Omelia del Patriarca ai funerali di S. E. Mons. Paolo Magnani (Cattedrale di Treviso, 11 novembre 2023)
11-11-2023

Funerali di S. E. Mons. Paolo Magnani

(Cattedrale di Treviso, 11 novembre 2023)

 Omelia del Patriarca di Venezia e Presidente della Conferenza Episcopale Triveneto Francesco Moraglia

 

 

Mi unisco alle parole di saluto del vescovo Michele. Ricordo in modo particolare la Chiesa che è in Lodi e la Chiesa che è in Pavia, con il vescovo Maurizio e con il vescovo Corrado.

Saluto i confratelli vescovi, ma soprattutto voi, l’assemblea, e in modo tutto particolare i familiari. Siamo qui, come ha detto il vescovo Michele, per dare l’ultimo saluto terreno al vescovo Paolo.

La sua vita fu benedetta dal Signore anche col dono della longevità: 96 anni, di cui 72 vissuti nel ministero sacerdotale; nel 1977, poi, l’ordinazione a vescovo per la Chiesa che è in Lodi e, nel 1988, il trasferimento alla Chiesa che è in Treviso.

Abbiamo appena ascoltato le Beatitudini (cfr. Mt 5,1-12a) che il Vescovo Paolo, in un suo scritto, in cui raccoglie le riflessioni in occasione del 70esimo anniversario di sacerdozio, tratta in questo modo: [Le Beatitudini sono] tra tutte le parole della Scrittura (…) forse le più attuali e provocatorie. Con esse è l’intero Vangelo che ci giudica, che ci rivela il nostro peccato, la nostra poca fede. Sono soprattutto le Beatitudini a giudicare la Chiesa per ricordare ad essa ogni giorno ciò che deve essere, Chiesa di Gesù Cristo chiamata ad una attenta vigilanza per non lasciarsi contaminare dalle ideologie e dalle mode cangianti di una mentalità mondana e terrestre” (Paolo Magnani, I frutti della vecchiaia, Editrice San Liberale, pag. 206).

Anche noi lasciamoci, allora, interrogare dal Vangelo delle Beatitudini, ponendoci – come diceva il vescovo Paolo – sotto la Parola di Dio perché trasformi e rinnovi comportamenti e stili delle persone e delle nostre comunità.

Come ci ha ricordato la prima lettura, tratta dall’epistola agli Ebrei (Eb 4,12-16), “…la Parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore” 4,12).

Le Beatitudini costituiscono il codice della santità cristiana e proprio il confronto con esse ci pone innanzi alla necessità di una vera conversione personale e comunitaria; esse segnano davvero il tempo e l’eternità e ci aiutano in vista di un reale discernimento – siamo in tempo di Cammino sinodale – circa le priorità e le attività pastorali a cui devono guardare le nostre Chiese, a partire da Gesù Cristo, l’unico essenziale.

Le Beatitudini ci collocano nel cuore dell’esistenza di ogni giorno – il “già” della storia – chiedendoci, però, di tenere lo sguardo al futuro – il “non ancora” – che ci sta dinanzi, ed è già presente l’incontro con Dio.

Le Beatitudini, inoltre, ci ricordano che tutto nasce dal cuore dell’uomo, dal nostro cuore, dal quale prendono forma i pensieri, i linguaggi, le scelte, le azioni.

Mons. Paolo Magnani, nelle Chiese in cui ha esercitato ministeri differenti, ha lasciato la bella testimonianza di una fede robusta, cresciuta inizialmente in ambito familiare – era originario di Pieve Porto Morone (diocesi di Pavia) –; la sua fede è cresciuta e si è rafforzata, poi, con la formazione ricevuta in Seminario, con gli studi teologici e con l’esercizio del ministero.

La sua fede si caratterizzava anche per l’intelligentia (l’intelligenza fidei). Sì, fede e ragione costituivano, in lui, un binomio ben articolato, sorretto da solide basi teologiche maturate anche durante gli anni di studio presso l’Università Gregoriana a Roma e in quelli dell’insegnamento. Curò con passione sia la formazione dei sacerdoti, in Seminario, sia la formazione culturale e spirituale dei laici.

Il vescovo Paolo ha esercitato, poi, in modo pieno, il “munus docendi”, che ritroviamo, specialmente, nelle sue lettere pastorali e nella sua predicazione; particolare sensibilità ebbe nei confronti della liturgia, curando la dignità delle celebrazioni e sottolineando il significato ecclesiologico della chiesa, della chiesa cattedrale, del ministero del vescovo.

Soprattutto chi ha collaborato con lui, più da vicino, ha potuto riconoscere un’attenzione e, forse, una passione per l’arte del governo nella Chiesa, e ciò anche grazie all’esempio ricevuto da altri vescovi da cui ebbe modo di imparare, come diceva lui stesso, citando il cardinale Antonio Poma.

Sapeva muoversi con le doti necessarie che s’esprimono in termini di prudenza, di saggezza, ma nello stesso tempo, poi, con capacità di arrivare ad una decisione; aveva la dote di conoscere bene le persone.

Mons. Magnani riservava attenzione nei confronti della storia, con una vera capacità di lettura “sapienziale” degli eventi, andando al di là della semplice cronaca, secondo uno sguardo e un orizzonte più ampi e profondi rispetto ai fatti e all’agire degli uomini. Tutto ciò si doveva a uno sguardo di fede, ad una intelligenza agile e ad un cuore ricco di umanità, perché natura e grazia insieme offrono lo sguardo pieno sulla verità dell’uomo.

Aveva anche sensibilità d’animo che, però, in pubblico non esibiva; soffriva, in particolar modo, per coloro che attraversavano momenti difficili.

Vescovo di Lodi dal 1977 al 1988, giunse a Treviso e guidò la diocesi per 15 anni; poi vi rimase, come vescovo emerito, per 20 anni fino agli ultimi giorni (lo ricordo poco più di un mese fa qui in cattedrale). Anche da emerito ha continuato a partecipare in modo significativo alla vita della Chiesa, sostenendola con la preghiera, con lo studio e le buone relazioni. La sua paternità, quindi, non è venuta meno, partecipando – fino a quando le forze glielo concessero – ai funerali dei sacerdoti, come segno di comunione e di partecipazione ecclesiale.

Ricordiamo le parole di gratitudine che mons. Magnani pronunciò, in questa cattedrale, un paio di anni fa in occasione del suo 70esimo anniversario di ordinazione sacerdotale e che bene esprimono la sua persona e la sua storia: “Sono qui, come sono, per grazia di Dio. E sono quello che anche voi avete fatto di me in questi anni vissuti in mezzo a voi. Siete voi che mi avete strutturato”. Infine si definì “un vescovo di famiglia, di parrocchia, di paese, di diocesi, di Chiesa”.

Alla Chiesa che è in Treviso, al vescovo Michele, alla diocesi di Pavia, al vescovo Corrado, alla diocesi di Lodi, al vescovo Maurizio, che in tempi differenti hanno beneficiato del servizio ecclesiale di mons. Paolo Magnani, a quanti lo hanno accudito con particolare cura filiale – un grazie particolare a don Bernardo per quello che ha fatto per lui – la vicinanza cristiana che è certezza nella risurrezione, certezza della Pasqua di Cristo.

Affidiamo il vescovo Paolo alla misericordia del Signore Risorto, e lo facciamo attraverso l’intercessione di Maria Santissima: sono ancora parole di mons. Magnani – “le Beatitudini trovano un loro riflesso particolarmente significativo ed originale in lei, la Madre del Signore” (Paolo Magnani, I frutti della vecchiaia, Editrice San Liberale, pag. 205).

 

Le Chiese di Dio che sono in Pavia, in Lodi e in Treviso ricorderanno certamente all’altare del Signore chi per loro, in Cristo, ha cercato di essere fratello e padre.