo acquisito in modo non onesto, ma per almeno due motivi: prima di tutto perché possedere il denaro vuol dire credersi autosufficienti, indipendenti; e, se poi possediamo un po’ più di denaro degli altri, siamo tentati perfino di sentirci un po’ al di sopra degli altri. Anche il denaro guadagnato onestamente rischia, quindi, di creare in noi un complesso di autosufficienza, di autonomia e di superiorità che ci fa dire: io ce la faccio. Sì, la disonestà viene dal fatto che il denaro ci tenta all’autosufficienza e ci fa dire: non ho bisogno.

C’è però, anche un altro modo che rende il denaro disonesto ed è il fatto che il denaro ci mente, ci dice una menzogna: guarda che tu ce la puoi fare…

In realtà, la salvezza del cristiano non è il benessere economico; la salvezza per il cristiano è un’altra cosa, sta su un altro piano ed allora il denaro ma – si può allargare il discorso – anche il potere (nelle sue tante sfaccettature, non solo il potere politico…) ci può mettere l’idea che noi, risolti questi ambiti di vita terrena, non abbiamo bisogno di altro.

La salvezza del cristiano, invece, sta nel trattare le realtà penultime e quotidiane – le realtà che affrontiamo ogni giorno – non come un punto di arrivo ma come il segno di  qualcosa che viene dopo. Non c’è, allora, nulla di più vero di questa frase: noi, uscendo da questo mondo, non portiamo dietro nulla. Ma non c’è neanche nulla di più falso di questa frase perché, in realtà, noi usciamo da questo mondo portando dietro tutto quello che abbiamo fatto e non abbiamo fatto. In un certo senso lasciamo tutto, in un altro senso portiamo la nostra storia, le nostre scelte; noi ci costruiamo adesso l’eternità.

Ecco perché il denaro – che ci dà l’illusione di essere autosufficienti e di non dipendere da nessuno -, anche quando l’abbiamo acquisito onestamente è disonesto perché ci mente, ci illude, ci indica una strada sbagliata.

Vorrei allora che. uscendo da questa chiesa oggi, in questo pellegrinaggio mariano, tutti – anche il pensionato – si interrogassero sul denaro. Dobbiamo certo chiedere al Signore di avere tutto il necessario, di arrivare alla fine del mese, di avere il lavoro e che i nostri figli, i nostri nipoti, abbiano il lavoro… però il cristiano – anche se non è un capitalista e anche se non è un banchiere o un industriale, anche se non appartiene alla finanza internazionale – si deve  interrogare sull’uso del denaro.

Ecco perché il Vangelo dice: attenzione, chi è fedele nel poco lo sarà nel molto. Ricordate anche l’episodio di Gesù (Lc 21, 1-4) che guarda chi pone le offerte nel tesoro del tempio; ad un certo punto arriva una povera vedova, mette due spiccioli e il Signore dice: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere» (Lc 21, 3-4). L’avere poco denaro non ci esonera dall’interrogarci su come lo usiamo cristianamente.

E’ un tema che dobbiamo mettere nella nostra vita spirituale per essere più sereni e per leggere in modo differente i capitolo 5, 6 e 7 del Vangelo secondo Matteo: «Guardate gli uccelli del cielo… Osservate come crescono i gigli del campo» (Lc 6, 26.28)

Il cristiano non è un “socialista”; è qualcosa di diverso. E il rapporto con il denaro è fondamentale sia che nelle nostre mani passino tanti soldi, sia che ne passino pochi. Chi è fedele nel poco, lo sarà nel molto: è la vera ricchezza.

Desidero, infine, ringraziare don Sandro e la sua comunità per l’accoglienza, don Mauro per la bella introduzione che ha fatto all’inizio del pellegrinaggio e don Liviano per averci accolto qui adesso.

Questo è il pellegrinaggio del mese di novembre: ricordiamo, quindi, i nostri cari defunti.

E vi lascio con questo pensiero. Maria è sempre presente dove c’è da salvare l’umanità: al momento dell’incarnazione a Nazareth, al momento della nascita di Gesù a Betlemme, durante la vita pubblica di Gesù, davanti alla Croce che è il luogo della salvezza, il giorno della Pentecoste quando prega con i discepoli in attesa del dono dello Spirito Santo… Maria è presente anche nel Purgatorio: prega, intercede, ottiene.

Chiediamo, allora, alla Vergine Santissima che, in questo mese di novembre, renda le nostre preghiere per i nostri defunti più vere, più autenticamente evangeliche e quindi più capaci di ottenere la grazia della salvezza per i nostri fratelli.